Camera penale e ordine degli avvocati inviano gente a studiare la dis-amministrazione giudiziaria di Erdoğan per poi scandalizzarsi di una gestione che non ha niente da invidiare al mondo turco dell’in giustizia pistoiese. Vi sembra normale?
IN AFGHANISTAN VA IL BURQO
QUA DA NOI IL COGNOME TURCO
Tempo fa – e lo abbiamo scritto anche su questo giornale perseguitato dagli dèi della giustizia (?) pistoiese – un avvocato, Andrea Sbragia, si recò in Turchia a osservare il procedimento penale in uso a casa di Erdoğan. Tornò scandalizzato riferendo ai suoi colleghi che fra i turchi non v’è garanzia.
È bello vedere tanta solerzia per le cose lontane e tanta noncuranza per quelle vicine e sotto gli occhi. La ragione è semplice: si può sputare su Mao o Alì Babà se sono morti, lontani o di pura fantasia.
Ma quando si tratta di esternare un proprio punto di vista direttamente in faccia a chi ne è responsabile – e per di più dio delegato alla giustizia – prende a tutti il timor panico o, come al sindaco di Agliana, la diarrea: non fia mai che poi, aldilà e al disopra di tutti i principi del diritto e della legalità, qualcuno si risenta e ci faccia fare la fine del povero sottufficiale della finanza Daniele Cappelli, di cui vi abbiamo parlato in mamma li turchi. ma davvero tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge? guarda, mi vien da piangere… viva la costituzione! e altrove.
L’avvocata Pamela Bonaiuti ha dubbi sulla piena legalità dell’operazione “Vigili? Arrèstali tutti” (è un modo per ironizzare sulle brillanti operazioni di “pulizia giudiziaria” del duo De Gaudio-Serranti).
Noi di Linea Libera nutriamo dubbi ancor più seri sulla complessiva amministrazione della giustizia penale a Pistoia. E non è solo per la debole – a nostro avviso – autorevolezza del PM Tommaso Coletta, che ci sembra assai poco ascoltato dai suoi sostituti; ma per come si svolgono o non si svolgono da sempre, in questa che Thomas Eliot definirebbe terra desolata, le indagini di polizia giudiziaria da cui sgorgano le decisioni degli inquisitori che di solito danno l’idea di muoversi a discrezione e non a ragion veduta.
A onor del vero – sia pure a dispiacer del PM, dei sostituti, dei CC polizia giudiziaria e, perfino, degli illuminati dell’ordine degli avvocati e della camera penale – ecco la realtà effettuale mostràtasi a chiare lettere nel corso del maxiprocesso politico Curreli-Grieco-Gaspari.
A nostro parere non superano il test della terzietà imparziale:
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le indagini dei sottufficiali Panarello ove il capo, Placido, è stra-legato a nodi gordiani multipli a personaggi come Andrea Alessandro Nesti (suo VPO per tre anni nella stessa procura di Pistoia) e gentile signora professoressa Milva Maria Cappellini (o Blimunda o altro di fantasia, vedremo), amicissima dell’ex segretaria di Giuseppe Grieco, Alessandra Casseri, oggi in pensione;
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i perdoni concessi da sostituti e giudici sempre allo stesso Andrea Alessandro Nesti anche quando in aula ha ammesso di avere sporto denuncia anonima (sottolineo anonima) contro la sua odiata subalterna Lara Turelli, da lui sacrificata sin dall’origine del mondo a favore della Sonia Caramelli, che gli risultava evidentemente più empatica;
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i rapporti della polizia giudiziaria dei CC-Panarello su personaggi quali l’incensuratissimo biancofiore di Corrado Artioli, curatore personale del fallimento della ditta Paolo Vagnozzi; un Artioli comunque maggiorente ed ex iscritto al Lions locale di cui Placido Panarello è stato presidente; ma anche l’avvocata-pavoncella Ilaria Signori, a noi risultante figlia & moglie di CC; troppi legami in corso…
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i rapporti della polizia giudiziaria dei CC-Panarello sui falsi dichiarati dal Comune di Quarrata circa Tvl, opportunamente inviati all’archivio su richiesta della distratta Luisa Serranti – che ha fatto vedere di non aver mai letto una riga di ciò che veniva scritto – e dalla dottoressa Patrizia Martucci, iper-garantista nei confronti dei falsari del Comune di Quarrata e non solo, basta non intaccare lo smalto delle «autorità costituite»;
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gli interventi del sostituto Claudio Curreli, addetto alla giustizia e, al contempo, disobbediente alla legge mentre adopera la Terra Aperta per favorire i clandestini di son Biancalani e non solo;
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gli interventi del medesimo Curreli per tutelare le millanterie sconsacrate del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, favorito (e sottolineo favorito e ripeto favorito: basta così?) del Comune di Quarrata e sostenuto da montagne di calunnie accolte come vere in procura. Gli è noto questo Ctu, a Curreli? O è noto alla sua gentile consorte, la dottoressa Nicoletta Maria Curci, con la quale il sostituto lavora nello stesso tribunale e sulle stesse materie? È normalità questa?
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i sostegni offerti dal sostituto Giuseppe Grieco al suo collega Curreli utilizzando, contro Linea Libera, non i documenti oggettivi riguardanti il problema delle vicinali chiuse contro legge, ma le telefonate personali fra me e Sandro Mancini, suo nemico giurato in quanto non addomesticabile a schiocco di dita; quelle fra me e mia figlia (altro capitolo di fetida, a mio parere, giustizia persecutoria) e permettendo all’avvocata Elena Giunti, che non sa il latino e ignora la correttezza formale, di usare in aula alcune conversazioni private fra me e mia nipote.
È QUESTA LA GIUSTIZIA A PISTOIA?
Forse ho lasciato un milione di appunti che potevano servire a illustrare la palude marcescente in cui questa città è immersa. Ma voglio fermarmi qui.
Non passa assolutamente il test della terzietà imparziale neppure quel pasticciaccio insulso e controverso – a mio parere – della condanna elaborata dal giudice Gaspari.
Non lo passa perché il giudice, pur avendo in mano ogni elemento oggettivo e indiscutibile, ha dato una spallucciata senza leggere un corno forse per non voler umiliare il “lavoro” innominabile dei suoi colleghi. Un esempio di terzietà da manuale.
No, caro PM no, così non va. Non è così che il popolo italiano paga voi giudici infallibili per vedersi poi preso a calci dalla supponenza con cui lei, forse, ha strillato a Daniele Cappelli, di non indagare su Lucia Turco perché sorella del procuratore aggiunto di Firenze.
Noi, gentile dottor Coletta, siamo le «persone comuni» cui lei aveva promesso soccorso. Le altre, pur con sangue Turco, fanno parte di quei privilegiati che, in quanto «autorità costituite» della Gip Martucci, dovrebbero brillare come le maniglie d’ottone dei palazzi nobili passate col Sidol: che molto probabilmente nessuno di voi sa neppur cosa sia…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Camera penale, chiacchiera meno e ragiona di più!