PRATO. La data del 29 agosto 1512 è per la città di Prato è nefasta. All’epoca I Medici per riconquistare Firenze chiesero l’appoggio al Papa Giulio II. Fu formato un esercito di italiani e spagnoli con a capo Raimondo de Cardona. Partiti da Bologna con il cardinale Giovanni de Medici ex proposto di Prato, figlio di Lorenzo il Magnifico, mossero dal Mugello verso Firenze, decisi a togliere dal potere la Repubblica Fiorentina a cui capo vi era il Gonfaloniere Pier Soderini.
Prato alleata di Firenze, era difesa da qualche migliaio di uomini male armati , tra cui in loro aiuto erano accorse le milizie pistoiesi capitanate da Franco Gori , con il suo luogotente Piero Mati, uomo della famiglia Panciatici, aveva al suo comando circa 600 uomini. Vi erano anche circa 1000 pisani e 85 soldati di Colle Valdelsa.
Sulle truppe Fiorentine ci sono divergenze sul suo numero alcune fonti parlano di 75 uomini altre di alcune centinaia. Gli spagnoli chiesero la resa e il vettovagliamento per le loro truppe. Gli fu rifiutato ogni richiesta. Questi forti di un esercito di circa 10000 uomini tra soldati e cavalieri bene armati, decisero di attaccare la città. Già la notte tra 28-29 tentarono alcuni attacchi andati a vuoto per resistenza pratese. Ma la sera del 29, riuscirono a aprire una breccia, a porta a Serraglio (all’epoca Travaglio) e anche scavalcando le mura, irruppero in città. Fu una strage, le milizie in parte scapparono, molti tra cui i capitani pistoiesi Piero Mati e Franco Gori, morirono combattendo. Alla fine si contarono circa 5000 morti. Anche se qualche storico non concorda sulla cifra esatta.
L’esercito spagnolo saccheggio la città lasciandola il 19 settembre 1512, portando con sé i prigionieri, ovvero i Pratesi che non erano riusciti a pagare le imposizioni economiche che erano state istituite. Qualcuno dei prigionieri fu venduto, qualche altro messo in carcere a Mantova, Bologna e Modena.
Questa è la parte nota della vicenda. Un ricercatore pistoiese nel 2014 studiando i libri contabili della curia Pistoiese che all’epoca inglobava molte parrocchie Pratesi, ha trovato un altro episodio di Microstoria inedito del doloroso avvenimento. Dopo la presa della città, il Vescovo pistoiese Niccolò Pandolfini, incaricò il sacerdote Marcho Batachiuoli Corsini di recuperare una cospicua quantità di grano saccheggiato.
Il venerdì 3 settembre il prete Marcho, portò agli spagnoli 6 ducati e 4 lire, cesti di fughi e 20 fiaschi di vino. Il 5 e 9 settembre seguirono altre visite delle stesso tipo, alla curia dove era conservato il grano, mediando con gli spagnoli e il Cardinale de Medici e riuscendo a ricomprarne una parte. Il 17-18 19 settembre seconda missione per salvare il grano depositato all’Ospedale della Misericordia. Il 18 ottobre fu fatto un bilancio dell’operazione venne detto:
[…]e benché si mettesse tempo e sottomettosi a infiniti pericoli per salvarlo e ricomprarlo, quello che era in vescovato e quello che era in Spedale della Misericordia, tutto fu amministrato e governato per ordine e per mano di prete Marcho Batachiuoli Corsini.
Il Carmarlingo Agnolo Ferrini, concludendo disse:
era ito male tutto pure se ne salvò staia 400,(la misura dello staio in Toscana era calcolato circa litri 25 ) el resto andò a sacco, staia 243.
Non si capisce se il grano salvato fu usato per lenire la popolazione pratese e fu solo un operazione di salvataggio di beni ecclesiali. Il fatto però riveste grande importanza e testimonia il coraggio di questo e chissà di quanti altri piccoli ma importanti episodi simili.
(Testo rielaborato da: Rivista il Metato n.72-73 gennaio-giugno 2014 .pp.20-21. Autore Sauro Corsini).
Roberto Daghini