pistoia-lo spazio. “CONVERSAZIONI CON STEVE LACY”

La copertina del volume
La copertina del volume

PISTOIA. Domani, venerdì 28 ottobre, alle 17:30, alla libreria Lo Spazio di via dell’Ospizio sarà presentato il volume Conversazioni con Steve Lacy a cura di Jason Weiss, traduzione di Francesco Martinelli, Edizioni Ets.

La figura e l’arte di Steve Lacy verranno rievocate anche attraverso ascolti di registrazioni discografiche e spezzoni di video. Intervengono Maurizio Tuci, direttore artistico di Serravalle Jazz e Francesco Martinelli, traduttore.

Se oggi il sax soprano è onnipresente sui palchi del jazz lo si deve alla curiosità musicale di Steve Lacy, il cui esempio spinse Coltrane a imbracciare il sax dritto. Ispirato da Sidney Bechet, Lacy ha suonato giovanissimo a New York con i grandi del jazz tradizionale come Rex Stewart e Henry “Red” Allen.

Trentaquattro interviste che coprono l’intero arco della carriera di Steve Lacy, dal 1959 al 2004; alcuni scritti autobiografici e artistici con vari inediti – riprodotti nella nitida calligrafia dello stesso sassofonista –; le partiture autografe di tre canzoni su testi poetici; una discografia consigliata e molte foto storiche.

Nel libro si entra dentro questa grande personalità musicale per la quale la musica ha una sua mente propria, “e a quel momento si deve solo guardare la strada”.

Nelle interviste raccolte nel libro appena uscito, tra le tante cose, si racconta anche della strenua lotta di Lacy con il suo sassofono soprano, una battaglia per mantenerlo intonato: “È una continua lotta – si confessa –. Tutte le sere, tutti i giorni, tutti i momenti. Raramente per qualche minuto o mezz’ora o un paio di set siamo davvero in buoni rapporti e non mi devo preoccupare se è intonato o no. Ma per il resto del tempo è una battaglia persa.

“Per esempio, ieri sera il pianoforte era calante come la luna ed era difficile restare intonati. È un compromesso. Dovrei essere io il leader, ma il leader è una specie di mitico la, l’ideale la tra tutti noi.

“Non è neppure il la effettivo che ha il piano. È il la come dovrebbe essere. Così cerchiamo di intonarci su quello e se il piano è troppo lontano allora facciamo un compromesso e ci spostiamo un pochino verso il piano”.

E così il luogo che accoglie il musicista diventa importante: “Ma in ogni città dove suoniamo è diverso e credo che dipenda anche dalla luna. E certo un’ancia – continua – può cambiare la vita. Un’ancia buona o cattiva. È una cosa che può uccidere o riportare alla vita. In genere le addomestico oppure le serbo per la battaglia. Ho uno scatolone di ance segnato con “W” per wartime [battaglia]”.

Vedi: www.lospaziodiviadellospizio.sitiwebs.com

[lo spazio]

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