pm&degna tana. SOMMERSI E SALVATI, A PISTOIA I PUBBLICI MINISTERI E I LORO SOSTITUTI AGISCONO SOLTANTO “COME GLI PARE E PIACE”

In quanti modi difformi deve essere trattato il cittadino pistoiese, vittima e perseguitato dei signori della procura? Ve lo spiego subito. Seguite il discorso…


«Le parole tra noi leggère» è un romanzo di Lalla Romano che tematizza il rapporto tra madre e figlio: in metafora la procura della repubblica e «la gente comune» tanto cara a Coletta

 


MA L’AZIONE PENALE È OBBLIGATORIA?

SÌ, SE QUEL SALMO A LOR FINISCE IN GLORIA


 

Giustizia penale. Non è affatto uguale per tutti, specie a Pistoia

 

“L’azione penale è pubblica e il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitarla in conformità della legge, senza poterne sospendere o ritardare l’esercizio per ragioni di convenienza”, affinché “a nessuno sarà venduto, a nessuno sarà negato o ritardato il diritto o la giustizia”, in ossequio al principio di uguaglianza ex art. 3 Cost.

Questa premessa la ritroviamo nell’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo “ogni persona ha diritto che la sua causa sia esaminata imparzialmente, pubblicamente e in un tempo ragionevole” e negli articoli 112 e 24 (tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi) della nostra Carta Costituzionale.

Pertanto, “l’obbligatorietà dell’azione penale implica che il p.m. è tenuto a mettere in moto l’attività di indagine ogni volta venga a conoscenza di una notizia di reato ed in qualsiasi modo gli derivi questa conoscenza”.

A riscontro, l’art. 73 dell’ordinamento giudiziario dispone che “il pubblico ministero veglia alla osservanza delle leggi, alla pronta e regolare amministrazione della giustizia, alla tutela dei diritti dello Stato, delle persone giuridiche e degli incapaci (…)”, iniziando ed esercitando l’azione penale (ex art. 74 dell’ordinamento giudiziario). Leggete tutto qua.

Detto questo, Pistoia è terra a parte. Fatta di magistrati a parte. Costruita con persone a parte e – in vari casi – con cervello che ragiona se non a parte, certo con idee di parte.

I pistoiesi possono essere fieri di vivere in una «degna tana» in cui la procura appare divisa in due rami come il parlamento: da un lato la Camera con Giuseppe Grieco, Luigi Boccia, Claudio Curreli, e connessi Linda Gambassi, Chiara Contesini – salvo se altri –; e dall’altro il Senato con Tommaso Coletta, capo; Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti, suoi alfieri – salvo se altri.

Questa dicotomia – che si traduce anche non di rado in schizofrenia giudiziaria – è un dato di fatto per chi sappia leggere gli oggetti immersi nella solare evidenza locale, e non appartenga alla categoria dei giornalisti iscritti agli ordini (attenzione: non all’ordine!) di Giampaolo Marchini.

Ovviamente, nel caso che – come a Pistoia – prevalgano le facoltà dei non-vedenti, dei non-udenti e dei non-parlanti (o omertosi? Come dirla in maniera più appropriata?), cioè dei non-pensanti pro istituzioni, la stampa organica se la fa sotto; le «autorità costituite» sembrano essere sotto ricatto da parte dello strapotere, non di rado deviato, della procura e (a discesa) delle varie quote di polizia giudiziaria; e i fili de le pute (cito da una scena famosa, l’iscrizione di san Clemente e Sisinnio, naturalmente ignota ai procuratori pistoiesi) fanno proprio come se nient’ an fusse!

In quanti modi difformi deve essere trattato il cittadino pistoiese, vittima e perseguitato dei signori della procura? Ve lo spiego subito. Seguite il discorso:

Riconosco di non essere una persona con un quoziente d’intelligenza superiore ai geni che operano in procura. Non perché non sia intelligente, dato che in aula, dinanzi a Gaspari, lo stesso Giuseppe Grieco ha riconosciuto pubblicamente questa mia qualità, e ciò è a verbale. Ma forse la causa di questo (il mio basso quoziente) dipende solo dal fatto che non ho mai vinto – come i padroni delle nostre vite – un concorso in magistratura.

Non è un luogo comune in nessun senso

Detto questo (e non ho delineato che poche, elementari osservazioni in piena libertà ex ignorato art. 21 del Benigni), come può passare sotto silenzio il fatto che la procura di Pistoia non svolge – come io credo – il compito assegnàtole nelle maniere chiaramente delineate dalle leggi del nostro ordinamento?

Ora riflettete su un antico brocardo di Azzo da Bologna: «Pistoriensis procura, periculum in mora: è sicuro soltanto chi sta drento e non fòra».

E come tutti sanno, chi non ha Azzo, non vada a palazzo…!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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