PISTOIA. Seconda e ultima puntata dell’intervista di Maria Lorello all’artista e attore pistoiese Enio Drovandi.
Essere toscano è stato fondamentale in quel momento storico degli inizi anni ’80: c’erano Benigni, Nuti e Montagnani, ma non c’era un giovane attore caratterista sulle scene e quindi io ero il prediletto e preferito dai registi, sia per quel modo naïf di sorridere e guardare, sia per la parlata pistoiese, veloce e dal sapore campagnolo… Carpe diem… ed io ho sempre avuto il talento di saper cogliere gli attimi!
A proposito dei film che ho girato, a volte mi chiedono qualche aneddoto. Mastroianni mi disse: “Tu ce la farai perché sei bravo, caro toscanino (così mi chiamava), ma ricorda sempre: più grande sarai, più normale devi essere!”… e io non l’ho mai scordato!
Ricordo con grande piacere alcune battute estemporanee. Per esempio, la frase di “Amici miei” nella mia scena cult del vigile urbano a Pisa, con la patente del signor Becchi invece di Necchi è da copione, ma la successiva “per me la cosa è chiarita”, è mia, approvata ovviamente da Monicelli, poi da Tognazzi e dagli altri.
Anche la battuta del film “Speriamo che sia Femmina” e cioè “madonna del parabrezza” è mia, sempre con l’avvallo di Monicelli. Ricordo anche che io sono l’unico attore caratterista al mondo, ad aver lavorato in 4 film di Monicelli.
E ora torno a parlare di Pistoia, la mia città. Dei locali che frequentavo ricordo il Panda che prima ancora si chiamava Verginina: era un puro dancing con orchestra messa sopra un carro da buoi che ci suonava sopra.
Rammento le scorribande tra pratesi e pistoiesi. Poi ricordo il Gruppo Piloti, altro locale famoso, così come il Pio X o il Tiffany dietro Piazza Mazzini, teatro della mia prima volta… almeno a me sembrò cosi!
Ah… e poi il Pam Pam, locale che fece moda in tutta la Toscana ed io ero un reuccio lì dentro. A proposito di amori di quando ero ancora a Pistoia, erano amori adolescenziali, fatti di sguardi e piccoli baci.
La felicità era anche solo star vicino. Era un mondo meraviglioso, la vita scorreva lenta e il cuore batteva frenetico e ci si innamorava ad ogni batter di ciglio.
Allora c’erano le televisioni in bianco e nero, ma i sentimenti erano a colori, oggi abbiamo le tv a colori…ma, ahimè, i sentimenti sono in bianco e nero! Quanto agli amici, gli amici cari di quel tempo erano due: uno di nome Stefano, che oggi vedo raramente.
L’altro, invece, con il quale ancora oggi sono in contatto, si chiama Massimo Innocenti. Siamo amici dal 1969!
Settimanalmente, almeno una volta, ci sentiamo. Credo sia un piccolo record un’amicizia cosi duratura! Tra l’altro, avremmo discusso un paio di volte e per cose sciocche e dopo pochi minuti era tutto ok! Si può dire che io e lui siamo come una famiglia a parte, all’interno delle nostre famiglie, forse un’unione di fatto…ahahah!
Tornare a Pistoia è come esplorare il mio cuore. È come uno che va a fare un safari: emozioni e colpi di fucile alla mia anima, sorrisi e lacrime dentro di me. Quando passo dai posti usati per viaggiare coi miei genitori, rimembro emozioni mai sopite!
Certo, Pistoia è diversa, ma solo per la gente e non certo per come la vedono i miei occhi…e poi la spuma bionda, il pollo fritto, la zuppa di pane, i crostini e i migliacci!
Qualche tempo fa, in Sala Maggiore, invitato tra le eccellenze locali e istituzionali a parlare di me, ho provato una grande emozione. Essere in quella sala è stato come rientrare nel ventre della mamma.
Io, Enio da Pistoia, che parte con quasi la valigia di cartone, deriso da tutti e senza soldi… che va a Roma a far cinema e ci riesce e ritorna vincente, accolto nella sala più prestigiosa del Comune… Beh, se non è una favola questa!
E quindi l’emozione è stata come scorrere la clessidra del tempo, insomma come il film “ritorno al futuro, parte pistoiese…. ahahah! Adesso faccio solo cose che mi piacciono e mi godo la vita. Mi piace essere ricco di tempo ed è l’unica cosa che nessuno mi può dare o togliere e sarà anche l’unica cosa che alla fine tutti vorrebbero avere!
Vorrei chiudere questa “intervista-racconto” – rilasciata a Maria Lorello –, rivolgendomi ai pistoiesi e alla mia Pistoia, a cui sono profondamente legato. Pistoia è per me la mia casa, lo è tutta: Piazza Mazzini è come la mia stanza dei giochi; il centro, col Globo, è come il corridoio; la piazza del Duomo è come il salotto buono, dove far accomodare gli ospiti che ci vengono a trovare; la Sala è come la cucina a vista coi buoni odori della mamma; piazza d’Armi è come la mia camera da letto e Monteoliveto è come il giardino dove sognare i sogni riusciti! W Pistoia e son fiero di essere un piro doc!
[lorello – drovandi]
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