PISTOIA. Nella seduta del consiglio comunale di lunedì 5 ottobre sono state trattate due interpellanze, entrambe sollevate da Pistoia Spirito Libero.
La prima, presentata dal consigliere Lattari, ha riguardato le somme dovute al Comune dalle scuole paritarie per Ici e Imu. Pistoia Spirito Libero ha chiesto, tra le diverse questioni, quali e quanti siano gli istituti scolastici sul territorio gestiti da enti religiosi e a quanto ammonterebbe l’importo dovuto.
L’interpellanza è nata dalle sentenze della Corte di Cassazione per il contenzioso nato tra Comune di Livorno e due istituti religiosi, per la norma in vigore dal 2006 al 2011 dell’esenzione dell’Ici per quegli immobili dove si svolge un’attività “non esclusivamente commerciale”, norma cambiata con l’Imu che limita l’esenzione ai soggetti non aventi natura commerciale e che svolgono le attività in modalità “non commerciale”.
Nella risposta, l’assessore Belliti ha richiamato la giurisprudenza in materia, evidenziando che in passato i molteplici interventi legislativi – non sempre concordi – hanno reso difficile avviare accertamenti sui soggetti interessati. Anche per questo, un caso di accertamento relativo al 2009 recentemente avviato dall’ufficio tributi del Comune ha portato a un contenzioso non ancora risolto.
Per dare una risposta completa, l’assessore ha precisato anche che – in base alla normativa vigente – gli istituti scolastici cui spetterebbe il pagamento dell’imposta non devono soltanto essere gestiti da enti religiosi, ma risultare di proprietà degli stessi. L’elenco degli istituti che corrisponderebbero a queste caratteristiche sono 5, ma deve essere comunque verificata in via definitiva la coincidenza tra proprietà e gestione, perché ciò dipende anche dal tipo di convenzione spesso stipulata con associazioni e cooperative che svolgono attività di didattica. Per questo, non è stato ancora possibile stimare l’eventuale gettito mancato.
“La norma del 2006 – ha concluso Belliti –, oltre che confusa nell’applicazione, ha rappresentato l’esempio di una maldestra strumentalizzazione politica, di cui la Chiesa non ha certo bisogno, anzi dalla quale è salutare ogni presa di distanza. Anche per questo confidiamo nella Chiesa di Papa Francesco, così come il consigliere Lattari”.
La successiva interpellanza ha riguardato la cartellonistica degli annunci mortuari, partendo dalla constatazione del gruppo consiliare Pistoia Spirito Libero che “la città è tappezzata nei posti più improbabili di manifesti funerari”. L’assessore Belliti ha precisato che quando l’affissione è effettuata dal Comune – o più esattamente dal concessionario comunale, visto che l’ente ha affidato ad Abaco la gestione del servizio –, essa avviene negli appositi impianti a ciò predisposti, installati in varie zone del territorio comunale.
Inoltre, per quanto appurato dal concessionario stesso, l’affissione degli annunci al di fuori degli impianti è effettuata direttamente dalle associazioni che svolgono il servizio funebre. Il numero dei manifesti affissi corrisponde ai relativi diritti pagati, e quanto riscosso risulta corretto per tutti i manifesti funebri affissi, entro gli impianti e fuori di essi.
“L’adozione di provvedimenti per far cessare l’affissione al di fuori degli impianti è possibile – ha spiegato l’assessore Belliti – . Tuttavia possiamo dare una risposta più efficace al problema con il nuovo regolamento per le pubbliche affissioni, con una diversa dislocazione, anche incrementata, degli impianti predisposti, in modo da coprire in modo adeguato il territorio comunale, e tenendo conto delle specificità urbane, da inserire nel futuro capitolato di gara per l’affidamento del servizio”.
[balloni – comune pistoia]