Ciottoli, se avesse un po’ di cervello, manterebbe un profilo non basso, ma infimo, nei confronti di chi ha condiviso, con lui (e per lui) la caduta degli dèi di Agliana: da Rino[ceronte] [nau]Fragai, a quella specie di assessori-pettegole che avevano talmente liofilizzato i coglioni a Giacomo Mangoni che, da persona con un minimo di dignità, mandò tutti a fangrillo. Qui sotto un esempio di “scambio di idee” fra noi risalente al 6 febbraio 2021 scorso…
SENZA SENSO DEL PUDORE
C’È CHI AVANZA A COMPRESSORE
E PUR TROVA UN BUON ASCOLTO
NEL “REALE CAPOVOLTO”. . .
AGLIANA. La presidente del consiglio comunale, Milva Pacini della Lega, intervenne a corsa pregandolo di smetterla, ma era già troppo tardi.
L’assessore al personale e alla polizia municipale del Comune di Agliana, Agnellone/Panettone (alias Maurizio Ciottoli), difeso a spada tratta dalla procura di Pistoia solo in base alle sue farneticanti dichiarazioni di «ebreo perseguitato dai nazisti di Linea Libera», era ormai esploso e aveva sbroccato alla grande nella più clamorosa delle diffamazioni mai espresse in un consiglio comunale non solo aglianese, ma forse anche della nostra provincia-sarcofago di Pistoia.
La voce ufficiale del signor assessore è molto eloquente e la potrete riascoltare al punto 1h e 27 m della videoregistrazione (la mozione è la numero 7) laddove l’Agnellone Mordace intima, arrogamntemente, a un consigliere di opposizione cui deve tutto: «Nerozzi, LE ricordo che chi doveva contare gli agnelli, uno è agli arresti domiciliari, e uno è latitante…». Grazie, Monsignor Della Casa, scrittore del Galateo, delle regole della correttezza umana e del rispetto delle persone! Fossimo stati ai tempi della buon’anima, sarebbe arrivata una squadraccia a randellarci sulla porta di casa?
Per essere chiari, tradotto dalle parole del signor Segatura: il primo sarei io, allora agli arresti domiciliari illeciti e perciò revocati dal Tribunale del Riesame il 25 marzo – anche se la cosa è stata molto sgradevole per la Procura di Pistoia – e l’altro, pesantemente diffamato con l’espressione rozza e volgare di latitante, sarebbe Alessandro Romiti, che altri della stessa “compagnia dell’anello del Ciottoli” chiamano benevolmente «maiale stercorario» o «maiale subinfeudato»: ovviamente espressioni non ritenute offesive da parte di una procura pistoiese che adotta il Vocabolario della Crusca per assolvere gli amici e per condannare i nemici. E noi di Linea Libera siamo nemici a priori perché pensiamo con la nostra testa.
La cosa più insopportabile dei bufali che riescono a governare (e questa volta devo fare il mea culpa pubblico, perché anch’io ci ho messo del mio per spingere in alto e aiutare questo signore nella parte finale della campagna elettorale aglianese), è il loro avanzare a testa bassa senza riflettere. Non per nulla di una persona che non ragiona e va avanti travolgendo tutto e tutti, si dice che è imbufalita.
Sentire il Ciottoli rivolgersi al Nerozzi con il LEI è come sentire papa Bendetto (il vero, unico papa) tirare un moccolo contro lo Spirito Santo, la peggior bestemmia che ci sia secondo San Paolo, nome di ignoto ai fedeli (?) di oggi.
Perché questo? Perché il Ciottoli, malevolo e animato da uno spirito da accattone, ha avuto, proprio da quel Fabrizio Nerozzi lì, la via spianata alle cazzate (tutte) che ha realizzato da tempo e, comunque, da dopo che si è “innamorato” del suo idolo: la dottoressa Aveta, in arte e in effetti il vero sindaco di Agliana.
Il Ciottoli, se avesse un po’ di cervello, manterebbe un profilo non basso, ma bassissimo, anzi infino, nei confronti di chi ha condiviso, con lui (e anche per lui, purtroppo) la caduta degli dèi di Agliana: da Rino[ceronte] [nau]Fragai a quella specie di assessori-pettegola che avevano talmente liofilizzato i coglioni a Giacomo Mangoni che, da persona con un minimo di dignità, mandò tutti a fangrillo.
Uno di questi giorni sarebbe il caso di intervistare lo sceriffo (il Ciottoli ha anche questo soprannome oltre che quello di Trapélo per il mestiere che svolge), che prima demuncia tutti alla Corte dei Conti; s’incazza con il “fiorellin di serra” dell’ex-comandante Andrea Alessandro Nesti; lo chiama ai danni e gli richiede pure dei quattrini, ma poi, con una inversione a U, ci si accorda scambiandoci il segno della pace; e denuncia Linea Libera, Bianchini e Romiti, per estorsione, minacce e chi più ne ha più ne metta, dando solida sponda a un signor Claudio Curreli che non non solo non indaga affatto, ma copia-incolla-incarta e porta a casa un tir di cazzabùbbole per condannarci e sopprimerci.
L’assessore ha dimostrato così in modo tragicomico, come uno di quei personaggi da felliniano Amarcord, di avere davvero della segatura al posto del cervello: e il suo delirio in rete ne è stata la prova della modestia intellettivo/intellettual-morale.
Ciottoli, abituato a parlare “usando il crick” – si dice che sia già stato rinviato a giudizio per lesioni a un camionista a seguito di un diverbio per un parcheggio: è vero? –, è oggi a tal punto inebriato dal potere, e tanto inebriato, che perfino su WhatsApp, tampo fa, con estrema finezza mi aveva scritto, a sfottò, quello che vedete nell’immagine di testa.
Quando aveva bisogno, insieme a Pedrito Luca Benesperi, scodinzolava e guiava chiedendo, come un cagnetto mite e fedele, che gli gettassimo l’osso con un po’ di ciccia – di quella delle grandi bistecche che lui, badate bene, sa cucinare alla perfezione insieme alle linguine alla bottarga di Sardegna: quelle della cena da lui e da Pedrito voluta al momento della vittoria di Agliana e prima di essere oggetti di minacce e ricatti – bufale a cui poteva credere solo la procura di Pistoia, ma forse solo per motivi utilitaristici.
Il Ciottoli sembra aver completamente dimenticato di quando utilizzava – per i quasi tre anni di attività consiliare,come membro di opposizione – come primo e prezioso ghostwriter Alessandro Romiti, oggi definito, e senza vergogna, il latitante.
D’altronde cosa volete aspettarvi? Non meravigliatevi. Queste cose, a Pistoia, sono all’ordine del giorno. La storia è piena di persone perbene e riconoscenti, tipo il senatore La Pietra con l’Elena Bardelli. E poi rammentate cosa fece anche Pietro, il pescatore, prima che il gallo cantasse tre volte…
Edoardo Bianchini
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