PISTOIA. Il testo che segue è stato posto a commento dell’intervento “San Giorgio” addio!, ma, a nostro avviso, è così importante e talmente carico di inconfutabili osservazioni, che abbiamo deciso di ripubblicarlo a sé stante, perché non passi inosservato…
Pensiamo che per comprendere la vicenda AnsaldoBreda (come peraltro per altre Aziende dismesse), sia utile partire da considerazioni generali.
«È il capitalismo, bellezza!».
Il capitale non ha nazione e non ha frontiere. Opera a qualunque latitudine con un unico obiettivo reale, concreto e visibile: accrescere gli utili. Magari al suo interno possono anche verificarsi lotte asperrime fra le sue varie espressioni e/o lobbies, ma il vincitore sarà sempre il Capitale. Che, a qualunque latitudine, troverà sempre Stati nazionali con governi borghesi proni e ubbidienti ai suoi dettami.
Magari possono esserci lotte fra le varie fazioni politiche per assumere il comando delle operazioni, per cambiare le forme di governo, ma la sostanza e il risultato sarà sempre lo stesso.
Pensare ad un capitalismo “umano” è una delle più grosse cantonate che possa prendere chiunque si occupa di politica. Di qualunque colore sia la sua casacca di scuderia.
Perché non può esistere un capitalismo umano, come non può esistere un capitalismo “regolato” da opzioni politiche. Costituirebbe un ossimoro.
In periodi di “vacche grasse”, come per esempio dal secondo dopoguerra fino agli inizi degli anni ’70, la straordinaria crescita economica in tutta l’area occidentale – dovuta a una serie di fattori oggettivamente irripetibili – ha permesso al “popolino” di raccogliere le briciole che cascavano dal grande banchetto del business capitalistico. Briciole con le quali sono stati placate le giuste rivendicazioni di coloro che, effettivamente, producevano quel plusvalore, e che hanno consentito anche conquiste sociali di una certa rilevanza. Beninteso, quelle briciole non sono state regalate da nessuno, ma sono state il frutto di strenue e dure lotte – con morti e feriti – che la classe operaia ha condotto nelle piazze (molte volte frenata e tenuta a bada dall’opportunismo politico e sindacale della sinistra istituzionale).
Sono ormai più di trenta anni che quel trend positivo si è interrotto. Ed anzi è iniziata una parabola discendente della quale non si vede la fine. Con essa è iniziato, parallelamente, anche il lento e continuo riflusso di tutte quelle conquiste “proletarie” e sociali.
La più grande crisi capitalistica della storia (superiore anche a quella mitica del ’29) iniziata nel 2007 ha accelerato in maniera esponenziale anche il ridimensionamento, quando non l’abolizione tout court, di quelle condizioni di civiltà sociale.
Perché lo Stato e i relativi Parlamenti borghesi, sono il “comitato d’affari della borghesia”.
Può anche non piacere ed essere considerata ideologica questa definizione, ma ciò non ne scalfisce la validità né tantomeno l’attualità.
Per questo motivo, nel mentre ogni Governo in ogni parte del mondo si impegna a sostenere il capitale parassitario, allo stesso tempo preleva le risorse necessarie tramite la sistematica distruzione delle condizioni economiche e sociali delle persone.
In Italia, la nostra classe politica inetta e insipiente, molte volte anche corrotta e stracciona, si impegna in modo particolare in questo compito e, direi, con un buon successo. Anche l’operazione AnsaldoBreda rientra a pieno titolo in questo programma. Le dichiarazioni dell’Ad di Finmeccanica Moretti sono molto eloquenti, ci dicono quali sono gli interessi del capitalismo italiano.
Non è più l’ora di piangersi addosso. Per la classe operaia, per i lavoratori, per i proletari è l’ora di rispolverare e rimettere in moto i vecchi strumenti di lotta. La lotta di classe esiste ancora, basta vedere con quali strumenti il capitale la combatte. Alle sue cannonate non si può continuare a rispondere con la fionda.
I tempi sono cambiati, viene detto da più parti, e non è più possibile ripetere certe esperienze.Per il capitalismo non ci pare che sia così. Sta tornando ad utilizzare gli stessi metodi ottocenteschi. Aggiorniamoci pure, è necessario. Ma senza una dura lotta è impensabile risalire la china.
[*] – Partito Comunista dei Lavoratori Pistoia, ospite
Caro Direttore, per prima cosa vorremmo ancora una volta darle atto della sua disponibilità ad accogliere e a dare spazio alle nostre riflessioni, alle nostre valutazioni politiche. Mi creda, per il nostro partito è molto difficile trovare spazi in altri media. Addirittura con il risalto che ha voluto dare in questa occasione alle nostre idee.
Detto questo vorrei fare una precisazione.
Il titolo che viene proposto al nostro pezzo «Pistoia, la Breda e il capitalismo caro al PD» non rispecchia del tutto il nostro orientamento. Nel senso che la nostra critica, come si evince dal contenuto, è una critica “al sistema” e non “di sistema”. Per cui, fermo restando il nostro giudizio totalmente negativo nei confronti della politica messa in atto dal PD, tale condanna si estende anche e oltre a tutti gli altri partiti o movimenti che fanno parte di quello che una volta veniva chiamato “arco costituzionale”.
Per rimanere nell’ambito della sinistra più o meno radicale (!?) siamo dunque in totale disaccordo e in netta contrapposizione anche con SEL, PRC, PCDI – e chi più ne ha più ne metta – in quanto, a prescindere dalla loro sedicente radicalità, sono ben inseriti nel sistema politico borghese e volentieri ne accettano le regole e i necessari compromessi. Basta vedere la composizione di tante giunte locali per evidenziare questa realtà (una poltrona, una sedia, uno strapuntino sono sempre e comunque appetibili e ben accetti).
Questo giudizio negativo sulle forme più o meno organizzate della sinistra non ci vieta di lasciare una porta aperta a tutti quei compagni che ancora, individualmente e a prescindere dall’attuale Partito o movimento di riferimento o di appartenenza, sinceramente credono non in maniera idealistica ma in senso marxista alla necessità, anzi, alla imprescindibilità di un nuovo ordinamento sociale.
Cordiali saluti (e se ce lo consente, a pugno chiuso).
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI – PISTOIA
Cari lettori del PCL, non mi fa paura il pugno chiuso, ma la mano tesa…
È chiaro cosa significa il primo: la seconda, a volte, invece di tirarti in barca, ti spinge la testa sott’acqua.
Quanto alla libertà di espressione (oggi conculcata, spregiata, vilipesa dai partiti di potere e dai loro lacchè nel sistema: ne parlano tanto in Parlamento, ma non decidono mai e i giudici continuano a condannare la gente per reati d’opinione… che roba!) e quanto all’accoglienza indistinta di chi vuole esprimersi secondo l’art. 21 della Costituzione, state certi: il giorno che qui non ci saranno più, non ci sarò più nemmeno io. Hanno tentato troppe volte di imbavagliarmi, perché io rifaccia agli altri quello che hanno cercato di fare a me.
Vengano, dunque, liberamente e dicano tutti: qui è ancora possibile. E credo che il giornalismo e l’informazione debbano essere fatti così e solo così.
Intanto cordiali saluti a voi e al vostro più che legittimo “pugno chiuso”.
Edoardo Bianchini
Cortese Direttore,
riguardo all’articolo non aggiungo altro e lo faccio mio.
Essere coerenti con quanto il sig. Capecchi afferma è a mio avviso molto difficile. Tentare di esserlo non è poco.
Detto questo la ringrazio anche io visto che vedere l’applicazione dell’art. 21 della Costituzionale a livello locale è difficile come a livello nazionale.
Non le dico da consigliere comunale d’opposizione a Monsummano le battaglie continue con i noti giornali della carta stampata locale per farci pubblicare qualche riga rispetto alla generosità che hanno nei confronti dei partiti che governano.
Cordialmente
Marco Conti
Grazie a Marco Conti per le sue considerazioni sulle posizioni politiche da noi espresse.
Per quanto riguarda il tema della libertà di esprimere il proprio pensiero anche attraverso gli organi di stampa (ci pare che il citato art. 21 della Costituzione parli di questo) sappiamo bene quante ipocrite limitazioni vengono poste, nei fatti, a tale esercizio.
Da marxisti rivoluzionari quali siamo non siamo paladini e estimatori di questa Costituzione borghese (non vogliamo addentrarci , in questa occasione, in un tema così delicato, ma siamo disponibili a farlo in un altro contesto).
Ma, proprio per le ragioni che molto sommariamente abbiamo richiamato nell’articolo, sappiamo come sia facile trovare il modo di aggirare da parte degli organi istituzionali borghesi quella “suprema legge dello stato” e di imporre appunto, de jure o de facto, quelle limitazioni che i media organici (di regime) in maniera interessata o “per mancanza di palle” mettono in atto.
Chi non accetta questa situazione e vi si oppone, nei fatti e nella pratica di tutti i giorni, è degno di stima. A prescindere.
PCL Pistoia