
PISTOIA. La bella lettera n. 8.
“Che lingua fa?” È il titolo dell’ultimo numero di “Nuovi Argomenti” (gennaio-marzo 2016), la rivista fondata nel 53 da Carocci e Moravia e oggi diretta dalla Maraini.
Le “nuove questioni linguistiche” sono trattate da Giuseppe Antonelli alle pagine 32-33: era il titolo di un intervento di Pier Paolo Pasolini nel quale teorizzava la nascita di un italiano “tecnologico” modellato e alimentato non più dai letterati, ma dai protagonisti dell’economia neocapitalistica e irradiato non più sull’asse Roma-Firenze, ma dall’asse industrializzato Torino-Milano.
Il risultato: la trasformazione della lingua letteraria in un’anonima lingua media e alla scomparsa dei dialetti, legati a un mondo rurale in via di estinzione.
“Che lingua fa” oggi in Italia?
Quali sono le nuove questioni linguistiche?
Sono le vecchie questioni e i vecchi atteggiamenti che si rinnovano. Gli intellettuali di fine Novecento odiavano “l’italiano orrendo della televisione”, come denunciava Pasolini nel 1975. Da vent’anni a questa parte l’odio viene rivolto ai “nuovi media”: internet e telefonini, chat e blog, e-mail e social network vengono additati come responsabili delle peggiori nefandezze linguistiche.
È il nuovo mainstream: lo storytelling al tempo dei social network, l’editing nell’universo di internet. E intanto si continua a fare un gran parlare dell’influenza dell’inglese sull’italiano. E nel frattempo un tedesco, Mark Spitzer, ha scritto il libro: “Demenza digitale”.
Politica, narrativa, poesia, editoria, traduzione, dialetti, altre lingue, nuovi media.
Che lingua fa? È una domanda, presa a prestito dalla meteorologia, rivolta appunto a chi crea – a chi fa – quella lingua che spesso leggiamo nei libri.
Ma esiste ancora una lingua letteraria?
E qual è la questione linguistica centrale nell’Italia di oggi?
In quale direzione evolverà l’italiano dei prossimi decenni?
Il tema centrale resta però l’insegnamento dell’italiano nella scuola e cioè l’educazione linguistica intesa anche come una forma di educazione civica.
Per un diritto di cittadinanza consapevole.
“Che lingua fa” Nuovi Argomenti gennaio-marzo 2016, è un altro dei testi adottati dalla Scuola popolare di Pistoia.
Gianpiero Ballotti
Associazione Amici di Groppoli