A Report, su Rai 3, un caso analogo a quello del ponte di via Matteotti di Agliana con una differenza sostanziale: i cronisti non sono stati indagati per la denuncia del caso, relativo anche lì alla minaccia di crollo per traffico pesante
Fra i misteri della fede
AGLIANA-GAIOLA (CN). La vicenda del ponte dell’Olla, nel Comune di Gaiola, ci fa (ancora una volta) sobbalzare dalla sedia.
Anche nel comune del cuneese c’è un ponte giornalisticamente interessane, che però non è un cavalcavia, perché collega le due sponde del fiume Stura, con la statale 21: un ponte messo a dura prova dal traffico pesante, che presenta grosse criticità strutturali.
Una situazione meno pericolosa rispetto al ponte di via Matteotti di Agliana che, è stato poi limitato al traffico pesante dopo un lungo periodo dalla richiesta della società Autostrade per l’Italia dal Comando di Polizia municipale nel 2016 con oltre 7 ordinanze.
Ma torniamo a Gaiola. Nel comune piemontese è l’amministrazione comunale che denuncia il traffico eccessivo sul ponte, con “spanciamenti” della sottostruttura stradale e caduta di pesanti detriti nel greto del fiume Stura e della cosa si interessa la Tv nazionale, visto il grande traffico che viene assorbito giornalmente.
L’Anas piemontese – proprietaria della strada ss 21 – ha avviato i controlli e non risponde chiaramente ai colleghi di Report che si sono occupati della questione, dopo che se ne è occupata la redazione di “Striscia la notizia” nell’aprile scorso. Il problema c’è, la reticenza è alta e i giornalisti delle Tv, “abbaiano” per denunciare il pericolo. Il Ponte Morandi sembra avere insegnato qualcosa: ma non a Pistoia, dove è stato dimenticato se non cancellato subito dalla coscienza della procura.
Il problema del Ponte dell’Olla è indotto dal traffico di migliaia di autoarticolati che lo attraversano, così come il cavalcavia aglianese di via Matteotti, attraversato da minor numero dei pesanti camion per le consegne da e con una industria posta al di là dell’A11.
Il crollo del ponte metterebbe in pericolo non solo chi passa di sopra, ma anche gli utenti delle quattro corsie dell’autostrada, poste al di sotto.
Per questo la società Autostrade ha diffidato l’amministrazione dell’allora SIndaco Mangoni a provvedere a una urgente chiusura al traffico pesante, senza alcuna immediata risposta, ma una incompresa omissione dell’allora dirigente della Pm, il dottor Andrea Alessandro Nesti.
Nessuno dei lettori si sorprenderà per questa attenzione che riservano i media televisivi a un fatto pericoloso che preoccupa per il forte interesse pubblico, riguardando la sicurezza dei cittadini della intera valle; in realtà c’è un episodio che dovrebbe impegnare i lettori a un confronto di merito.
Ad Agliana, oggi paese del sindaco Luca Benesperi, l’analogo caso del ponte di via Matteotti non ha visto alcuna inchiesta a carico del responsabile del servizio, ma, al contrario, il “rinvio a giudizio” dei due giornalisti che hanno aperto il focus sulla sicurezza.
Nessuna misura, nemmeno un provvedimento disciplinare, a carico di colui che non provvide alla “messa in sicurezza” del cavalcavia, con delle ordinanze di limitazione del traffico.
Della cosa, inoltre, anche la polizia giudiziaria dei CC di Pistoia ha rovesciato le conclusioni di indagini fatte a capocchia, in maniera illogica ovvero fuorviante.
È stato infatti il nostro giornale – unico e anche ripetutamente, quanto inutilmente – a segnalare le denunce di Autostrade, che rivolse all’amministrazione aglianese una serie di lettere raccomandate di sollecito alla chiusura del ponte al traffico pesante superiore alle 12 tonnellate: una misura che venne poi presa in carico da chi succedette a Nesti rimosso dal consiglio di Stato: dottor Nesti che godeva (ma ancora oggi pare godere) della comprensione e della stima degli ex collaboratori e ufficiali di PG Panarello, Roberto Nicola e Placido.
I due carabinieri di polizia giudiziaria non hanno avuto difficoltà nell’accogliere l’ipotesi più improbabile per “salvare il soldato Ryan”, anche se i loro rapporti al PM saranno smentiti dal dirigente dei LL.PP: Giampaolo Pacini: le indagini dei Panarello prevedevano l’attribuzione di responsabilità della limitazione del traffico a carico dell’ufficio tecnico e non alla Pm.
Ma torniamo al Ponte di Gaiola. L’inchiesta di Report (Rai 3) è stata accurata e i giornalisti hanno intervistato il Sindaco di Gaiola, Paolo Bottero, e l’Assessore regionale ai trasporti; nonché i dirigenti dell’Anas.
Quest’ultimi due hanno tergiversato, ma nessuno si è permesso di protestare per le domande dei giornalisti o lo sviluppo dell’inchiesta, anche trattata dal Mediaset in un altro format. A Cuneo i Pm e la polizia giudiziaria non non faranno certamente di inquisire i giornalisti di Report: vogliamo scommettere?
Insomma dopo il crollo del Ponte Morandi, il crollo del ponte Albiano sul Magra e quello del viadotto dell’Annone a Como, Agliana potrà dirsi sollevata per non essere stata resa famosa dal crollo del viadotto di Via Matteotti.
Ma avere il triste record di due giornalisti mandati sul banco degli imputati per avere “abbaiato” sulla pericolosa minaccia di crollo, anche grazie alla procura che ha dimostrato di essere molto efficiente per la tutela di ex collegati ai vari uffici, protetti nel più “basso profilo”.
Pistoia e la sua procura
dove niente è come sembra
Il mondo alla rovescia c’è. È Pistoia ne è il paradigma, con Agliana/Agrùmia della Blimunda che coordina i lavori di tutela e difesa del marito ed è perfettamente ascoltata dai PM e dalla polizia giudiziaria pronta a intervenire in maniera strategicamente funzionale a far perdonare perfino in aula il dottor Nesti, anche quando è costretto a dichiarare che una delle denunce contro il comandante Turelli, una denuncia anonima, l’ha scritta proprio lui.
Lui è un ex-Vpo, vice procuratore onorario. E pertanto è noto, stranoto, arcinoto in una procura a nostro avviso disperatamente incompatibile nel mettere su una inchiesta – come il maxi-processo di Pistoia – contro gli unici due informatori capaci di dire non ciò che va detto per convenienza, ma ciò che si vede, cioè la verità oggettiva dei fatti e degli eventi
Se andate a vedere e analizzate il modus operandi della procura di Pistoia, vi renderete conto a occhio che c’è più di una cosa che non va. E voglio fare come quando si contano i punti a briscola:
Tempo medio per una querela a Pistoia: da circa un anno in su
- Tempo per decidere la questione delle strade chiuse dal ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale: tre mesi e mezzo (da metà luglio al 15 novembre 2020).
Il sostituto Curreli è stato un vero e proprio razzo: ha raccolto, esaminato, fascicolato, indagato e deciso su ben oltre 30 querele perrozziane e altre 15 di gentili signori di variegata natura.
Non è stato così sollecito per una signora stalkerizzata davvero da un maniaco sessuale. Lì Curreli sembra che si sia gingillato per più di un anno- Tempo medio per ottenere i tabulati telefonici per la signora stalkerizzata: oltre un anno.
- Tempo per ottenere i tabulati telefonici su istanza di Manfellotto-Hitachi contro Antonio Vittoria dell’Ugl: dal sabato mattina al lunedì successivo. Altro che Speedy Gonzales!
Vi spiace se mi fermo qui? Su questi aspetti non secondari non poso tirar via. Ho intenzione di preparare un bel libro con tutti i riferimenti documentali del caso, così non si potrà dire che non è vero.
Ora il dottor Coletta può davvero lavorare per la «gente comune» e non per gli «unti del Signore» come fino a questo momento.
E se le cose vanno così, ringraziate 80 anni di giornalismo pistoiese sempre prono alle… «autorità costituite».
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]