
PORRETTA. Come se non bastassero l’ideatore e direttore artistico Graziano Uliani, il suo staff e tutta la gente di Porretta, a proteggere il Festival Soul ci pensa, chissà da dove, padre Emanuele Grassi.
Corre voce infatti che il francescano, innamorato del soul, fosse uno degli spettatori più accaniti del Festival e che prima di ogni edizione si preoccupasse di benedire l’evento affinché tutto filasse liscio, ma che soprattutto, il tempo, si mostrasse clemente.
In punto di morte, per cercare di distrarlo dall’inevitabile epilogo, molti dei suoi amici cercarono di rincuorarlo sostenendo che senza la sua presenza, il Festival avrebbe perso il suo tutore. “Non preoccupatevi – rispose prima di morire padre Emanuele Grassi –. Ricordatevi solo, due giorni prima dell’inizio di ogni edizione, di venirmi a far visita qui, al cimitero, di portarmi qualche fiore e di recitare, per me, una preghiera”.
Le prime volte, quella del Festival Soul, lo fecero per amicizia e gratitudine. Con il tempo poi, visto che durante la manifestazione, puntualmente, il cielo sopra Porretta splende meravigliosamente di stelle, questo rituale si è consolidato, fino a consacrarsi e diventare un vero e proprio rito propiziatorio.
Ma al di là di questa simpaticissima e fino ad oggi confermata leggenda, anche ieri sera, al Parco Rufus Thomas, si assistito ad un’altra meravigliosa serata, impreziosita fino agli eccessi dal cognatastro di Jimi Hendrix, Guitar Shorty, il marito della sorellastra di Jimi, Martha. Bluesman stratosferico – il blues non è morto e qualche bluesman è ancora vivo – ieri sera, dopo un’ora abbondante di repertorio classico del Mississipi si è preso lo sfizio di scendere tra la folla continuando ad eseguire il brano; ha poi deciso di tornare al proprio posto, sempre con la sua sei corde in collo, facendo il giro del palco, ma posteriormente: una situazione bellissima che il pubblico, numeroso oltre ogni ragionevole sold out, ha salutato con rumoroso gradimento.
Poi, prima di cedere il palco a due ladysoul, Guitar Shorty ha voluto rendere omaggio al cognato Jimi, suonando, per un quarto d’ora abbondante, la sua Hey Joe; si è così svelato l’arcano per sapere quale fosse il motivo che induceva Hendrix a distruggere le sue chitarre. Semplice: suo cognato era più bravo!

Prima di lui, soulblues impegnato, con lo step affidato a Toni Green. Al pubblico infatti, è stata data una piccola asticella di legno con un cuore giallo attaccato: da una parte pace, dall’altra peace. E durante la sua esibizione, la coreografia non è stata da meno, perché tutti, soprattutto quando i riflettori illuminavano l’anfiteatro, si sono orgogliosamente slanciati nello sventolio: speriamo che serva a qualcosa, ma abbiamo buoni motivi di dubitare.
Alle 23,30, con precisione elvetica più che appenninica, il sipario si è chiuso. Spettatori e suonatori si sono confusi verso l’uscita. Abbiamo incontrato molti amici pistoiesi, abbiamo rivisto, con piacere, Randy Roberts (che ascoltammo e intervistammo nella passata stagione che si è esibito nuovamente in questa venerdì), abbiamo abbracciato, forte, Nneka Ekwueme, che ha cantato, nel pomeriggio, sul palchetto della piazzetta attigua al Parco con la sua band, i Meez e ci siamo incamminati verso l’automobile per fare ritorno a casa.
Alle due, in piena notte, mentre stavamo scrivendo questo racconto, in via Buonfanti sono transitate tre donzelle particolarmente felici, che invece di raccontarsi sotto voce le impressioni ricevute dalla serata trascorsa chissaddove e chissà con chi, stonavano a squarciagola un famoso motivo di Claudio Baglioni. A Porretta non abbiamo avuto l’impressione di averle incontrate e a pensarci bene, nemmeno al Festival Blues di piazza del Duomo.
Forse appartengono alla fauna del sabato sera, quella che ignora che nelle vie anguste l’effetto canyon è micidiale, ma soprattutto devono appartenere a quella specie che non sa dove dimori il buon senso.
FANTASTICO !! avete trovato un modo “elegante” per distruggere Porretta ? …. ottima l’ antifrasi dal sapore dantesco, ” tipio toscano” …