PISTOIA. Avevo detto al collega Alessandro Romiti che era una perdita di tempo e, come vedrete, ha dovuto prenderne atto.
Ero convito che fosse un errore pensare di trovare un interlocutore laico e obiettivo nell’incontro di ieri mattina presso l’aula “Marino Marini” di Uniser: e tale si è rivelato.
Alle 9 era in programma il convegno Adolescenti e stili di vita: un’indagine della Fondazione onlus Attilia Pofferi nella provincia di Pistoia. Alle 11:50 l’intervento di Giovanna Masala, dell’Istituto per lo Itudio e la Prevenzione Oncologica (Ispo), dal titolo Influenza degli stili di vita sul mantenimento della salute nell’età adulta.
Sono entrato nell’aula del convegno dove ho visto una cinquantina di ragazzi, presumibilmente dell’ultimo anno delle superiori, stravaccati sulle sedie intenti a spippolare lo smartphone, quelli delle prime file, o a parlare dell’organizzazione del sabato e di varie contingenze, quelli delle retrovie. Una scolaresca evidentemente cooptata all’iniziativa o particolarmente disinteressata alla narrazione.
Finito l’intervento del medico dell’Ispo, Alessandro Romiti ha preso la parola, mostrando una perizia tecnica redatta dalla dottoressa Chellini, dell’Ispo, e agli atti della Procura della Repubblica di Pistoia in relazione ai procedimenti giudiziari inerenti l’inquinamento dell’inceneritore di Montale. Proprio recentemente la Corte d’appello di Firenze ha confermato le condanne per gli sforamenti del 2007 evidenziandone la pericolosità sulla salute…
Si sa com’è fatto Romiti: quando si entra nel merito dell’inceneritore di Montale può sembrare un tantino polemico, come se, sfinito da anni e anni di carte bollate, cause vinte, aperte e silenzi istituzionali, eccedesse dai tradizionali canoni del riguardoso e del politicamente corretto. Non ieri, però.
Infatti ha semplicemente chiesto: «Ha valore questa perizia in cui la dottoressa Chellini asserisce che nelle zone circostanti gli inceneritori non ci sono problemi per la catena alimentare in quanto per buona norma e prassi consolidata le autorità locali diffidano la popolazione dal consumo di ortofrutta e pollame? Lo dico in quanto abito a fianco dell’inceneritore di Montale, ho un orto e i polli, ma nessuna autorità mi ha mai avvisato o invitato a non consumare questi prodotti».
Apriti cielo! La presidente della Fondazione Pofferi, Sandra Fabbri, ha sbottato quasi frastornata, riprendendo bruscamente il microfono e gridando “questo tema non c’entra niente con l’argomento del convegno”.
Strano, perché l’alimentazione e l’inquinamento della catena alimentare sono, in letteratura scientifica, il core business della prevenzione primaria, filo conduttore della mattinata. O viviamo su un altro pianeta perché siamo a PiDtoia?
La dottoressa Masala, pur avendo parlato di verdura, cibo industriale, raffinato, alcol e tabacco, si è trincerata, imbarazzatissima, dietro un “non mi esprimo”. Brava!
Una moretta garrula manifestava sprezzante disappunto con espressioni asseverative stile emoticon di facebook, ripetendo più volte a pappagallo: “Non c’entra niente”. Lo diceva anche la famosa Marchesa di Come disse… di Carlo Lapucci, mentre era a sedere sul paracarro della strada.
Anche l’assessore Elena Becheri, seduta in prima fila, ha detto che la domanda era fuori tema e, iperconvinto che scherzasse, le ho detto che sì, in effetti era una follia, quella di Alessandro, credere che la mattinata non fosse il solito gioco delle parti e che le si potesse dare la dignità di confronto franco e super partes su temi attinenti all’ordine del giorno.
L’assessore alla cultura del Comune di Pistoia ha invece proseguito seria, annotando che, essendo arrivati solo verso la fine della mattinata, non era proprio il massimo porsi con questo atteggiamento provocatorio e avere la pretesa di simili quesiti: «Io sono qui dalla nove». E che c’azzecca? le avrebbe ribattuto, giustamente, Tonino Di Pietro.
In ogni caso, esprimendo il massimo apprezzamento, gli ho sinceramente dato atto della non scontata sensibilità istituzionale, a differenza dei fin troppi politici che fanno la passerella ai vari workshop solo all’apertura o al momento delle conclusioni. Certo, l’efficienza e la produttività di un assessore non si valutano da quanto segue un dibattito o dall’indice delle presenze ai vari seminari…
Sinceramente non ho ancora capito cosa ci fosse di così cospiratore nel rispondere a un intervento-domanda pienamente attinente alla prevenzione primaria. Qualunque persona seria, avvezza a un’impostazione professionale e pragmatica (cosa che perlopiù manca a PiDtoia) dovrebbe sapere che non si può essere accusati di dissidenza e spediti in un Gulag se si risponde a una questione circoscritta e puntuale.
Voglio dire, era così difficile replicare: «Caro Romiti, certo che la perizia della mia collega dell’Ispo ha valore, ci mancherebbe altro! Le autorità allertano la popolazione soggetta alle ricadute degli inquinanti.
“È prassi consolidata, ma l’inceneritore ve lo tenete uguale, tiè! Avete voglia a rompere le scatole, voi del comitato, tanto alla gente non gliene frega niente della salute, né di tante altre cose, basta il calcio e andare a cena fuori!
«Gli italiani, più di altri, sono un popolo di accampati e ogni anno più di centomila emigrano all’estero per trovare un lavoro anziché provare a cambiare tutto ciò che non funziona. Credono alla favola dei Renzi che volano e alla Befana che vien di notte con la scarpe tutte rotte: hanno accettato di tutto e di più, dalla terra dei fuochi all’Ilva, figuriamoci se fanno storie per l’impianto di Montale.
«Ora falla finita e facci finire questa manfrina… dobbiamo raccontare che diossine e furani eliminano la cellulite e l’acqua all’amianto di Publiacqua rassoda le mele…».
Nelle righe iniziali intendevo proprio questo: è inutile cercare soluzioni internamente allo status quo, nell’ambito di un ben consolidato meccanismo di relazioni tra enti, finanziamenti e carriere professionali. Piuttosto può essere interessante indagare, ad esempio, sui rapporti tra Fondazione Attilia Pofferi e Partito Democratico: non si sa cosa può uscire da una PiDtoia così.
Del resto il direttore generale dell’Ispo è Gianni Amunni, candidato consigliere a sostegno di Matteo Renzi nel 2009, curiosmanete proprio prima della nomina al ruolo apicale; e, ugualmente, rimanendo in tema-inceneritori, lo spin doctor dell’attuale premier, tal Guelfo Guelfi, famoso per aver coordinato la campagna di comunicazione a favore dell’inceneritore di Case Passerini contro cui ieri hanno manifestato circa 10mila persone a Firenze, è stato piazzato di recente nel cda della Rai…
Insomma, in Italia il merito funziona così: forse al contrario, ma funziona. È più comodo dire sempre di sì e non scontentare nessuno: i fedeli servitori della cosa pubblica difficilmente fanno carriera, dall’ispettore Mancini che indagava nella terra dei fuochi, all’architetto Zita, funzionario della Regione Toscana, fatto fuori per il suo zelo e per il suo niet allo spreco e alle folli infrastrutture rese famose dalle indagini relative al ‘Sistema Incalza’.
L’allora Soprintendente Grifoni assicurava che l’ospedale al campo di volo non lo avrebbero fatto, in quanto area a vincolo paesaggistico. Avrebbero dovuto passare su di lei… e casualmente venne trasferita. Evidentemente ci passarono – anche se oggi l’ospedale San Jacopo lo vendono agli inglesi…
Ci viene tuttavia in aiuto l’espressione del nipote del noto scultore Mario Rutelli, l’autore dell’Anita Garibaldi sul Gianicolo. Er cicoria aveva pronunciato il fatidico please, visit our country, attualissimo e ormai rivolto ovviamente agli ispettori dell’Onu…
[Lorenzo Cristofani]
One thought on “pofferi & ispo. «MA ALLORA QUI CI SI PRENDE IN GIRO, FABBRI!»”
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