Fra Pistoia e Serravalle, passando ovviamente per Agliana, la coppia La Pietra-Pira ha fatto, a occhio e croce, più danni della grandine quando vengono giù chicchi grossi come l’òva
CHI È “PUBBLICA” PERSONA ’UN LA DIFENDE
NEMMÉN PALAMARÀ CON GARZE E TENDE!
ED È BEN SIA COSÌ, LETTORI CARI:
SENNÒ CI SARÀN SOLO. . . PALAMARI
LE LISTE CIVICHE o quelle cosiddettamente ultra-partitiche alla Cetto, sono un vero troiaio. Sono state le artifici delle disgrazie dei sindaci, che anche se vincono le elezioni, ne escono fuori più dissanguati della gente che è stata ciucciata, da personaggi come Dracula, fino all’ultima stilla di sangue.
Gli esempi emblematici in giro? Due: Pistoia per un verso e Serravalle per un altro. Agliana è una storia un po’ più complessa: ma i Draculi in circolazione sono gli stessi; quelli che io chiamo Genitore 1 e Genitore 2 in casa di Lunardi, dalle parti della Castellina.
La Pira e La Pietra son corde della cetra: hanno, però, due note sole. Parlano sempre in prima persona; e prima di tutto e dell’interesse collettivo, per loro sembra venire – chissà perché – il pronome personale io. Quello del Marchese del Grillo: io so’ io e voi…
Loro due bloccano e sbloccano. Come i Mochi di quando nelle macchine c’erano le puntine (il Mochi è meccanico), sono Patrizio & Sonia (sempre incazzosina e piccosetta, pronta alla querelina romana). Ci pensano loro a regolare l’anticipo o il ritardo del motore.
A Pistoia Patrizio ha fatto un casino. Gli è rientrato in sesto – ma solo per caso e per un pelo – Alessandro Capecchi, ma nel resto non ne ha imbroccata una: anche con l’affaire Galligani ha fatto onestamente pena. Ma lui – direbbe Shakespeare – è un uomo d’onore e non s’azzarda a sagagnare i maroni a quel Pd che, tornato al potere, tra non molto spaccherà le palle ai protagonisti di questi 5 poveri anni a guida Tomasi, sballottato da tutto e da tutti, dentro e fuori.
L’istesso (citazione da Totò) dìcasi per la Pira, che con la mossa del cavallo a pro di Mazzeo (un extracomunitario che viene da Prato, mi dicono; e che tramava nell’ombra di una gelateria del Bottegone per paura di perdere la seggiola in un Comune che non è manco il suo) – e la promessa di un assessorato da dare (sussurrano) alla Cerdini, segando qualche delega all’assessora Alessandra Frosini e non solo, ha salvato momentaneamente la seggiola di Alessio Bartolomei, molto più divertente quand’era al liceo Forteguerri e prendeva in giro uno dei suoi professori ginnasiali con mitici fogli da 10 mila lire false modificati: lui le ha persi, quelle banconote lì, ma io le ho ancora.
Il casino che Genitore 1 e Genitore 2 hanno fatto ancor prima a Serravalle, lo sta scontando – e mi dispiace perché è un buon ragazzo – il sindaco Lunardi. Anche lì i due geni dell’ampolla o della lampada a carburo e cloruro di vinile, hanno liofilizzato i gemelli di Piero, il quale, impetuoso com’è, deve aver patito e non poco, pur conoscendo solo il monosillabo no.
Prima hanno cercato di imporre un assessor leghista, ma hanno stappato la bottiglia di prosecco troppo presto e la mossa del cavallo (di traverso, dicono: io gli scacchi non li sopporto) s’è infranta ai piè del poggio, vicino al buco 2 della galleria che tirerà giù la torre di Castruccio e non solo.
Ma già, se non erro, gli avevano fatto ingoiare il gruppo FdI, Agostini-Giovannoni-La Pietra (sorella del senatiùr). Un gruppo organico e bene amalgamato più o meno come Aldo, Giovanni e Giacomo nel loro divertente spettacolo del Circo di Bratislava – e intanto era stata delegittimata l’unica vera Sorella d’Italia, l’Elena Bardelli, il cui incarico è finito in mano a Luca Cangemi (a proposito: dov’è finito il karateka?).
Nell’indebolimento nevrastenico progressivo della maggioranza di Lunardi, hanno poi giocato le disavventure delle dimissioni del capogruppo della lista civica Uniti per Seravalle, Francesco Bugiani, con il conseguente arrivo della Giulia Romani e, prima di tutto questo, l’uscita – credo più lineare di quella del Bugiani – di Raffaele Landi.
E torno al punto di partenza: al macello delle liste d’oggi, dove ne capita di tutte. Il Bruschi, per esempio, che fa la réclame alla Cgil sul suo Facebook; e la Romani che, testimonial della pizza alle feste locali, subentra al Bugiani, ma non si ferma nell’àndito di casa Lunardi neppure per un istante, più veloce d’un lampo in uno scatto fotografico: scappa subito in una specie di striscia di Gaza, dalla quale potrà uscire domani sdoganata per un rientro nel suo alveo politico naturale che era – ed è ovviamente restato, nonostante l’ingresso nella lista Lunardi – la sinistra. queste sono le malelingue: e la politica è fatta di malelingue.
Chissà che la Giulia non ce la ritroviamo, domani, in una lista-Mochi, ammesso che, nel disfacimento del Pd e nel nuovo che avanza (un Bolognini spregiato forse perché fa troppa paura?), il “gattone” riesca a farcela. Chi vivrà vedrà.
Giovanna Botteri parlava da New York. Edoardo Bianchini dalle sue prigioni dello Spielberg, agli arresti domiciliari.
Libera sàtira in libero stato.
Dicevano i filosofi che il corpo è il carcere dell’anima. Sarebbe da aggiungere che in Italia lo stato e la giustizia, concepita così com’è, sono il carcere del corpo.
Più che Draghi salvatore, sarebbero necessari dei draghi che digerissero ed espellessero il sistema marcio di questo paese allo sbando.