processo mancini. PECCATO CHE IL PROF. GALARDINI NON SIA FEDEZ, ALTRIMENTI MATTARELLA SI SAREBBE ‘SELFIZZATO’ CON LUI CANTANDO CHE NELLE FORZE DELL’ORDINE «E’ SON TUTTI FASCISTI»

Quella italiana è una democrazia fragile e sempre in bilico. Comandano i più forti e fanno come credono e vogliono perché – vedi governo – spesso non sanno fare niente, ma parlano a sproposito e tengono comunque saldo il mestolo del potere. Ed è il frutto della propaganda di una sinistra prevaricona che ha fatto, dell’antifascismo retorico, il proprio Panzer


Quando i cittadini non hanno difesa alcuna contro l’oppressione della legge sin troppo interpretata, non resta che parlare in metafora e per satira contro un sistema che sa tutto fuorché il rispetto dell’umanità


LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI

MA I GIUDICI LE VOLTANO LE SPALLE


 

E quando la procura di Pistoia non sa cos’altro fare, si rifugia dietro la negazione del diritto di difesa con la formula tipo «secretato» o «soggetto a segreto istruttorio». E il cittadino fischia. Non crediamo che Padri Costituenti intendessero che la legge fosse fatta solo per cognomi: Agnelli, Benetton, Elkan, Fedez, Turco e così via…

 

PISTOIA-MONTALE. Stamattina nuova udienza del giudice Barbara Floris nel processo a Sandro Mancini, il luogotenente già noto per la nota vicenda persecutoria perpetrata dalla procura di Dell’Anno e dal sostituto Giuseppe Grieco sul quale il nostro giornale ha bene accesso le luci e che non potrà non considerarsi agli effetti delle attenzioni speciali che la procura assicura a certi cittadini non omologabili.

I testimoni ascoltati sono stati tre: il sindaco di Montale Ferdinando Betti, il Comandante dei carabinieri di Montale Massimiliano Moncini, e il giornalista della Nazione Giacomo Bini.

Gli ultimi due non hanno dato evidenza di argomenti rilevanti dicendo cose di scarsa importanza ai fini degli accertamenti, ma diversamente è apparsa la testimonianza resa sotto giuramento dal Betti che ha detto di non avere ascoltato le dichiarazioni dell’assessore Alessandro Galardini, presente quale parte civile nel procedimento per diffamazione a mezzo Facebook dell’imputato Sandro Mancini.

E questo fedele servitore dello stato, perseguitato per anni da un procuratore discutibile tanto da essere sfiduciato dal Csm – e lo sappiamo bene tutti –, non è Fedez che insulta i carabinieri, ma che, essendo democraticamente impegnato, con la consorte-Barbie, a votare e far votare Pd, consente perfino a Mattarella di selfiezzarsi con lui con la faccia di compiaciuto sorriso.

Già qui, per noi pure perseguitati dalla procura pistoiese, appare una manifesta incongruenza. La dichiarazione del Galardini – che abbiamo ascoltato nell’audio pubblicato sul sito del Comune – ci appare come un atto ingiurioso nei confronti dell’arma dei carabinieri, tale da rendere plausibile una tesi di vilipendio alle forze dell’ordine, per il qual reato sarebbe stato aperto – si dice – un separato procedimento penale.

Il processo avrebbe dovuto avere – a rigore di logica – due imputati, eventualmente il Mancini, per la contestata diffamazione nei confronti del Galardini, ma certamente, il Galardini per il più grave reato di vilipendio ai CC.

E mentre per il Mancini ci sembra ragionevole parlare di un fatto di “tenue gravità” (una formula che la procura sa benissimo applicare quando vuole e con chi vuole, quando c’è da disinnescare questioni processuali abnormi: questo è il nostro parere); per il secondo aspetto, quello dell’ipotetico vilipendio, per il quale sarebbe stato imputato l’assessore Galardini, il fatto sembra vaporizzato per magia e già immaginabile come archiviato, anche per una circostanza che vede opposto un diniego alla consultazione del fascicolo da parte del Mancini. Un diniego che sembra davvero ingiustificato, per come limita la capacità di difesa del luogotenente che non ha mai voluto piegare la schiena.

La legge è uguale per tutti: è il cittadino che di volta in volta cambia nome ed è diverso

Se Galardini ha fatto la dichiarazione in una trattazione pubblica (era in un consiglio comunale e non nel suo salotto) rivolgendosi alla sua maggioranza, dunque a una pluralità di persone nella quale è ricompreso anche sua eccellenza il sindaco Betti, come è possibile parlare di un commento da “contestualizzare” e così depotenziale agli effetti della sua gravità e dell’ipotesi di reato di vilipendio?

Insomma il Betti, dicendo di non avere ascoltato, ha smentito le dichiarazioni fatte dal Galardini nella precedente udienza.

Sarà interessante vedere se il giudice vorrà rilevare la circostanza per la quale le due dichiarazioni appaiono in contraddizione: uno dei due attori non dice, evidentemente, la verità. Ma tutto questo nel tribunale di Pistoia non ha diritto di cittadinanza: il giudice, nella maggior parte dei casi a noi noti, fa esattamente come vuole e come crede, negando perfino l’evidenza e le prove documentali.

E meno male che la democrazia combatte malcostume e fascismo! Il prossimo 3 novembre, ore 12, l’udienza nella quale verrà ascoltato l’estratto audio della dichiarazione di Galardini. Saranno capaci di dire che non si sente nulla o che quella chesi sente non è la voce del Galardini?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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