PISTOIA. Oggi, martedì 3 maggio, alle 21:30, nei locali della Fondazione Luigi Tronci in corso Gramsci 37 a Pistoia, è in programma il convegno culturale “Luci di unità. Lettura, Immagini, Danza, Arte, per l’unità tra i popoli e le religioni”.
Il progetto formativo, organizzato dalla comunità Bahà’ì con la collaborazione dell’associazione Culturidea e della Carla Rossi Academy-Inits, inizierà con un video musicale, della cantante-attrice americana Barbara Streisand, One God’– un unico Dio –, a seguire vi sarà una breve introduzione alla serata di Riccardo Ceccherini, membro della comunità Bahà’ì di Pistoia, dopodiché Neda Parsa reciterà una preghiera con un canto; infine il prof. Marino Alberto Balducci condurrà la sua conferenza in merito alla seguente tematica “San Francesco, Sole nell’India nella Divina Commedia”, che si concluderà con una coreografia curata da Antonella Tronci, con le scenografie ad opera dell’architetto Arianna Bechini.
Una insieme all’altra, le grandi religioni hanno il compito di cercare una strada comune, sollevando lo sguardo sul mondo e sulle sofferenze degli uomini e delle donne della nostra epoca. È un impegno che gli uomini di fede, e non, si debbono assumere nel rispetto delle differenze ma con il desiderio di convergere con pazienza verso l’amicizia e l’amore reciproco.
Lo spirito della comunità Bahà’ì, che sarà evocato in questo convegno, è infatti l’esatto contrario di certi automatismi, dei quali si fanno scudo molti uomini che decidono le sorti del nostro pianeta, che tendono ad impaurire le persone e, di conseguenza, a rendere estranei e nemici alcuni ministri di culto.
Compiere questo “pellegrinaggio” di coraggio significa andare alla radice dei singoli messaggi religiosi e trovarvi un annuncio di pace. In questo senso si trovano in perfetta sincronia sia il messaggio della comunità Bahà’ì che l’insegnamento di San Francesco d’ Assisi; infatti, da un lato vi è un richiamo all’unità tra i cristiani e dall’altro lato vi è una ricerca costante di un dialogo tra le varie confessioni religiose. Questi convincimenti equivalgono ad un icona, sempre viva e presente, che evoca l’unità di tutti gli uomini di buona volontà.
Tale intesa, che la comunità Bahà’ì ha ininterrottamente condotto nel corso dei secoli con coraggio in tutto il mondo, rafforza le chiese e le religioni nei confronti di una facile deriva, che può condurre il genere umano alla rassegnazione, all’intolleranza e alla divisione.
La comunicazione, il dialogo, tra le chiese e tra i vari culti non significano la perdita della nostra identità, né il cedimento a un facile sincretismo: al contrario, senza confusione ma senza separazione, il dialogo risponde alle profonde ragioni dell’amore.
Il colloquio è un’arte di vivere nel nostro mondo frammentato e dispersivo. L’amicizia tra i credenti, e non, deve resistere alle ovvie difficoltà e alle differenze, nella consapevolezza che non c’è alternativa al confronto, e divenire così un polo di attrazione per tutti coloro che cercano un mondo più giusto e più umano.
Come ebbe a scrivere il compianto Karol Wojtyla: “Il dialogo non ignora le reali differenze, ma neppure cancella la comune condizione di pellegrini verso nuove terre e nuovi cieli. E il dialogo invita tutti altresì a irrobustire quell’amicizia che non separa e non confonde.
“Dobbiamo tutti essere più audaci in questo cammino, perché g1i uomini e le donne di questo nostro mondo, a qualsiasi popolo e credenza appartengano, possano scoprirsi figli dell’unico Dio e fratelli e sorelle tra loro”.
[diolaiuti – culturidea]