PISTOIA. Si avvia a conclusione, al Piccolo Teatro Mauro Bolognini di Pistoia la diciottesima rassegna di “La scuola in scena”, promossa dall’Associazione Teatrale Pistoiese, con il sostegno di Regione Toscana e Unicoop Firenze.
Mercoledì 1° giugno alle 21, per il penultimo appuntamento in programma, saranno protagonisti gli studenti/attori dell’Istituto Einaudi di Pistoia con lo spettacolo Sogni, a cura di Alessandro Pecini, che da anni segue l’attività teatrale della scuola.
Ecco gli interpreti: Caterina Sgrilli, Federico Salti, Giorgio Battaglia, Francesco Lomi, Martina Parise, Veronica Tamburella, Alessia Fanciullo, Rei Kalaria, Jennifer Verdicchio, Angelo Grilli, Giada Gallo, Carla Botta, Giulia Valente, Tania Cannata, Idelsa Delgado (studenti) Iacopo Turchi, Jennifer Esposito, Diletta Bruschi, Lorenzo Mungai (ex studenti), Maria Rocca (docente). Responsabile didattico è la Prof.ssa Daniela Galardini.
“Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni e la nostra breve vita è forse solo un sogno”.
«Questa è una delle battute più straordinarie – commenta Alessandro di uno Shakespeare che sapeva ormai di essere al suo ultimo lavoro. Affidava alle sue straordinarie battute il suo testamento spirituale. Cosa è un uomo se non sogna? Cosa può diventare se, una volta che ha sognato, non mette i piedi per terra e comincia a lavorare perché il suo sogno si avveri? Quanto sono importanti nella vita degli adolescenti i sogni? Che sogni hanno gli adolescenti di oggi?
Spesso li giudichiamo pieni di sonno più che di sogni… ma forse sono solo le nostre aspettative di adulti cresciuti in un mondo totalmente diverso, in cui la differenza generazionale si ingigantisce con molta più velocità rispetto alla seconda parte del 900. Ci siamo divertiti a parlare di 4 tipi di sogni diversi: quello delle relazioni col mondo esterno (gli altri), quello del rapporto coi genitori, quello del futuro/lavoro/studio e quello spinosissimo dell’amore. Non c’è stato bisogno di grandi sforzi per veder venir fuori un mondo molto più complesso di quanto spesso gli adulti credono.
Fra una risata, uno sberleffo clownesco e dei momenti di dolorosa verità, lo spettacolo si muove come se fosse un percorso che contribuisce allo sviluppo di una maggiore consapevolezza di sé e del proprio futuro».
[marchiani – atp]