IN AMOR VINCE CHI FUGGE
MA IN POLITICA CHI SUGGE
IN AMOR vince chi fugge, si dice. In politica chi mesta. E di meste mestazioni, che hanno annullato il popolo italiano in un abisso di mestizia, ne abbiamo viste di tutti i tipi. Ancor più nell’ultimo decennio indecente dell’illegalità di stato.
Mattarella, il non presidente muto, non è che l’ultimo burattino in mano al Pd; massimo artefice del disfacimento italiano e, nelle sue propaggini progressiste, dell’Europa stessa, in sintonia con l’America liberal (= democratica) e l’Asia aperta al progressismo cinese, specie quello che favorisce la democrazia di Hong Kong.
Ci vuole un David Sassoli, esultante al solo vedere il color rosé, per provare un orgasmo incrociando appena lo sguardo con la Ursula von der Leyen, catto-com Eu, o con l’Angela ex-Stasi. Insieme a lui Bergoglio e i suoi preti comunisti – pronto, magari, a far cardinale anche Enzo Bianchi.
Da un anno a questa parte l’infettivologia politica ha messo su un’intera enciclopedia del contagio: s-governo gialloverde, s-governo giallorosso, Salvini salvato, Salvini a processo, Renzi con tutti, Renzi contro tutti, Csm marcio, Mattarella zitto, Palamara Pd & Salvini merda come Pisa per i livornesi, Covid-19 e terrorismo sanitario, pandemia e pandemenzìa, Italia in ginocchio, governo ladro, scuola dei ciuchi, mafiosi a casa, cittadini senza mascherina quasi bastonati a morte e multe a sfare, Bonafede salvato… Davvero una nazione del cazzo!
Per la Toscana e per quel grand’uomo di Enrico Rossi (fasullo riformatore della sanità con un progetto che ha fatto vedere il meglio di sé in corso di Covid; l’uomo de 428 milioni di euro spariti a Massa – ma anche Pistoia ebbe problemi simili…) il tempo si avvicina: per ora si pensa a proteggere viceministri minacciati e Azzoline sotto scorta (potrebbe essere seriamente colpita dalle zoccolate dei somari che sta per diplomare), ma poi sarà anche «l’ora che volge il disìo».
L’Umbria fu sfilata di mano al Pd, l’Emilia ha corso il rischio: ma la Toscana non può permetterselo. E per gridare vittoria sulle rive dell’Arno non d’argento, ma di cacca, dove non si rispecchia più il firmamento, trappole e mezz’accordi sarebbero già in corso, dicono.
L’artefice sarebbe sempre lui, il famoso Renzino tanto caro a Alessandro Maiorano (ricchissima letteratura su YouTube: da non perdere). L’ometto di Rignano ha 8 gambe come i ragni e sputa fili di seta perché è quello il suo mestiere: tessere.
Per la Toscana – nelle più segrete stanze della politica – si parla di un possibile accordo Renzi-Salvini. Si dice e si ripete che tutto dipenderà dalla scelta del candidato alla Presidenza della Regione.
Se la Lega sceglierà – ripetono le malelingue – Susanna Ceccardi, parlamentare europea, da contrapporre a Eugenio Giani, tutto a posto e disco verde. Ogni esercito combatterà con le proprie armi e forze.
Ma se la Lega scegliesse un candidato “debole”, ciò sarebbe indice – sempre a detta delle malelingue – di un accordo Renzi-Salvini per lasciare il Granducato alla mercé della sinistra.
In tal caso perfino Rossi, l’ingombrante ingombro di questa non felice Regione che Enrico ha venduto ai francesi, potrebbe restare a svolgere funzioni di eminenza grigia alle spalle di un Giani che non è, senza dubbio, né un Golìa né, tantomeno, un Davide.
Ma Matteo il vade retro cosa potrebbe dare in cambio a San Matteo dei Dentini? Uno sblocco – si dice – delle elezioni politiche e la garanzia di abbassare la soglia di sbarramento che tormenta Mister Rabbit. Anche fino allo 0,5, se necessario; perché no?
Ciò permetterebbe, a Renzi e ai suoi bianconiglietti, di rompere ancora i coglioni all’Italia, con la consapevolezza del fatto che in politica non contano le maggioranze, ma quelle minuscole minoranze nane, grandi anche solo quanto una cacatiell’ ’e mosca, ma che bastano a tenere il vino nella botte come un semplice zìpolo non più grosso del dito di un bambino.
Salvo Bonafede (che stomaco!), salvo Salvini e, terza mossa, sono a dama (pòeri toscani).
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di cronaca, critica, satira
Basta la chiave di volta, una sola pietra, a tenere in piedi l’arco romano. In Italia lo sa solo Renzi il versipelle?