Dopo circa venti giorni dall’exploit aperto dalla pubblica denuncia dell’ex postino a Pistoia ancora nessuna risposta ufficiale da parte di Poste è pervenuta
PISTOIA. La stampa provinciale di mezza Italia accogliendo la pubblica denuncia dell’ex postino Carmine Pascale, originario di Montella (AV), che per primo ha denunciato l’illecita condotta di Poste Italiane di non pagare gli straordinari ai giovani precari nell’illusione del posto fisso, ha aperto la strada alla denuncia sociale dello sfruttamento del precariato da parte della più grande azienda (statale) del nostro paese.
Poste avrebbe tratto giovamento – sotto gli occhi dei sindacati (sic!) – delle prestazioni lavorative dei portalettere CTD (Contratti a Tempo Determinato) che si protraevano ben oltre l’orario previsto secondo CCNL, senza registrare e dichiarare all’INPS le ore di straordinario, forte del fatto che nessuno dei responsabili autorizzava formalmente l’attività lavorativa aggiuntiva.
Finora sfuggiva forse alle Poste un dettaglio, ma non da poco: le ore lavorate sono riscontrabili attraverso la verifica delle timbrature.
Da qui, la breccia aperta da Carmine Pascale e l’avvocato Rocco Bruno nella corazza del colosso giallo-blu che hanno richiesto e ottenuto il riconoscimento dello straordinario puntando sull’autorizzazione implicita allo svolgimento dello stesso.
Succube il meccanismo ricattatorio fondato sulla base del rinnovo contrattuale: “non viene richiesto esplicitamente di lavorare oltre l’orario previsto, di solito si pretende, anche sgarbatamente, di completare in giornata tutte le consegne affidate a prescindere dal tempo necessario, dunque” chiarisce l’ex postino.
Dopo circa venti giorni dall’exploit ancora nessuna risposta ufficiale da parte di Poste è pervenuta. Intanto, cresce sempre più la volontà di seguire le orme “scomode” dell’ex collega fra le lunghe fila dei precari, ma ciò non sembra destare l’attenzione della stampa nazionale, la quale si mostrava nei giorni scorsi piuttosto intenta a celebrare l’anno “record” di Poste.
Fu vera gloria? Ai lavoratori l’ardua sentenza.