PISTOIA. Una domanda che non è mai stata posta ma che, a mio parere, può risultare interessante è: ma i migranti clandestini (o richiedenti asilo, chiamateli come diavolo volete) devono starci simpatici per forza?
Cioè io italiano che lavoro, studio, pago tasse, pago un affitto o un mutuo, pago delle bollette, mando i miei figli a scuola, contribuendo così allo sviluppo sociale e culturale della mia nazione, devo accogliere chiunque col sorriso sulle labbra o posso avere qualcosa da ridire?
Il concetto è semplice. Assistiamo nel caso dei migranti (come in molti altri casi, tipo quello degli omosessuali e della rivendicazioni da parte loro di ogni diritto) alla dittatura spietata del pensiero unico, conformista e politicamente corretto, che strappa applausi e lacrime di commozione. Chiunque si azzardi ad andare contro corrente o è scemo, oppure è un razzista.
Salvini a Bologna non è tollerato, viene preso a sassate e il suo libro ridotto a brandelli davanti alle telecamere. E tutto tace. Mentre noi tutti siamo obbligati a tollerare questa immigrazione incontrollata, il fiume di persone che ci sta sostanzialmente invadendo e i costi esorbitanti che noi siamo poi obbligati a sostenere per mantenerli.
Numerose sono le iniziative (soprattutto scolastiche) che mirano a presentare l’immigrazione che stiamo subendo come un evento positivo, indiscutibilmente bello e auspicabile, senza lasciare spazio a dubbi che lecitamente possono e devono sorgere.
È il caso di dire, con tanti saluti al politically correct, che questo tipo di immigrazione è un disastro, e che i clandestini non devono starci per forza simpatici.
Lorenzo Zuppini