Una cinquantina di poggesi si sono rivolti a Procura Repubblica e Corte dei Conti. Al centro i due pareri negativi, ignorati dalla giunta, sulla variante. Il mistero di una porzione di piazza riaperta al pubblico nonostante il cantiere ancora attivo. Il Comitato: è regolare? E di chi la responsabilità?
POGGIO. “Ci aspettavamo risposte precise, non evasive. Il sindaco non le ha fornite, è fuggito dall’assemblea, non ha inviato nessuno per dialogare con noi. Ecco perché, sentendoci offesi, siamo stati costretti a questo passo”. Così Maria Lombardo, presidente del Comitato “Noi in piazza”, spiega l’esposto presentato a Procura Repubblica e Corte Conti. Quattro pagine, una cinquantina di firme, spedite via PEC dopo il rifiuto della maggioranza di presentarsi all’assemblea organizzata dal Comitato.
Cinque le domande su cui il Comitato avrebbe voluto risposte precise: perché la variante non era inserita nel programma elettorale di Palandri né è stata, dopo, presentata in modo pubblico ai cittadini; perché Palandri ha ritenuto di ignorare il parere contrario della Soprintendenza; qual è la funzione che la variante assegna a una piazza destinata, nel progetto originario, a spazio civico; se esiste un danno erariale; quali i rapporti del Comune con la ditta appaltatrice.
Nell’esposto i cittadini sintetizzano la vicenda (i lavori sul progetto originario iniziarono nella primavera 2023 e avrebbero dovuto concludersi nel novembre ma vennero bloccati subito dal nuovo sindaco).
L’esposto si basa su due pareri negativi contro la variante Palandri: quello, chiesto e pagato dalla stessa amministrazione Palandri, di un avvocato fiorentino che paventando il rischio di danno erariale, invitava a completare il lavoro. E poi il parere della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio su un’area a forte tutela perché limitrofa alla Villa Medicea protetta da UNESCO e dal Codice beni culturali.
Ricordato come il progetto iniziale tutelava il bene comune (abbattimento del traffico, valorizzazione del pedone rispetto alle automobili, maggiore sicurezza per i cittadini, spazio per scopi comunitari), i firmatari allegano alcuni documenti e chiedono “che vengano esaminati fatti, atti e l’intero iter procedurale”.
Nell’assemblea organizzata giorni fa dal Comitato non sono mancate richieste di chiarimenti anche su un altro aspetto: l’apertura, a cantiere ancora aperto, di una porzione di piazza, decisa prima di Natale in una riunione fra Comune e impresa appaltatrice e poi formalizzata dal capo ufficio tecnico comunale.
È stato chiesto, in assemblea, se tutto ciò, in un cantiere ancora attivo, sia in regola con le norme di sicurezza e chi sia il responsabile in caso di problemi.
“Purtroppo – commentano dal Comitato – in assenza del sindaco anche questa domanda è rimasta un mistero senza risposta”.
[banchini —comitato noi in piazza]