PISTOIA. Il consiglio comunale ha approvato la realizzazione del nuovo punto vendita Esselunga Spa – non avrebbe potuto essere altrimenti, fatto sta che con voto quasi unanime si è dato il via al nuovo centro commerciale nella parte sud della città.
A finire con l’approvazione suddetta, il filo tematico di ieri è stata l’impresa, la libertà d’impresa e il rapporto tra libera impresa e consumismo.
Aveva iniziato il consigliere Andrea Betti, capogruppo di Spirito (sempre più) Libero, che ha presentato due interpellanze.
La prima, dal suggestivo titolo “ricordati di santificare le feste”, promoveva le domeniche libere dal lavoro e impegnava il Sindaco e la Giunta a chiedere ai parlamentari pistoiesi di farsi promotori d’iniziative per sollecitare l’approvazione del progetto di legge, per la modifica della legge nazionale, che determini la chiusura nelle giornate festive, laiche e religiose.
Negli interventi dei vari rappresentanti si è colta una generale approvazione a questo approccio.
I consiglieri hanno fatto proprie le motivazioni portate da Betti, cioè hanno convenuto che tutti i lavoratori hanno diritto alla domenica e alle festività canoniche libere, da trascorrere con la famiglia, invece che dedicarsi al consumismo e ai “gigli” o ai “panorama” a seconda dei casi, a scapito di coinvolgenti eventi culturali o della messa o dell’intimità della casa. Sembra inoltre che le aperture indiscriminate non abbiano prodotto nessun incremento nelle vendite. Magari in questo caso non è da sottostimare l’effetto della crisi economica che ci stringe dal 2008…
Da parte nostra non abbiamo la certezza che tornare a limitare le scelte aziendali degli imprenditori sia del tutto auspicabile. L’impresa o è libera o non lo è. Non si tratta di liberismo sfrenato ma piuttosto di impostazione del lavoro secondo le logiche di chi corre il rischio d’impresa e se non sa qual è il suo tornaconto deve cambiare mestiere.
Se si dice che la grande distribuzione ha spalle più robuste e che con le sue aperture costringe anche i piccoli a fare sforzi insostenibili, si semplifica troppo perché chi va a fare acquisti in centro non vuole andare al centro commerciale e viceversa; e quindi se i negozi sono aperti, chi vuole fare acquisti si distribuisce tra le varie offerte.
E i lavoratori dipendenti devono necessariamente subire le regole aziendali? Se sono rispettati i loro diritti compreso il giorno di riposo, non è detto che quello debba essere necessariamente la domenica.
Sempre secondo il nostro modesto parere, che prende le mosse dal fatto che il mondo gira veloce, se i turisti all’ora di pranzo non trovano niente di aperto per sedersi a mangiare, se ne vanno altrove e i giorni liberi rischiano di diventare ben più di uno a settimana.
Quanto alla nuova grande Esselunga di prossima realizzazione, sarà davvero causa della chiusura di tanti piccoli esercizi commerciali o non sarà invece che i piccoli negozi hanno già chiuso da un pezzo e la nuova struttura può offrire nuove occasioni di lavoro diretto e indotto e magari ampliare l’offerta di qualche prodotto per il quale ad oggi dobbiamo spostarci nelle città vicine?
Altri importanti temi sono stati affrontati tra cui quello oggetto della seconda interpellanza del consigliere Betti: il parcheggio del San Iacopo, ingiustificatamente free per i dipendenti e quello a pagamento per tutti gli altri, mentre i vigilini sparano multe come se piovesse (19 in un giorno, contro le 12 di tutto l’anno passato…) a chi si avventuri a lasciare la macchina fuori dal recinto.
La richiesta, poi, di aiuto portata dal consigliere Patanè per assistere chi vive ai margini e la notte si ammucchia a dormire tra la stazione e i capannoni dismessi delle officine Martinelli nel più disperato degrado…
Non mancheremo di riparlarne.
Buona sera Paola…la mia riflessione è la seguente. Personalmente evito accuratamente i centri commerciali la domenica: preferisco una passeggiata con cane e familiari se bel tempo, un buon libro e un the o dei giochi coi figli se brutto tempo e comunque due chiacchere con loro, mia moglie e qualche vicino. In ogni caso mai a guardare tristemente le solite vetrine tutte uguali e magari senza i soldi necessari a comprare nulla…
Entra poi in gioco anche la considerazione che siccome io, salvo eccezioni, non gradisco lavorare la domenica non mi piace il pensiero che altri lo debbano fare (a meno che non siano lavoratori di settori che non possono fermarsi, tipo sanità e forze dell’ordine). A tale proposito porto qui due visioni opposte di cosa s’intende per progresso e civiltà:
– A Bergamo c’è uno dei centri commerciali più grandi d’Europa, l’Orio Center (fate conto 4 volte i Gigli e su due piani ma lo stanno ingrandendo ancora). E’ di fronte all’areoporto con il quale l’hanno collegato tramite sottopasso: arrivano da Londra voli low cost di inglesi che entrano la mattina, si riempiono di vestiario e ripartono la sera senza aver visto niente della città. Inoltre siccome le aperture di notte fanno “figo”, hanno costretto commesse madri di famiglia a turni assurdi, anche doppi e spezzati, tipo la notte e poi qualche ora tra fine mattina e pomeriggio e poi di nuovo notte. Chiudono solo il giorno di Natale. Potete immaginare gli effetti devastanti sulla vita familiare. Infatti abbiamo una delle più basse natalità del mondo…
– La Svezia…che non mi sembrano dei pezzenti e neppure gente che pensa di poter fare a meno di un’economia solida….stà da tempo sperimentando l’orario lavorativo di 30 ore settimanali, 6 ore al giorno da lunedì a venerdì. Naturalmente a parità di stipendio rispetto alle 8 ore. I risultati sono ottimi, sia in termini di produttività, che è aumentata, sia di minore richiesta di servizi e costi per lo stato (asili e quanto), sia di qualità della vita, e sorprendentemente le stesse aziende sono soddisfatte. Questo sistema è costoso, ma presuppone che aumentino i lavoratori impiegati e questo ripaga lo Stato, che dai contributi in più ottiene i soldi per sgravare le aziende dal costo della riforma. Ovviamente il tutto presuppone che non si rubi, o si rubi poco. Lì è così.
Buona serata!
Il punto è non irrigidire il sistema. Credo che chi fa impresa sia in grado di concordare con i suoi omologhi qual è la migliore strategia nei relativi territori, periodi etc.
La legge che impone la chiusura, a mio parere, non tiene conto delle diverse esigenze.
In conclusione se un commerciante, a tenere aperto la domenica ci rimette tiene chiuso. Anche la la riduzione di orario a parità di retribuzione può essere frutto solo di circostanze particolari che le associazioni di categoria devono valutare. Non il legislatore, credo.
Buon giorno Paola: in parte concordo, a patto che il “concordare” di chi fa impresa, comprenda i lavoratori interessati. Se cioè l’impegno è su base volontaria è un conto. Altrimenti è solo un prendere o lasciare. Dove il lasciare è predere prima o dopo il lavoro.
Di fondo ovviamente c’è una considerazione che non avevo esposto ieri ma che è la vera questione di fondo: perchè, la grande distribuzione, pur in periodo di crisi sente l’esigenza di dover tenere aperto i festivi? La risposta per me (ma è solo un mio personalissimo punto di vist a) è: perchè la maggior parte delle persone, delle considerazioni che ho scritto ieri non gliene può fregar di meno. La gente non vuole più, se mai l’ha voluto, starsene infamiglia o a passeggiare…la gente vuole andare a guardare le vetrine…la moglie che guarda le scarpe, il marito il pc e i figli a strillare che vogliono ogni cosa. Sarebbe interessante andare a vedere con cosa escono realmente le famiglie da Panorama la domenica…cosa hanno davvero comprato. Quindi mi pare ovvio che se questo è l’andazzo le aziende vogliono stare aperto: più che incrementare il fatturato però mi sembra che con questo cerchino di levarne ai concorrenti…il portafoglio è sempre quello e dubito che ci siano incrementi di vendite a fine mese…anzi, ne sono sicuro, dato che anche qui le statistiche perlano chiaro. In questi anni anche la grande distribuzione ha nevigato tra cali e andamenti piatti. Comunque e chiudo, mi ripeto…la cosa secondo me andrebbe vista pensando a quale è il concetto di civiltà a cui vogliamo riferirci e a quale futuro immaginiamo per i nostri figli. Pensi che ormai l’Orio center ha sostituito l’oratorio o altre forme, come luogo d’aggregazione giovanile.
Buona giornata!