PISTOIA. Questa nostra considerazione nasce dalla realtà vissuta in questi giorni ai Pronto Soccorso della nostra provincia (Pistoia e Pescia) sia dagli utenti sia dai dipendenti impegnati in queste strutture.
Abbiamo assistito (non solo in questi ultimi giorni) ad una serie di “giornate di fuoco” che hanno messo a durissima prova il sistema a causa di un aumento di utenti, nonostante non sia ancora giunto il “picco influenzale”.
Nessuno si deve nascondere dietro ai tecnicismi eludendo i veri problemi: chiunque in questi giorni ha notato persone in barella, sedute in poltrone o seggiole a ruote, o sistemate dove era possibile. Tutti in attesa di essere visitati, di un posto letto per una prima osservazione o per essere ricoverati.
Ci sono persone che hanno passato l’intera notte in queste condizioni, spesso con scarso servizio alberghiero e accompagnati dai parenti che, aspettando qualche notizia, affollavano le sale di attesa o, addirittura, aspettavano fuori dagli ospedali.
Una vera emergenza che ha visto dimissioni “rapide” dai reparti per liberare posti letto, oppure attese anche di 4 ore per una visita in codice giallo o addirittura di 7 ore per un codice verde. In alcuni casi è stato deciso, per attenuare l’emergenza, di procedere a ricoveri in altri ospedali fuori dalla nostra provincia. Non solo, ma si è fatto occupare le degenze chirurgiche da pazienti con patologie mediche con il conseguente slittamento degli interventi operatori (una delle situazioni che fanno aumentare le liste di attesa).
A Pistoia in una precaria condizione di dotazione organica – vista la mancanza di almeno 5 operatori socio sanitari e almeno 3 infermieri – si è provveduto a “dirottare verso il pronto soccorso” operatori da altri reparti, creando così problemi in più situazioni. In entrambi i presidi ospedalieri (Pistoia e Pescia) gli operatori hanno cercato di fare il massimo per rispondere ai bisogni dei cittadini ma con grande difficoltà nel dare le risposte più appropriate e di garantire infine il rispetto della privacy.
Questa situazione, che non è la prima volta che denunciamo, dovrebbe portare i vertici aziendali ad un’unica riflessione: deve essere rivisto il sistema “Pronto Soccorso” a partire dagli accessi, alle dotazioni organiche, ai posti letto e alle risposte che dovrebbero dare sia i medici di famiglia che il “territorio” .
È sul “territorio” che deve essere fatto il maggiore investimento possibile anche perché fino ad oggi non riesce ad intercettare i bisogni della popolazione, più spesso quella anziana che con patologie croniche e in particolari condizioni si rivolge al Pronto Soccorso in assenza di una rete di servizi territoriali adeguata.
In quest’ottica da molto tempo attendiamo risposte concrete sull’organizzazione generale dei servizi territoriali in primo, ma non solo, con l’apertura dei posti letto di continuità assistenziale.
Ora, dopo molte promesse, vorremmo vedere i fatti.
[brachi – cgil pistoia]