PIAZZA D’ARMI, DEGRADO INARRESTABILE SENZA CONTROLLO

Piazza della Resistenza a Pistoia
Piazza della Resistenza a Pistoia

PISTOIA. Ho seguito le vicende del giardino di piazza d’Armi sin da quando venne realizzato. Con gli scarsi mezzi di allora e le piante cosiddette di ‘scarto’ dei vivai dell’epoca si riuscì ad ottenere un parco verde provvisto di aiuole fiorite, dominate dalle rose, che campeggiavano ai lati del viale centrale in spazi opportunamente delimitati.

Fontana, area centrale, provvista di panchine in cemento lungo tutto il perimetro, per i giochi dei bimbi e vasca erano già disposti come lo sono ora fatta salva l’occupazione della zona destinata ai giochi da parte di un locale adibito oggi a pizzeria. Dell’illuminazione di allora, ben più solida, elegante ed efficace dell’attuale, rimane qualche lampione isolato.

Forse negli anni Cinquanta c’erano meno commissioni, architetti e tutele ambientali ma di sicuro esisteva una manutenzione più continua, qualificata ed efficiente. In sessant’anni di vita si è assistito al degrado progressivo e inesorabile del giardino che non va attribuito solo alle condizioni atmosferiche e al passare del tempo, come recita il manifesto pomposo situato all’ingresso del parco. In esso si cerca di giustificare l’abbattimento delle numerose piante senza prendere in considerazione l’aspetto più evidente e determinante ossia l’assenza di controllo e conseguente qualificato mantenimento, ridotto, da tempo, all’essenziale.

Mura crollate a Pistoia
Mura crollate a Pistoia

Se si osserva la città storica, a cominciare da quelle mura che vengono citate più volte nel manifesto in questione come un bene da mostrare e conservare, non mi pare si sia fatto nulla per impedirne un sostanzioso crollo né, sembra, si stia facendo niente per provvedere ai danni del ‘tempo’ e dell’ ‘atmosfera’. Le piante come gli edifici e le altre opere urbane tramandateci dagli antenati avevano la funzione di durare nel tempo ma non la pretesa di durare in eterno come invece mostra di credere l’uomo moderno almeno a giudicare dal suo comportamento.

Chi ci ha consegnato, per esempio, il viale Arcadia lo aveva strutturato in modo da poterne percorre, a piedi, i vialetti laterali anche in caso di pioggia. Provate, anche in occasione di una modesta precipitazione a transitare lungo il viale. Ovunque fango e acqua stagnante che vi costringeranno a camminare nella strada col rischio di essere investiti. Evidentemente chi studiò il nuovo assetto o era un incompetente oppure fidava troppo in una attenta e frequente pulizia dei tombini per lo scarico dell’acqua piovana, perennemente intasati.

La piazza e il viale della stazione, quello che si apre a prima vista dinanzi agli occhi dei viaggiatori e che conduce al centro cittadino, versa in una condizione a dir poco indecente e pericolosa per i pedoni date le buche numerose del marciapiede, le piccole ‘aiole’ sconnesse e l’illuminazione del tutto insufficiente. A ciò si aggiunga la vista indecorosa delle piante poste a dimora lungo la via, pessime, nell’aspetto, con le foglie, orribili senza. Non sembrano degne di quella che viene definita troppo sbrigativamente la capitale europea del verde.

Il viottolo del Viale Arcadia
Il viottolo del Viale Arcadia

Ci sono città che acquistano piante da noi e che hanno il loro centro e le aree limitrofe contornate di latifoglie di grosse dimensioni che forniscono al cittadino e ai visitatori il senso del fresco, della natura e dell’abbondanza. Se vi trovate a passeggio sulla piazza della Sala osservate il numero elevato delle fogne intasate sino all’orlo che supera abbondantemente il 50%. Nessuno invoca la loro pulizia ma tutti siamo pronti ad attribuire alle ‘bombe d’acqua’ i frequenti e abbondanti ristagni.

Chi ha la mia età può sostenere facilmente quanto appena asserito venendo da un epoca, non troppo lontana, nella quale le amministrazioni che si sono susseguite, pur mantenendo la stessa ideologia politica, mostravano decisamente una maggior attenzione e uno zelo puntiglioso e assai più significativo di quanto accade oggi nel mantenimento di quello che c’era.

Ci sono oggi più commissioni, gruppi di studio, consulenze esterne, tavole rotonde di pseudoesperti, tutele di ogni genere, organismi di verifica e controllo di quanti ce ne fossero una volta ma francamente non se ne vedono né se ne godono apprezzabili benefici che appaiono ancora più modesti in rapporto ai costi che tutto questo apparato comporta.

[*] – Cittadino, ospite

Print Friendly, PDF & Email