PRATO. La situazione dei profughi a Prato è stata al centro della riunione congiunta delle Commissioni consiliari 5 Politiche sociali e 6 Controllo e garanzia, presiedute da Gabriele Alberti e Giorgio Silli.
A rispondere alle domande dei commissari è stato l’assessore alle Politiche per la cittadinanza Simone Faggi, che ha ribadito il no del Comune alle tendopoli ed ha annunciato l’individuazione di cinque nuove strutture abitative private nel territorio provinciale, di cui 3 a Prato, una a Poggio a Caiano, che aprirà nel fine settimana, e l’altra a Cantagallo, per un totale di circa altri 50 posti disponibili.
La situazione è tornata in equilibrio dopo l’annuncio il mese scorso dell’arrivo di ben 70 richiedenti asilo, imposti dal prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno, dopo l’arrivo sulle coste italiane di 11mila persone, suddivise tra tutte le province senza criteri territoriali.
In realtà, come ha spiegato Faggi, a Prato sono arrivati 45 dei 70 profughi annunciati e 21, tutti eritrei, sono scappati quasi subito dalle strutture di accoglienza.
A Prato ne sono rimasti quindi 24: «Si tratta di un numero che possiamo tranquillamente gestire nelle strutture abitative già attive sul territorio – ha detto l’assessore Faggi –. A Prato la rete che abbiamo costituito insieme a Prefettura ed associazioni ha funzionato e sta funzionando, ma sicuramente 70 nuovi arrivi in un giorno solo invece rappresenta un numero che metterebbe in crisi qualsiasi sistema di accoglienza».
A Prato e provincia attualmente i richiedenti asilo sono 520, in continuo turn over, a fronte dei circa 2.000 di Firenze: «Per ora la proporzione con il territorio è stata rispettata e noi per questo opponiamo il nostro no ad utilizzare le tende come soluzioni di alloggio temporaneo – ha proseguito Faggi –. Non è giusto sotto alcun punto di vista, a partire dalle condizioni climatiche che comporterebbero 40° all’interno.
«Non possiamo comunque non esprimere la nostra preoccupazione per eventuali nuovi arrivi, soprattutto perchè a livello nazionale e comunitario è stato deciso di risolvere una crisi umanitaria con la modalità della Protezione internazionale, che offre strumenti di accoglienza e tutela che richiedono anche un anno e mezzo per il riconoscimento ad ogni richiedente asilo tra domanda e ricorso contro eventuale diniego. Si parla insomma di tempi troppo lunghi a fronte di un’emergenza, senza contare l’assenza di politiche di rimpatrio, come ha richiesto anche il sindaco Matteo Biffoni».
[cb – comune prato]