pracchia. SALVATE LA STAZIONE FAP!

Stazione Fap Pracchia
La Stazione Fap di Pracchia

PRACCHIA. [m.f.] Bellezza@governo.it è l’indirizzo di posta elettronica istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui, fino a ieri 31 maggio, era possibile inviare le segnalazioni di luoghi o beni pubblici da recuperare o ristrutturare.

A disposizione dei progetti, che saranno selezionati da un’apposita commissione e che verranno resi noti tramite decreto ministeriale il prossimo 10 agosto, sono stati stanziati 150 milioni di euro.

Circa 90 mila le e-mail pervenute e più di 2500 le segnalazioni di luoghi da recuperare in tutta Italia.

Tra questa anche quella inviata dall’architetto Roberto Prioreschi di Campo Tizzoro, con cui segnala la storica stazione della Ferrovia Alto Pistoiese di Pracchia, oggetto nell’ultimo anno di ripetute e accorate segnalazioni, cadute nel vuoto, fatte al Sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli – vedi Aspettando Godot-Bertinelli (e il crollo della stazione).

I fondi messi in palio Governo in questa lotteria dei beni dimenticati, saranno destinati al recupero di parte del patrimonio della Provincia di Pistoia, prossima Capitale della Cultura 2017 e fra questi, ci sarà posto per il recupero della piccola bellezza della stazione da cui partiva il trenino della montagna?

Di seguito il testo inviato dall’architetto Roberto Prioreschi.

Roberto Prioreschi
Roberto Prioreschi

Sono a segnalare la ex stazione F.a.p. di Pracchia provincia di Pistoia regione Toscana.

La stazione versa in precarie condizioni di manutenzione, rischia di crollare da un momento all’altro e rappresenta un pezzo importante nella storia e nella cultura della Montagna Pistoiese del secolo scorso.

La ferrovia Pracchia San Marcello-Mammiano muoveva dal piazzale esterno della stazione di Pracchia delle Ferrovie dello Stato (616 m s.l.m. ) sviluppandosi per un breve tratto di circa 600 m sulla sponda destra del fiume Reno, attraversando il Reno stesso a mezzo di un ponte obliquo ed in curva per immettersi sulla via Modenese.

Salvo brevissimi tratti in sede propria. Passava sulla predetta via ordinaria, lungo la stretta valle del Reno, fino a Campo Tizzoro, dove lasciava la strada ordinaria per entrare in sede propria nella valle del Maresca, attraversando il ponte di 9 m di luce il località “Il Vallino”. Lasciata Maresca, cominciava ad arrampicarsi sull’Oppio, valicandolo ad una quota di 843 m s.l.m., che rappresentava il culmine della ferrovia.

Dall’Oppio cominciava a discendere verso Gavinana, che raggiungeva alla quota di 770 m, nel bosco sottostante il paese. Da questa stazione la ferrovia, mediante due ampi avvolgimenti, che costituivano uno sviluppo artificiale per contenere la pendenza, si dirigeva, tra le selve di castagni verso Limestre, e poco dopo, rientrando nella via Nazionale raggiungeva la stazione di San Marcello e poi quella di Mammiano, ove aveva termine.

Per quaranta anni il “trenino”, giorno dopo giorno ha unito Pracchia a San Marcello, trasportando operai, impiegati, studenti, militari, merci, villeggianti e turisti su un percorso panoramico, arricchendo il paesaggio con la sua presenza.

Servirsi di una secondaria, poco più di una tranvia, tre quarti d’ora per i sedici chilometri fra i due capolinea, il suo affiancamento al traffico automobilistico, il relativo restringimento della carreggiata, fu considerato un vero pericolo, un mezzo anacronistico, improduttivo, un ramo secco da tagliare (vedi Tirano capolinea del Glacier Express qui e qui).

Il progetto della Stazione Fap di Pracchia
Il progetto della Stazione Fap di Pracchia

E puntualmente, tra poche velate polemiche, il 30 settembre 1965 cessò il suo caratteristico fischio, con un atto che può essere considerato illegittimo, in quanto la soppressione della F.a.p. è stata disposta con un decreto ministeriale in violazione della Legge 2 agosto 1952 n° 1221 che stabilisce (articolo 1 ultimo comma ) che l’eventuale soppressione di una linea considerata non suscettibile di risanamento, deve essere disposta con apposita Legge, e la linea fu smantellata.

A distanza di tempo rimane solo il ricordo e forse il rimpianto che una valutazione più puntuale e meditata avrebbe potuto far intravedere un’altra soluzione meno distruttiva e cosciente che gli elementi qualificanti del nostro ambiente devono essere conosciuti nella loro essenza, valorizzati e mantenuti per non defraudare il territorio di quello che gli appartiene.

Se non si interviene velocemente si perderà un altro pezzo di storia della nostra Montagna Pistoiese.

Roberto Prioreschi

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