PISTOIA. Scrivere del derby Pistoiese-Prato a mente fredda, è ancora più bello: soprattutto se i fatti sono girati per il verso giusto ai tifosi arancioni. Non siamo ipocriti. Dopo 9 anni di assenza (ci riferiamo ai derby di campionato), abbiamo vissuto – casualmente – una partita diversa.
Alcuni amici pratesi, tra cui un caro collega, hanno pensato bene a un pranzo pre-gara, tutti assieme, arancioni e biancazzurri. Un modo per stemperare le inevitabili tensioni. E la tavola, come sempre, ha fatto centro. Ti rilassa, ti consente di apprezzare i suoi piaceri e di fuggire i pensieri più sciocchi. Poi, la gara.
Ma prima la soddisfazione di osservare le due tifoserie giungere nei pressi della struttura ordinatamente, senza creare problemi al prossimo (e peccato per le numerose forze dell’ordine impiegate, verrà pure il giorno in cui ci recheremo civilmente allo stadio). Contemplare dalla tribuna del “Marcello Melani” il pubblico, spesso questo sconosciuto, ha schiuso il cuore alla speranza: le gare di pallone senza spettatori non possono definirsi tali, paiono più… allenamenti (per giunta a porte chiuse).
Il colpo d’occhio era davvero esaltante, il tifo idem, sfottò compresi: il campanilismo, talvolta, va ad arricchire una sfida, basta soltanto che non sfoci in stupidaggine o, peggio ancora, in bieca violenza. Il primo tempo, con quella Olandesina votata all’attacco – che tanto sarebbe piaciuta al Faraone –, beh ha riconciliato i pistoiesi col giuoco del calcio.
Lucarelli c’è parso Zeman, con i suoi schemi d’attacco capaci di perforare qualsiasi difesa (e pure con la sua retroguardia, lasciata scoperta in qualche fase dell’incontro).
Al termine dei primi 45 minuti, il punteggio recitava Pistoiese 2 Prato 0, ma avrebbe potuto essere tranquillamente 4-1, 4-2 (ammettiamolo: l’arbitro, incerto, non ha concesso un rigore netto ai “cugini”). Nella ripresa, non abbiamo mai avuto il timore di essere “recuperati”, per usare un’espressione di Vincenzo Ciccio Esposito, il tecnico dei lanieri. Neppure quando il Prato ha accorciato le distanze.
In sala stampa, infine, le parole di vincitori e vinti e lo show, il solito, visto e rivisto, di Esposito, che ha cercato di provocare in una giornata che aveva respinto ogni tipo di provocazione. Certo, come ci ha fatto notare Alberto Bigagli, uno dei due speaker dello stadio, qualcosa in più si potrebbe fare: dotare finalmente il “Melani” di un impianto fonico ad hoc, considerato che l’attuale ha una quarantina d’anni forse più e si mangia le parole, come fosse emozionato.
Per le comunicazioni in fatto di sicurezza, è indispensabile: pensate voi se l’insensatezza di certi personaggi avesse creato turbative… come sarebbe stato possibile dare disposizioni per lasciare l’arena? Chi di dovere, ci pensi. Intanto, a Pistoiese-Prato hanno vinto tutti o quasi. Perché è stato un derby pulito, non sporcato da episodi, rozzi. Oddio, come in “e la vita l’è bela” di Cochi e Renato (tra gli autori, l’immenso Beppe Viola) “c’è sempre lì quello che parte, ma dove arriva, se parte”.