SAN MARCELLO-PITEGLIO. Caro Presidente della Fondazione Caripit,
ho ricevuto la lieta novella che le mie giunture saranno medicate ed io potrò ancora offrire ai tanti che verranno, il mio corpo sano e bello, sospeso nel vuoto e pieno dei tanti proponimenti di coloro che, calpestandomi, sono stati sicuramente portati a considerare – in questi decenni – quanto piccolo sia lo spazio fra l’essere e il non essere.
Quaranta metri di altezza di fronte alle tante meschinità con le quali vi misurate, voi mortali, quotidianamente. L’invidia, che non ha altitudine, la grettezza di comportamenti quotidiani che non ha limiti, il servilismo di chi si presta a “recitare” per conto terzi, confidando in future benemerenze anche usando carte da bollo.
Una volta, me lo hai fatto tornare in mente ricordandomi la tua esperienza di scout, ho ascoltato due giovani, in mezzo al mio “groppone”, che disputavano fra loro; uno, che faceva parte dell’Azione Cattolica chiedeva al Capo Branco se gli scout erano cretini vestiti da bambini o bambini vestiti da cretini. Il finale della disputa non l’ho fortunatamente veduto perché i due contendenti sono spariti verso Popiglio, nel bosco. Scusa la divagazione.
Mi hai rimesso in sesto e io te ne sono grato perché, nonostante la mia voglia di lasciarmi andare e divenire anch’io parte di quella Montagna rottamata e senza speranza, come in molti si adoperano per miserevole-miserabile e incomprensibile cupio dissolvi, penso che certi apprezzabili interessamenti per preservare “il vissuto” sia lodevole, stimabile e per niente passeggero.
Controlla, per cortesia, che io possa essere curato senza “creste” e che ti venga dettagliatamente rendicontato il mio intervento.
Qualcuno, furbescamente, già sapendo che la Fondazione aveva stabilito il finanziamento per la mia guarigione, ha cercato di farsi bello dicendo che nell’attesa degli ipotetici soldi della Fondazione avrebbe trovato nelle pieghe del suo bilancio i soldi occorrenti: capito che furbetta, la Silvia Maria?
Il mio scribacchino mi dice che nel 2016 dovrai dimetterti da Presidente della Fondazione Caripit; volentieri ti ospito in mezzo al mio corpo di ferro e d’acciaio per colloqui personalizzati con gli aspiranti tuoi successori.
Se fanno i furbi, millantano, cercano di arruffianarsi o di minacciare, fammi un cenno: io mi scuoto un poco e risolviamo il problema. Questo, Presidente, lo devo perché pensando alle guerre che si scateneranno per sostituirti, non vorrei essere nei tuoi panni…
Il mio scribacchino mi suggerisce di invitarti qui, da me, perché io non posso muovermi.
Vieni, la stagione è bella e il tempo favorevole. Mettiti a sedere vicino a me, su una panchina e pensa.
Pensa che potrei esserti di aiuto, nella scelta del tuo successore, offrendoti tranquillità e serenità di ambiente e paesaggio.
Al problema del tuo successore sono interessato anch’io: se mi risento male, chi mi cura?
Comunque, grazie! In bocca al lupo! E quando dirò, a Santa Caterina in San Marcello, che i santi in Paradiso li ho trovati io e non lei… sai che risate!
[*] – Ospite
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