PISTOIA. Non basta il ferragosto a fermare né a mitigare le contraddizioni in mezzo alle quali viviamo.
Bilel Chiahoui, un ragazzo di 26 anni tunisino, arrivò in Italia nel 2013, all’epoca ottenne un permesso per studio, mai rinnovato, poi è rimasto qui da irregolare facendo lo spacciatore e per questo era ben conosciuto alle forze dell’ordine.
Capalbio estate 2016, bella, patinata mèta maremmana, luogo dove non solo il corpo ma anche la mente può trovare ristoro nel serico mare che lo bagna.
Anche a cavallo di ferragosto a Capalbio c’è stile e cultura. C’è la Myrta Merlino a parlare del suo libro intervistata dalla Maria Rita Parsi e da Sergio Rizzo.
Il libro si chiama Madri, politicamente correttissimo, la madre nera che schiaffeggia il figlio ribelle, le madri lesbiche, la mamma di Corona – povera donna – la mamma che si prende cura di un bimbo non suo nato ammalato e rifiutato dalla propria madre. Tutti giusti. Tutti con gli occhiali, senza sfarzo ma solo stile e composta eleganza.
Poi il tunisino seguito e monitorato da tempo si prepara a far saltare per aria la torre di Pisa (il più gran cannone che abbia mai visto…) ma anche a minare l’aeroporto Galilei e far esplodere un supermercato: viene intercettato, disarmato e espulso.
Le forze di polizia sono state tenute a lungo in allarme, l’operazione si è conclusa brillantemente, ma la notizia stenta a essere diffusa. Giusto la cronaca locale pisana racconta i fatti, ma i Tg nazionali e i grandi giornali tacciono.
Le modalità d’intervento devono restare segrete, ma è grave che passi sotto silenzio l’abilità di questi difensori dello Stato: si dovrebbe invece riconoscere pubblicamente il loro valore perché non si sentano soli con unicamente lo specchio a rendere loro l’immagine di qualcuno che ha fatto bene un lavoro di enorme responsabilità.
Intanto a Capalbio, tra le teste pensanti della sinistra che non ammette mai di poter sbagliare, il Sindaco Luigi Bellumori, s’incazza (è brutto il termine, ma, quando ci vuole, non si può sostituire con nient’altro) perché il Prefetto di Grosseto, Anna Maria Manzone, ha stabilito di sistemare nel bel mezzo del borgo medievale un drappello di migranti di colore, all’interno di ville di lusso, finemente arredate, circondate da giardini storici.
Il prefetto tuona: ma quelli non sono di sinistra? E il Sindaco ribatte: questo è il centro residenziale, e poi “A un poveraccio sfrattato non posso pagargli una stanza. E per queste persone, dallo status da accertare, se ne spenderanno 33,50 al giorno. Il problema è la concentrazione nell’area più residenziale della perla della Maremma che, come Capri e Portofino, attrae turismo culturale. In 19mila ettari bisognava metterli proprio là?”.
Tanto più che l’appalto per l’accoglienza l’ha vinto la Ati Senis Hospes-Rti Tre Fontane, finita nello scandalo “Mafia Capitale”.
Anche i residenti di Capalbio, comunque condividono, si ribellano, non ne vogliono sapere: via da qui questi disgraziati.
Aperta e sconcertante contraddizione. A dirla tutta: ridicoli e incapaci.
[Paola Fortunati]
Buon ferragosto (dmani) Paola!
Che si deve dire? Che si deve fare?…mi pare che si commenti da se. Ormai sono grotteschi sti comunisti coi miliardi. Portiamo pazienza ancora qualche mese poi anche gli ultimi sopravvissuti di Tangentopoli si dissolveranno come neve al sole. Intanto invito tutti gli immigrati a stabilirsi a Capalbio e in qualsiasi località frequesntata dal bel mondo intellettuale italiano.
Massimo Scalas