PONTREMOLI. Il Comune di Pontremoli nell’alta Lunigiana conta poco più di 7 mila abitanti, più o meno quanto quello di San Marcello Pistoiese: a differenza di questo ha però ancora un ospedale propriamente detto e non un Piot; il “S. Antonio Abate”, con tanto di medicina generale, chirurgia, ortopedia, rianimazione sub-intensiva, emodialisi e un vero pronto soccorso senza se e senza ma, e soprattutto senza virgolette, come normalmente usa fare la Asl 3 Pistoia e la Regione per gettare fumo negli occhi ai montanini pistoiesi.
Il S. Antonio era finito, insieme ad altri ospedali, nella lista nera di Luigi Marroni, ex Assessore alla sanità Toscana, l’uomo che sussurrava ai trattori (Fiat) e che ai piccoli ospedali preferiva gli ospedali piccoli (vedi le sue dichiarazioni qui).
La lista di proscrizione comprendeva 15 ospedali che coprivano 108 comuni:
- Pontremoli e Fivizzano (Asl 1 Massa)
- Barga e Castelnuovo Garfagnana (Asl 2 Lucca)
- San Marcello Pistoiese (Asl 3 Pistoia)
- Volterra (Asl 5 Pisa)
- Portoferraio (Asl 6 Livorno)
- Abbadia San Salvatore (Asl 7 Siena)
- Bibbiena, San Sepolcro e Cortona (Asl 8 Arezzo)
- Massa Marittima, Orbetello, Pitigliano e Castel del Piano (Asl 9 Grosseto)
Per evitare una sollevazione di massa, la Regione (mandante) dette ordine all’Asl di competenza (esecutore) di redigere un bel protocollo d’intesa dal valore giuridico pari alla papier de cul da far sottoscrivere con l’intercessione dell’Uncem (agevolatore) ai vari comuni.
Così fu che la totalità dei Sindaci firmò i patti territoriali e il gallo diventò cappone per auto-castrazione.
I patti, così dicevano nel 2013, avrebbero garantito lo sviluppo degli ospedali piccoli e, per rimanere in tema con il gallo volontariamente fattosi cappone, era come dire che la protesi sarebbe stata potenziata e che per scopare sarebbe stata molto meglio del pène. I gusti son gusti, verrebbe da dire coglioni: ma anche quelli zac tagliati. Era fondamentale che l’operazione taglio fosse condivisa, in modo da evitare successive recriminazioni o pentimenti tardivi.
Infatti se qualcuno – noi ad esempio – domandava il perché della chiusura della chirurgia di San Marcello, la risposta era la seguente: “Le Amministrazioni Comunali mica ce lo hanno chiesto di non chiudere”. Il passaggio è riportato nel box a lato; se poi qualcuno vuole l’atto completo, ci mandi una semplice mail di richiesta e provvederemo a inviarlo.
Non tutti i Sindaci però firmarono; e qualcuno, pochi, ebbero l’ardire di dire no. Tra questi pochi il Comune di Pontremoli, dove l’ospedale non è stato potenziato dai patti territoriali, ma in compenso, per ora, c’è sempre, vive e vegeta.
Nuvoloni di tempesta si scorgono nuovamente all’orizzonte e per ingraziarsi il dio Nettuno sono d’obbligo i riti propiziatori.
Quindi, sabato 28 novembre alle 10:30, tutti i lottatori per la sanità e per la difesa degli ospedali, dei prontosoccorso e in generale per l’emergenza urgenza nelle zone montane, sono chiamati a rapporto nel piccolo borgo della provincia di Massa e Carrara, per chiedere:
- Il mantenimento e la valorizzazione degli ospedali punto di riferimento per Comuni montani, aree periferiche e disagiate
- Il potenziamento – toccatevi gli zibidèi – dei prontosoccorso e dell’emergenza urgenza nelle zone che per vastità territoriale e condizioni logistiche creino difficoltà a rispettare i tempi del soccorso e della stabilizzazione del paziente
Agevola il tutto l’Uncem di Oreste Giurlani: prima faceva firmare i patti territoriali ora scrive proposte di legge in difesa dei presìdi ospedalieri montani (vedi qui) e organizza manifestazioni dove i patti non sono stati sottoscritti. Insomma, si direbbe, un voler fare da potta e da culo.
Perché il signor Giurlani, se ha abbastanza fegato, non va a manifestare davanti al Piot di San Marcello Pistoiese?
[Marco Ferrari]