PISTOIA. Le considerazioni di un nostro lettore sulle “opere d’arte” in città.
La ricollocazione di un’opera d’arte non è cosa di poco conto: deve avvenire con giudizio, etica e professionalità, caratteristiche che sono sempre mancate agli amministratori della nostra Pistoia.
Si discute sulla bruttezza, si discute sull’incompatibilità dell’opera nel suo contesto, ma perchè?
Rabbrivisco alla frase “tutti i pistoiesi odiano quella scultura”, semplicemente perchè alla maggior parte dei pistoiesi non importa assolutamente nulla di ciò che sta davanti o dietro a loro: non sono mai intervenuti sulla bruttezza e l’inutilità dei loro amministratori, perchè mai dovrebbero intervenire sulle loro decisioni!
La domanda dovrebbe essere un’altra: dopo quanto tempo un’opera si fonde con l’ambiente in cui viene inserita? Quanto tempo deve passare affinchè la storicità intervenga in favore di tesi puramente estetiche o personali?
Non ho sentito finora nessun giudizio a favore di questo fattore, se non da parte delle nuove generazioni, nate e cresciute con quell’ammasso di ferro arrugginito di fronte alla straordinaria magnificenza del fregio robbiano: giovani che non sono mai intervenuti per esprimere un giudizio, ma che hanno da sempre convissuto con esso. Il problema principale è stato e sarà proprio questo: non il convivere con un’opera, ma solo con il giudizio di esso.
Di fronte a tale questione, c’è solo da augurarsi che in un lontano futuro distopico (o utopico?) tale ferraglia possa superare per magnificenza ed importanza il vecchio e decrepito Spedale (ormai anch’esso ridotto a deposito di ferri vecchi), che la ruggine possa tramutarsi per via alchemica in foglia d’oro ed innalzare la Nostra Luna a protagonista indiscutibile dello skyline pistoiese insieme al Triangolone delle Fornaci. Evvivaiddio.
Homunculus Pistoiese
Lorenzo Mosti