Oggi, 20 marzo, La Nazione, pagina 4, ha aperto con la rubrichetta La città in tribunale. Ma forse sarebbe stata più sensata un’etichetta tipo Giustizia, tribunale e vittime, vista la preoccupante condizione nel sarcofago polveroso di Vanni Fucci
Stamattina pensavo di raccontarvi l’incredibile e triste storia di una fuga di notizie dalla procura pistoiese, fenomeno nient’affatto inusuale. Sto parodiando un titolo di Márquez, non voglio rischiare di essere fucilato per l’estesa inscizia linguistica dei tutori del politicamente corretto “Vocabolario della Crusca e della Semola fiorentin-procurale”.
Ma sono stato interrotto da un amico pettegolo (opportunamente pettegolo), che mi ha inviato la notizia nazional-pistoiese delle disavventure di Samuele Baroncelli del Bottegone.
Una mezza spulciata su Google mi ha fatto raggiungere in pochi istanti una notizia tirrenico-pistoiese risalente al 31 ottobre 2013, e che mi illumina d’immenso: altra citazione spropositata per una giustizia ina-ina come siamo costretti non a vivere – ché sarebbe troppo –, ma a subire, con il cappelli in mano e la testa china, in quel di Pistoia-piazza del Duomo.
Ancora tu da Lucio Battisti
Il moralizzatore della famosissima Civitas Cini, la Città di Cino – accorciativo che deriva da nomi medievali poco usati quali Dragoncino, Pacino, Baroncino, Bencino, Guittoncino, Simoncino e… il Resto-del-Carlino), fu-capitale della cultura 2017; della Pistoia del Liceo Forteguerri in indecente malora/disfacimento; della Pistoia dei mappazzoni alla mortadella confezionati con le buffe conchiglie di pane da pezzenti (nessuna offesa, linguisti della procura: vuol dire pure pellegrino che chiede assistenza) in viaggio per Santiago; la città del comunismo piddino e, perciò, del partito trasversale unico dell’€uro di Mammona alla “grembiulini”; della Maria Assunta in Cielo (si chiama ancora così?) e di Tvl: il moralizzatore che ha dato sì gran prova di sé, anche in questo caso, L’è lü? L’è lü? Sì, sì, l’è propri lü! il sostituto Claudio Curreli.
C’è da meravigliarsene? Per niente, cari cittadini di Pistoia che dipendete da una procura della repubblica quantomeno “pericolosa” dal momento che non di rado è camminante, come una «zampante greggia» (preciso per chi non sa l’italiano: è citazione da Eugenio Montale, Caffè a Rapallo) e avanza in una valle oscura come quella del salmo Il Signore è il mio pastore; una procura che vàgola, come il mendico cieco del Foscolo, fra i sarcofaghi del sarcofago cittadino; una procura incline a supporre anche ciò che non è. E a volte fino alla più esibita supponenza.
Nel perimetro di questa procura che – a detta del PM Tommaso Coletta – lavorerà (ma io non credo) per la «gente comune», il sostituto procuratore super-impegnato nel socio-educativo-morale (scout, redentore di prostitute sulle rotonde di Agliana, coordinatore – ma può farlo? – terraperturista delle associazioni che favoriscono gli ingressi di clandestini a uso Vicofaro e diverse altre cooperative, compresa la realtà portaperturista di don Tofani di Agliana); questo attivo magistrato si connota anche come collega di sua moglie.
Essi due (per usare il duale greco di terza plurale: è tuttora valida l’offerta di corsi gratuiti di linguistica per tutta l’area giudiziaria e avvocatile pistoiese), Curreli-Curci, lavorano nello stesso tribunale (ma sembra che non siano i soli a Pistoia) e in materie affini: fallimenti ed esecuzioni immobiliari.
E – va detto e sottolineato con il giusto rilievo – mentre tutti sanno tutto di tutti e non tirano nemmeno il fiato per non turbare l’armonia che felicemente erra in questa valle (richiamo dal Passero solitario di Leopardi) mentre «primavera dintorno brilla nell’aria e per gli arresti esulta sì ch’a vederla intenerisce il core»…
Ecco cos’è il “Tempio del Santo Graal della Legge” a Pistoia: una «congrega» su basi mistico-religiose; definizione datami da un giudice pistoiese scappato felicemente a Livorno a gambe levate.
Un’associazione di impegnatissimi uomini di buona volontà, tenuta in piedi dal mutismo complice, dall’omertà, dagli inchini in piazza Duomo e dal silenzio assenso/consenso di un ordine degli avvocati (iscritti compresi) che, in quella sorta di emanazione appellata Camera Penale, va perfino in Turchia a studiare la giustizia mafioso-dittatoriale di Erdoğan, e torna scandalizzata e plaudente alla luminosa civiltà della Pistoia di Cino (o cinese?).
Chi ha paura dell’art. 358 c.c.p.?
Una delle connotazioni più tipiche di questa procura è, in una massiccia quantità di casi, la sistematica violazione dell’art. 358 c.c.p. Violazione rilevabile e visibile, come la stessa luce del sole, dal fatto che non poche “messe in ponte” di rinvii a giudizio, contengono solo elementi accusatorii, mentre le prove a favore degli indagati sono – in metafora – a chilometro zero.
Gli effetti sono evidenti e soprattutto devastanti. Ve ne cito alcuni:
–— amianto e Breda, un’enorme prise de cul a suon di bassi profili e quant’altro. Tutto per non turbare la gestione della sinistra filodemocristiana di Pistoia?
–— inceneritore di Montale, nessuna inchiesta o, se c’è stata, è stata fatta andare in prescrizione con conseguente prise de cul per la «gente comune». Tutto per non turbare la gestione della sinistra di Pistoia?
–— discarica del Cassero, prise de cul del silenzio e del basso profilo. Tutto per non turbare la gestione della sinistra di Pistoia? Perché non si sono mai fatte le prove non solo di carotaggio dei rifiuti, ma anche – così, tanto per principio di precauzione – di contatore Geiger?
–— cloruro di vinile nei pozzi di Casalguidi, prise de cul e bassi profili. Tutto per non turbare la gestione della sinistra di Pistoia nella gestione del Cassero?
–— processi penali per maltrattamenti a ospiti seguìti dall’Aias/Apr/Maria Assunta in Cielo e nessuno che abbia provveduto a installare una telecamera, anche una sola, in casa del Bardelli-Tvl/TuttoPistoia.
La procura ha fatto la stessa cosa anche con altre strutture simili? O altrove ha piazzato telecamere-spia? Rivedete la storia d’Italia. amici. Luigione dell’Ora verde, dell’olio, del vino e del papa che ha sempre ragione, non si tocca: è un… Cavaliere della Luce di Chiara Amirante e quindi è santo a prescindere perché quasi un Sancte Michael Arcangele. Tutto per non turbare la gestione della sinistra filodemocristiana di Pistoia?
–— fitofarmaci e pesticidi a iosa. Pistoia, per queste delizie chimiche, ha un territorio (evviva le metafore!) più depilato della passera di Belen Rodriguez. Ma la procura non sa, non vede, non sente neppure mille esposti di cittadini e di Legambiente. Altra prise de cul per non turbare la gestione della sinistra filodemocristiana di Pistoia?–— scandalo della Comunità Montana che parte con lo strombazzìo di 12 o 13 milioni di € di ammanco e finisce con la condanna del solo Giuliano Sichi (uno per tutti basta e avanza…) e un ridimensionamento della cifra strombazzata a poco più di 150 mila €: e sì che Luca Eller Vainicher era il super-consulente sia della procura che dei sindaci montani… Lassámo pèrde, va’!
Un solo responsabile – e, vedi caso, di destra –; tutti assolti i sinistri democratici: perfino quelli che andavano in gita ad Amsterdam e, a spese della Comunità stessa, correvano a vedere i balletti degli stalloni che si spogliano, forse per infilargli brancate di € negli slip e magari con la taciuta colpevole speranza di toccare un po’ di rigàglie meno vizze del solito. Prise de cul, vergogna, strame di stalla o cos’altro?
–— un presidente della Comunità Montana che, con un suo sodale, truffa senza pudore sui rimborsi benzina, ma non finisce in procura né tantomeno sotto inchiesta e condannato, come dovrebbe accadere in una repubblica onorevole e onesta, perché è una sorta di Virgilio poeta e guida di un Dante peccatore-Dell’Anno il quale deve andare a cercare ceppatelli nelle terre della Dynamo; e, se chiamato dalla polizia giudiziaria sul cellulare (sempre Dell’Anno, intendo), s’incazza come una belva rivendicando il proprio diritto di farsi i funghi suoi.
Ma che indecenza, che prise de cul di una procura che dovrebbe salvaguardare il cittadino che le paga le famose carducciane quattro paghe per il lesso (e che paghe, signori!).
–— un processo all’ex sindaco Bertinelli che finisce in un «il fatto non sussiste»; cioè una “emissione gassosa” stile-Biden/Bidet, con avvocati che bacchettano il modus operandi della procura della «gente comune» e titoli di timidi giornaletti pavidi di provincia, che possono divertirsi a scrivere (tanto parlano gli avvocati, mica i giornalisti!) «Un processo in assenza di prove».
–— gli arresti della comandante dei vigili di Agliana, il cui avvocato strilla alla stampa che i due signori dell’accusa (De Gaudio-Serranti) hanno impedito il diritto di difesa a Lara Turelli con, a questo punto, oltre 120 giorni di arresti domiciliari.
Prise de cul e massimo (de) gaudio di ricorrere alle punizioni super-afflittive come un tempo in Mani (poco) pulite amavano fare i famosi cavalieri dell’Apocalisse milanese. I risultati sono questa giustizia e questa Italia del disastro economico-sociale nel sonno profondo di Mattarella.
In principio era Cosenza e Cosenza
era presso Dio e Cosenza era Dio…
È dagli albori della sua carriera, fase 2 – Cosenza, che il sostituto Claudio Curreli, che pure pontifica con il suo manuale del pubblico ministero, si distingue in non sporadiche pésche miracolose di eccellenti granseole, a iniziare dalla storia squallida e vergognosa di padre Fedele Bisceglia: ché tanto alla fine paga il popolo italiano come anche nel caso di Samuele Baroncelli.
Come faccio, allora, dottoressa Martucci, a credere alle «autorità costituite» e a rispettarle secondo il dogma dell’infallibilità del Papa/Magistratura?
Faccia, per cortesia, un piccolo sforzo. Pensi solo a questo e magari ne parli anche con il dottor Coletta. Come posso fidarmi, per esempio, della dottoressa Luisa Serranti che non distingue, in italiano, il significato del termine contribuente da quello di fornitore del Comune di Quarrata? Io mi oppongo all’archiviazione richiesta dalla Serranti e proprio lei, Gip Martucci, ordina alla sostituta di proseguire le indagini.
Però la dottoressa Serranti non solo non svolge alcun’altra indagine, ma richiama (impenitente!) le conclusioni dei CC di polizia giudiziaria Panarello, e chiude chiedendo di nuovo l’archiviazione del caso. Con una pervicacia e una illogicità manifesta che mi spingono a chiedere: come ha fatto a laurearsi? Fa così perché non sa, perché non vuole sapere o perché il Comune, Autorità Costituita, non deve essere toccato?
Dottoressa Martucci, mi perdoni. Io non sono entrato in polizia e non sono, poi, transitato in magistratura come Di Pietro. Capisco poco perché sono un semplice non-professore che però, alla Cacciari-filosofo, non dà niente per scontato: dubita e perciò è.
Nondimeno conosco alla perfezione la differenza tra i termini contribuente e fornitore; fiuto una prise de cul anche da mille miglia di distanza: e non permetto che la procura salvi per forza il sindaco di Quarrata, Marco Mazzanti che protegge i suoi dipendenti falsari; il segretario comunale Luigi Guerrera, che sembra stare al gioco; il capo della ragioneria, Marco Baldi, solo perché i vostri CC polizia giudiziaria Panarello hanno fatto le indagini su un volgarissimo falso documentale, e neppur di persona, ma per telefono e mail, secondo il loro costume. Per cui, in maniera censuranda, hanno fatto di tutto per salvare le «autorità costituite».
A Pistoia dove non arriva il PM, arrivano i Panarello e accomodano le cose con le mani. Lo stesso è successo a Agliana con la Misericordia di Corrado Artioli, che mentì al giudice in aula, ma che venne subito liberato dalla segnalazione in procura, grazie alla comprensione dei due Panarello perché loro (come di solito scrivono) pensano, credono, stimano, opinano e ritengono fino a consigliare il magistrato dichiudere le cose-problema con una pacca sulla spalla. Lo hanno fatto anche con il fu-comandante Andrea Alessandro Nesti: è una K, una costante nell’eseguire i compiti loro affidati.
E la procura cosa fa? Perché ci considera stupidi? Solo perché non siamo magistrati e non apparteniamo alla stessa ANM?
Anche in quel caso la «procura delle nebbie» (come Pistoia era comunemente chiamata nell’ufficio da cui proviene il dottor Coletta) ha adoperato – e spesso adopera ancora – un personale giannizzero stra-fidato (la parola non è una offesa, sfogliate i dizionari).
Pensi, dottoressa Martucci, che combinazione! Se non erro l’avvocata dell’Artioli, l’Ilaria Signori, figlia di carabiniere; moglie di carabiniere, mi dicono graduato; se non mi hanno informato male. membrA del Lions Club della Piana, con chi si trova a conversare? Con Placido Panarello, carabiniere ed ex presidente del Lions della Piana. E Corrado Artioli? Non era stato anche lui nel Lions, almeno fino a quando – così mi corre voce – per il suo caratterino da vetero-democristiano convertito al piddìsmo, gli dissero di togliersi dai piedi?
Stampa organica
e invitati alla mensa del Padre
Noto, con estremo disappunto e dispiacere, che la stampa attovagliata sa bene come portare il cappello. Sulla Nazione si racconta la vicenda del sacrificato Samuele Baroncelli, ma il cronista se ne guarda bene dal pronunciare il nome di Dio invano, quello di Claudio Curreli.
Del resto cosa dovremmo aspettarci da chi si comporta come alcuni cronisti della Nazione e del Tirreno allorquando il Dell’Anno se la prese con il rigoroso capo della polizia giudiziaria dei carabinieri, e ne affidò la testa al sostituto Giuseppe Grieco? E si intuiva chiaramente come lo avesse fatto perché non gradiva che si parlasse né delle truffe del commendator Gualtierotti (anche qui) né di una vigilA pistoiese e di sua figlia; né della residenza anomala di un suo sostituto PM, cioè un moralizzatore e un fustigatore dei costumi criminosi degli altri, che sembra risultasse abitare in una casa ancora senza porte e senza finestre, per risolvere i problemi dell’asilo di sua figlia.
Pistoia e la sua procura non sono nuove a fatti di questo genere: per i curiosi c’è perfino una brillante sentenza del giudice Luciano Costantini che decise come una casa senza porte, senza finestre, ma soprattutto senza scale, fosse una regolare abitazione. Volete vedere la sentenza? A semplice richiesta ve la pubblichiamo integralmente.
Fu quando la testa del carabiniere fu messa in mano al dottor Grieco, che in procura fu detto a chiare lettere ai cronisti nazional-tirrenici: «Se parlate di questo processo particolare, voi con noi avete chiuso»? E fu lì, o no, che due fedelissimi servitori dell’informazione e della stampa che «non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» risposero, come Garibaldi, obbedisco? E non credo che sia stato l’unico episodio, ma taccio.
PQM o Per Questo Motivo
Penso che nessuno possa e debba insegnarmi un mestiere costituzionalmente protetto che sono certo di saper svolgere più che decentemente.
Né Curreli né Grieco, che mi citano Indro Montanelli; né il dottor Coletta; né lei, dottoressa Martucci, con i suoi 104 giorni di arresti indubitabilmente dati senza riflettere; né nessun altro dei meravigliosi avvocati visti e ascoltati, con orrore e fin troppa pazienza, in aula, da me.
Con orrore e fin troppa pazienza da me che so che hanno piena coscienza di tutti i problemi della giustizia nel palazzo di piazza Duomo, ma tacciono tappandosi non solo orecchie, occhi e bocca come le tre scimmiette, ma ancor più il naso che finge di non percepire la puzza estesa.
Non accetto lezioni da chi mostra di non saper fare il proprio mestiere, ma ama assai ficcare spudoratamente il naso nel mestiere degli altri.
Essere, infatti, buon informatore, significa «il santo vero mai non tradire». È citazione da Manzoni, per chi non legge, come di solito si fa in procura. Informare significa non chinare la testa al potere e soprattutto al potere storto di una procura che, se si è comportata così, adottando, nei confronti di giornalisti, forme di manaccia estorsiva di vero e proprio stampo mafioso, dovrebbe essere arata come un campo e seminata di sale.
Ora lo stesso usuale strapotere si sta usando contro Linea Libera e non solo? Non sarà l’ora che la procura la smetta di fare impunemente ciò che vuole a prescindere violando i diritti dei cittadini?
Ecco perché, se fossi nei panni del dottor Gaspari, non dormirei sonni tranquilli per essere stato chiamato a decidere su una scivolosissima e dubbia materia messa insieme non si sa bene con quali criteri e ragioni.
E chissà che sorprese entusiasmanti quando apriremo tutto il vaso di Pandora e dei pandori. Intendo riferirmi all’astruso filone di indagine (si fa per dire…) degli innominabili arresti di Lara Turelli a seguito della presunta sparizione della famosissima chiavA del luogotenente Salvatore Maricchiolo!
Edoardo Bianchini
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