populisti d’antan. VERMIGLI E LE SUE ILLOGICHE CONSIDERAZIONI

Antonio Vermigli con Don Massimo Biancalani

QUARRATA — AGLIANA. Nell’annuncio della prossima “Marcia per la giustizia”, Antonio Vermigli ci informa che “Le persone migranti sono bersaglio di politiche ingiuste. A detrimento dei diritti universalmente riconosciuti a ogni persona umana, queste mettono gli esseri umani gli uni contro gli altri attraverso strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l’appartenenza etnica, religiosa o di genere”.

Noi, nel prendere atto di questa saggia constatazione, ci chiediamo se c’è una causa a questa degenerazione e quale sia.

Visto che Vermigli insiste nello spiegare che Tali politiche sono imposte da sistemi (quali? ndr) conservatori ed egemonici che per cercare di conservare i propri privilegi (noi non li abbiamo! ndr), sfruttano la forza di lavoro fisica ed intellettuale di migranti (svalutando la mano d’opera locale ndr)…, ci impegna in una replica, ritenendo che le argomentazioni dedotte siano quanto meno illogiche e faziose ovvero fuorvianti.

Il manifesto ufficiale con i relatori

Vermigli sembra dimenticare che l’Occidente – e specificamente il Vecchio Continente, nel quale l’Italia è compresa – è un archivio storico di civiltà, dove sono nate e si sono diffuse le discipline artistiche che sono presenti nei musei, librerie e teatri di ogni mondo con la letteratura, la pittura, le opere musicali e operistiche per le quali anche i giapponesi raggiungono l’estasi.

Ma non solo le Arti, anche il territorio urbano è intriso dalla “civiltà” (da cives, città): si pensi a straordinarie città come Firenze, Venezia o Roma, Parigi o San Pietroburgo, sono da sempre, in Europa.

Tutti i lettori hanno sentito parlare di famose Università, da universi cives (unione di cittadini): quella di Cambridge, il Mit di Boston (Usa), la Sapienza (Roma) ma non dell’università di Harare (Zimbabwe) o Nairobi (Kenya): vi siete mai chiesti perché?

Chi scrive ha una modesta esperienza di viaggi internazionali, ma quella acquisita gli è sufficiente per affermare che tutto questa “svalutazione scriminante” (sulla quale Antonio, incentra l’intero manifesto dell’evento) non è stata “causa” ma ne è effetto di quella cosa che si chiama cultura: una dotazione universale che caratterizza ogni essere umano, rendendolo appunto peculiare, nel suo ambito esistenziale, per definizione ridotta al minimo: tutto ciò che è supplementare alle nozioni.

Scenografica bandiera multiculturalista

Vermigli, confonde magistralmente gli effetti (conosciuti e indotti dalla diversa acculturazione delle persone) con le “cause” e trasferisce l’errore di un imperdonabile vizio logico-argomentativo nell’elenco di termini che sarebbero diffusi per dimostrare una perversa “ghettizzazione culturale”, indotta da noi europei (dunque, suprematist,!) nei confronti del resto dell’umanità e specificamente quella del terzo mondo, sorgente delle masse dei migranti. Non siamo d’accordo e glielo contestiamo.

Il confronto sui termini asseritamente ritenuti dileggiativi o svalutativi come Dialetto, Immigrato, Arte primitiva, Immigrato economico, Superstizione, Guerre tribali, Tensioni interetniche, Stregoneria, Ciarlatano, Invasori è sbagliato e fuorviante: tali definizioni sono effetto di una condizione oggettivamente riconoscibile nel mondo non civilizzato e non sono causa della volgare e stupida intenzione di noi che, già eletti europei dalla a noi incontrollabile nascita nell’unione, non l’abbiamo né previsto, né preferito, facendoci così protagonisti di bieche discriminazioni avversative anzi, razzi-fassiste.

Semplicemente, noi europei usiamo queste categorie per come storicamente ordinate – con criteri più o meno convenzionali – per soddisfare l’esigenza di avere massima chiarezza espositiva di frasi sintatticamente e logicamente esaustive, in una più precisa descrizione del mondo.

Vermigli che è un esperto viaggiatore e conoscitore del terzo mondo e specificamente il Sud-America, sa bene che i dialetti sono una peculiarità diffusa nelle aree dove sussistono tribù; che le guerre tribali, sono il risultato della presenza di queste numerose tribù (che covano naturali tensioni interetniche); che la superstizione e la stregoneria sono proprie di certe culture animiste diffuse ovunque (in Africa, esistono pochi cimiteri, per evitare il saccheggio della salma e i defunti vengono sepolti nelle prossimità delle case, per controllare il tumulo dalla famiglia!).

Insomma siamo di fronte a una analisi suggestiva e fuorviante, dove l’Occidente è posto nel ruolo di soggetto “dante causa” a effetti che, ben diversamente, trovano origine in altri posti e che non sono certamente controllati dalla Commissione europea o dal premier Conte, tantomeno dalla nostra redazione.

Per questo motivo, siamo d’accordo con Antonio Vermigli quando dice “È tempo di cambiare, mutare ed accrescere la nostra prospettiva”: il nostro progetto non potrà che essere quello di implementare i livelli di civilizzazione nel resto del mondo, contrastando riti disumani e terribili come l’infibulazione femminile (Africa), lo sfruttamento del lavoro minorile, la violenza sistematica sulle donne (stupri universali), gli sfregi con gli acidi (Pakistan), l’aborto selettivo (Cina), il matrimonio con bambine (India), la disparità dei generi (Arabia) e potremmo continuare per molto ancora.

Se vogliamo parlare dell’umanità, cerchiamo di non confondere “mele con pere” o gli effetti con le cause. Altrimenti Salvini non potrà che crescere con ragione di causa, appunto.

[Alessandro Romiti]

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