PISTOIA. È più che legittimo e naturale dissentire, ci mancherebbe, magari farlo anche con argomenti validi, credibili e concreti sarebbe, oltre che legittimo, anche più logico, comprensibile e accettabile da chi la pensa diversamente (vedi Lettera al neo sindaco. «Come la mettiamo con la devastazione di piazza del Duomo?» – n.d.r.).
Invece no, luoghi comuni stantii, che sostengono a capo basso senza approfondire utilizzando, se possibile, il raziocinio, scelte difficili da non contestare. Io farei parte di quella schiera di incontentabili che ama la propria città e ciò che la rappresenta in Italia e nel mondo ovvero il suo patrimonio artistico e architettonico di primaria grandezza.
Incontentabile al punto da difendere insieme alla piazza del Duomo, per esempio, il Leoncino di piazza della Sala massacrato in tutti i modi da incuria e ignoranza ampiamente palesata senza alcun pudore come se coloro che vengono a fotografarlo dal Giappone fossero altri sconsiderati perditempo.
E la nota di simili scempi, potrebbe continuare a lungo. Manifestazioni come quella del Blues, che non metto in discussione dal punto di vista artistico, sarebbero dirottate, da altre città della stessa valenza e struttura storica, in giardini, piazze periferiche o negli stadi ovvero in un’area già attrezzata sia per l’accoglienza degli spettatori che per i loro bisogni corporali.
In questo modo, oltre ad evitare la indecorosa processione di wc da cantiere edile sparsi ovunque, anche in prossimità dei tavoli di qualche ristorante, si impedirebbe ai ciclopici camion, ultrapesanti di continuare a dissestare il selciato di una piazza delicata e il suolo sottostante destinato, alla lunga a cedere.
Si aggiungano le ‘capanne’ ove si frigge e si beve di tutto a ridosso del campanile, del Duomo e dei suoi fregi robbiani. In piazza del Campo o in quella della Signoria non si potrebbe nemmeno ipotizzare una cosa del genere.
Provate a pensare al Palazzo Vecchio con appeso un cartello che recita ‘cannoli siciliani’, una specialità indiscussa ma da valutare nella giusta cornice.
Evidentemente a Siena e Firenze non comprendono o sottovalutano il rapporto costi-benefici di simili manifestazioni che vengono permesse, certamente, ma in luoghi ben diversi dal nucleo artistico più importante.
La nostra piazza principale ha assunto la funzione deprimente di una piazza paesana dove, essendo l’unico spazio aperto è anche logico concentrarvi ogni tipo di manifestazione. Ma qui non siamo in un paese di periferia ma in un centro fragile per la sua età e per ciò che rappresenta e che quindi richiede, obbligatoriamente, una tutela speciale.
Sorvolo sui decibel dispersi senza economia durante le serate musicali che certamente non giovano a strutture tanto antiche. In più, a tutto questo quadro di per sé già sufficiente a sostenere le mie teorie se ne deve aggiungere un altro, la sicurezza.
Concentrare in un centro storico tanto angusto una moltitudine di gente tra cucine improvvisate tutte provviste di bombole di gas, banchi e banchetti più o meno autorizzati potrebbe rappresentare un rischio in caso di incidenti fortuiti o di gesti sconsiderati che qualche imbecille potrebbe avere in mente di fare?
Ho circolato in queste occasioni nel centro spostandomi a fatica chiedendomi e chiedendo alle forze dell’ordine impegnate come si intendesse far defluire da un centro angusto e tortuoso tanta folla in caso di necessità. Non ho mai avuto risposte dettagliate e persuasive di effettivi piani per una emergenza la cui validità spero non sia mai messa alla prova.
A tutto questo c’è almeno un ritorno di immagine che giustifichi i rischi che ogni volta corriamo e i danni all’arredo urbano che tutti gli anni si aggiungono a quelli dell’anno prima? Non si va oltre le riprese di Tv Libera Pistoia, un canale che già in Valdinievole vedono in pochi e comunque nemmeno di livello regionale.
Un po’ modesto come ritorno che appare ancora più insignificante se si confronta con quanto accade in città vicine più o meno del nostro stesso rango. Verificate i loro programmi e la risonanza che questi hanno non solo sul territorio nazionale.
Per ciò che riguarda l’invito fattomi da una signora o signorina a rilassarmi facendo l’amore posso rassicurarla sin d’ora che questo meccanismo, cui ricorro con frequenza, è una mia corrente abitudine ma ciò nonostante distinguo benissimo l’attività sessuale, condotta senza economia, da quella cerebrale che suddivide in maniera netta coloro che pensano e trombano da coloro che trombano e basta.
Perdonate il linguaggio pecoreccio ma credo sia l’unico che possa impedire fraintendimenti quando si ha a che fare con determinati interlocutori.
Fiore Di Monozzo