POSTE: LA STRANA POSIZIONE DEL CONSIGLIERE NICCOLAI

Marco Niccolai
Il Consigliere regionale Marco Niccolai

PISTOIA. Le persone serie impegnano la loro giornata nelle attività che la vita ha riservato loro, siano esse ancora civilmente operative, siano esse in pensione.

Questo quotidiano ha il brutto difetto di provocare curiosità, dibattito e pure valutazioni su quanto poteva apparire normale e invece non lo è. Mi riferisco al comunicato di un certo sig. Niccolai, per grazia di Dio e volontà degli elettori, neo-consigliere regionale che non si vergogna ad affermare che lui e la sua cricca non contano un c…o. Però ci succhiano mensilmente migliaia di euro: per cosa? Per “partorire” comunicati sulla situazione degli uffici postali, già ampiamente falcidiati e ancora di più da sopprimere (vedi).

Questo Niccolai che, dalla foto, sembra più un ragazzo in cerca di prima occupazione che non uno scafato politico, ci dice, se avete letto, che loro, in Regione, non contano una mazza e che però lui è solidale con i manifestanti anche se non può essere presente perché impegnato in una riunione regionale (e relativo gettone di presenza?).

Insomma, la Regione e la sua “band” non hanno possibilità di intervenire nelle pubbliche-private nequizie di un soggetto che si chiama Poste Italiane che sta triturando il territorio e massacrando quel poco o tanto di sociale che questo servizio ha sempre rappresentato per gli italiani. Sempre, al di là dei periodi politici, dei loro rappresentanti e dello Stato che esprimeva.

Adesso, e lo diciamo potendolo dimostrare, Poste Italiane, non certamente nei suoi quadri e nei suoi dipendenti, ma nei suoi vertici, è divenuta una associazione para-non-si-sa-ché con il solo scopo di fare “interesse” e strafregandosene della finalità sociale per la quale era nata e per la quale uno Stato serio dovrebbe imporle di operare.

Tagli alle Poste
Tagli alle Poste

Purtroppo la gente ancora casca in questa azienda perché in fondo si ricorda cosa erano le Poste Italiane e quali servizi offrivano: a partire dai buoni postali, variegati nella loro forma e negli interessi che producevano per chi, fidandosi, depositava piccole o grandi somme aspettandosi il giusto corrispettivo.

Famiglie che avevano l’abitudine – quando un nipote, per esempio, compiva gli anni o nelle ricorrenze canoniche – di regalare un buono postale a scadenza fissa e relativa riscossione con relativi interessi.

Praticamente, un buono postale di €. 100 stipulato stamani e con riscuotibilità nel 2028, cioè fra tredici anni, rende, alla scadenza, €. 123 e spiccioli: cioè in tredici anni “ben” €. 23 di utile!

Buoni postali fruttiferi? E di che?
Buoni postali fruttiferi? E di che?

Siamo noi che siamo scemi o loro che sono dei furbi? E quando dico “loro” mi riferisco a questa congrega finanziaria che pensa che tutti si debba essere non pensanti e solamente votanti. Per posizionare sugli scranni personaggi, dai più visibili a quelli meno “esposti”, ma redditizi e organici, ai formali rappresentanti del popolo che di questo sistema corrotto si nutrono e su questo marciume legalizzato campano.

Tanto un Niccolai di turno che viene a dirci che lui è solidale con i manifestanti che protestano contro la chiusura degli uffici postali, ma che la Regione (che mensilmente gli mette in tasca migliaia di € nostri) dinnanzi a certe scelte è impotente.

Questa è l’Italia postbellica, l’Italia non “da bere”, l’Italia già bevuta e tracannata. L’Italia “spolpata” dai cannibali che hanno solamente il coraggio di dire che loro non possono fare nulla.

Se non avessi “nipotanza” e non avessi un minimo senso civico e un po’ di imbarazzo pensoso per il futuro di coloro che ci seguiranno, mi verrebbe voglia di dire – e lo dico –: «L’avete voluta la bicicletta? Adesso pedalate, cretini!».

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One thought on “POSTE: LA STRANA POSIZIONE DEL CONSIGLIERE NICCOLAI

  1. Buona sera Felice: come sempre mai banale. Ma io ho voglia di fare il bastian contrario. Le Poste sono uno di quei carrozzoni statali dove un tempo ci lavoravano il doppio delle persone necessarie ed era una delle fonti, insieme a FS, IRI, Cassa del mezzogiorno, Alitalia…che facevano venire voglia di spaccare tutto solo a pensarci. Servizi pessimi, code chilometriche, impiegati spesso insofferenti. Il tutto condito da un bagno di sangue economico da ripianare ogni anno a spese nostre. Poi il miracolo, finiscono in mano a managers poco inclini al sociale, ma che la portano in utile e ce la tengono da oltre un decennio, da 10 anni io non sgancio più una lira di tasse per ripianare i loro debiti. Lei mi dirà che il servizio fa schifo anche ora e in più chiudono gli uffici più piccoli. Ma ce lo ricordiamo cosa era il servizio postale 20 anni fa? Quanto impiegava una cartolina ad arrivare (quando ci arrivava) a destinazione? La verità è che le Poste sono un’azienda che stà per andare sul mercato, che nell’epoca di internet la consegna della posta è un settore in perdita tenuto in piedi in virtù del doveroso (ci tengo a dirlo) ma antieconomico Contratto di Servizio Universale. La verità infine, è che uno stato indebitato come il nostro non può più permettersi carrozzoni a debito (anche se poi quelli che gli fanno comodo eccome se li tengono…). Quindi o si sostengono da soli o come Breda e Alitalia insegnano, prima o poi si chiudono o si svendono. In fondo alle Poste è andata meglio che ad altri.
    Buona serata
    Massimo Scalas
    PS. sembra pochino 23 euro di rendimento con un investimento di 100 in 13 anni, ma non lo è. Infatti è pari al 23% ovvero quasi il 2% annuo. Se lei compra dei buoni del tesoro attualmente rendono da 2 a 4 volte meno e d’altro cato un paragone coi rendimenti di 20 o 30 anni fa è improponibile: c’era la liretta e l’inflazione viaggiava con numeri a 2 cifre.

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