PISTOIA. Pubblichiamo la lettera di un nostro lettore:
Vorrei chiedere lumi circa i regolamenti che governano l’igiene e la sanità pubblica temi sui quali mi dichiaro ignorante fatte salve le norme elementari che ciascun cittadino di buon senso conosce facendo parte di quel bagaglio ovvio e naturale che ciascuno dovrebbe possedere.
Ho assistito a verifiche e controlli attenti e puntigliosi in diversi locali cittadini dove le autorità preposte alla tutela della nostra salute si accertano ed esigono che i rubinetti ai lavabi siano azionabili a pedale, che alla cassa i resti si facciano utilizzando guanti di gomma, che le misure di cucine e locali rispondano al centimetro a quanto recitato dai regolamenti urbanistici ecc. tutto con severo, rigoroso puntiglio.
Riesce difficile comprendere il motivo per cui non viene concessa la licenza di somministrazione di cibi cotti se il soffitto della cucina è inferiore di qualche centimetro a quello che stabilisce il regolamento o per lo meno a un non addetto ai lavori come me risulta incomprensibile il nesso tra l’igiene e i due o tre centimetri mancanti. Eppure mi sono trovato presente a tali rilievi dinanzi all’intransigenza assoluta del funzionario rilevatore e all’incredulità del proprietario.
Naturalmente ci saranno dotte spiegazioni a tutto questo dinanzi alle quali sarò costretto a confermare l’ignoranza di cui sopra. Gli stessi esperti, a cui sta tanto a cuore la nostra salute, però dovrebbero anche spiegarmi se può essere dannoso cenare per strada o sui marciapiedi come accade dinanzi a tutti o quasi tutti i locali del centro.
Tra il tavolo imbandito e la sede stradale non c’è mai alcuna adeguata separazione, nulla che filtri le inevitabili polveri e gas ma una soluzione di pericolosa continuità. Tavoli e sedie coi loro occupanti sfiorati dal traffico veicolare, autobus compresi, che oltre ad emettere gas di scarico insalubri sollevano polveri e sporco di ogni genere che immancabilmente si depositano anche nei piatti e nei bicchieri.
Ulteriore perla la spazzatrice stradale che puntualmente, all’orario della cena, sfiora con millimetrica precisione gli avventori inondandoli di effluvi spiacevoli insieme a tutto quanto è facile immaginare.
Dove il traffico scarseggia i rischi vengono compensati in altro modo.
Ci si può trovare a mangiare sopra fognature olezzanti con vista sulle scorribande dei sorci loro inquilini oppure è possibile sedersi a tavolini distribuiti in numero esorbitante in vicoli stretti dove i passanti numerosi della sera ti sbattono nella schiena o ti starnutiscono nel piatto come fa lo sconosciuto commensale che mangia con te gomito a gomito.
Dimostrare che questa è garanzia di igiene pubblica è roba da navigati azzeccagarbugli dai quali non ci lasceremo infinocchiare con facilità.
Così di getto, approfittando della mia ignoranza, direi che si corrono più rischi cenando sulla sede stradale o nella calca brulicante che gustando una frittata realizzata in una cucina al cui soffitto mancano 5 centimetri.
I codici sono inoppugnabili anche se cozzano maledettamente con l’evidenza, forse però, senza stravolgerne lo spirito, starebbe a chi li applica interpretarli con intelligenza rendendoli più elastici, e aderenti alle reali urgenze e necessità magari applicando un ragionevole raziocinio anziché una ottusa conformità.
Fiore di Monozzo
La burocrazia è l’arma micidiale con la quale lo Stato borghese tiene a bada i suoi sudditi.
Va da sé che poi ci sono sudditi di serie A e sudditi di serie B. La discrezionalità nel collocare i sudditi in una di queste categorie genera soprusi e ingiustizie.
alla faccia dell’ HCCP