popolo bue. OMNIA VINCIT AMOR: ET NOS CEDAMUS AMORI (E CHI NON È DENTRO È FUORI)

È un’espressione latina che significa «l’amore vince ogni cosa», «l’amore trionfa su tutto». È il primo emistichio del verso 69 dell’Egloga X di Virgilio: «L’amore vince tutto, arrendiamoci anche noi all’amore»

Vedi Wikipedia (intervento ex art. 21 Cost.) 


 

Quando una civiltà si perde dietro a cazzarole come queste

ma dimentica quest’altre quisquilie per il terrore diarroico di finire sotto le sgrinfie dei padroni delle nostre vite

allora è giusto che gli uomini tornino ad essere polvere nella loro cassa da morto come qua, a Sarcofago City/Pistoia, dove il giornalismo alla Montanelli, caro ai nostri accusatori come Claudio Curreli e Giuseppe Grieco, è testimonianza del nulla che copre ogni cosa come in La storia infinita.

Un nulla in cui i servi («I giudici sono soggetti soltanto alla legge»), vaneggiando, si sono sentiti padroni; e come tali si comportano a prescindere, s-garantendo vergognosamente ogni dovere di terzietà e imparzialità; scambiando la prassi illecita con la legge; torturando la gente che chiede giustizia con uno stalking giudiziario degno di fare inorridire le coscienze del popolo che però, vile e bue, accetta supinamente che geni di questa natura possano permettersi di fare quello che vogliono con la garanzia assoluta dell’impunità per le loro evidenti ed eclatanti malefatte.

E povero popolo quello che si contenta di occuparsi del colore di un abito e di un soprabito smeraldo di due signore che si “sposano”, e fa finta di non vedere che il sistema è marcio; che la prevaricazione giudiziaria è ammessa in silenzio per maledetta prassi; che i magistrati possono tutto perché, pur essendo la legge uguale per tutti, la loro sconcia prassi fa loro dire di non perseguitare la Lucia Turco, sorella del procuratore aggiunto di Firenze, ma di arrestare e perseguitare vigili urbani, curatori fallimentari, giornalisti e gente qualunque senza mai rendere conto delle decisioni dittatoriali assunte.

Pane al pane, vino al vino (ma Pistoia è un problemino)

Ad alcuni privilegiati si riservano trattamenti di favore accettando anche denunce, pur presentate in maniera irrituale (vedere l’avv. Giovanna Madera nel caso immondo del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi); ad altri la medesima fetida prassi è negata, perché potrebbe fare scomodo e costringere un Luca Gaspari a dover giudicare davvero e non – come è avvenuto nel silenzio generale di Pistoia, Genova e Roma – a poter favorire falsi testimoni (Iuri Gelli, Andrea Alessandro Nesti, Maurizio Ciottoli, Sonia Caramelli, vigila Traversi etc. etc. etc.) e calunniatori diarroici di professione-sindaco (Benesperi bimbominkia), archiviando ogni altra denuncia per non dover turbare lo status quo che garantisce ai “falsi padroni” il diritto di vita e di morte su tutto e su tutti.

Oggi a Pistoia – e non solo – la giustizia è questa: connaturata al verde smeraldo della vanità delle vanità, mentre la gente se lo prende là.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Ogni dittatore ha i suoi schiavi, ogni schiavo ha i suoi dittatori


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