L’espressione dialettale si usa con il significato di «riscontrare in un solo luogo una notevole concentrazione di qualcosa» con particolare riferimento a personaggi dalle caratteristiche singolari. E sembra proprio che la città di Vanni e di Cino sia ben dotata da questo punto di vista
Unicuique suum, a ciascuno il suo
La giustizia non funziona
Visto di lontano. Il racconto, di Primo Levi, è un rapporto scientifico scritto da un popolo alieno sul pianeta Terra. I soggetti principali sono le città, i porti e le navi, considerati le entità viventi del pianeta, perché uniche “creature” in grado di muoversi abbastanza grandi da essere osservabili dalla distanza.
Vista da vicino, al contrario, in parodia, Pistoia, o città del silenzio (anche mafioso) o, volendo, con definizione meno aulica ma superiore per effetto icastico, il sarcofago muffoso, mi assomiglia assai a La casa dalle finestre che ridono, film del 1976 diretto da Pupi Avati e ignoto ai culturosi da Circolo Arci, ma legato a due storie pistoiesi significative, per le quali – volendo – in sàtira potremmo ribattezzare il maestoso e severo palazzo di giustizia (?). E spiego perché.
Due case, a Sarcofago City, sono da collegare, per motivi diversi, a due magistrati: uno spedito altrove appena dopo l’arrivo di Paolo Canessa; l’altro ancora in servizio presso la procura di Coletta e tuttora in pìmperi, espressione dialettale del Montalbano luccianese (la collina vittima di gente come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia); modo di dire che significa “in piena auge ed attività”.
Al magistrato spedito altrove con Ups Corriere Espresso, è legata una mirabile sentenza che avvalorò la tesi difensiva secondo la quale una casa senza infissi ma – cosa ancor più grave, senza scala di collegamento verticale – era sostanzialmente abitabile.
Sic et simpliciter una delle «autorità costituite» di quelle che tanto piacciono alla Gip Patrizia Martucci, che mi ci arresta per 104 giorni, fu sana e salva, di corpo e d’anima.
Insomma: quel sindaco o quell’assessore, non ricordo bene, furono risparmiati dalla condanna che doveva essere loro inflitta in virtù dell’obbligatorietà dell’azione penale: una obbligatorietà (?) che, a Pistoia, nella casa dalle finestre che ridono, è, senz’ombra di dubbio, solo discrezionale.Al magistrato che, tuttora in pìmperi, vaga per i corridoi del terzo piano della casa dalle finestre che ridono di Pistoia, da un’amministrazione comunale pistoiese molto accomodante e generosa (erano Pd, non era Tomasi…, che forse avrebbe fatto la stessa cosa con l’intercessione della Madonna di Lourdes, intendo il senatore conciliarista Patrizio La Pietra – vedi Agliana) fu concessa la residenza ad usum et consumum proprium et multum personalem, in un edificio fatto di sole mura, in uno scheletro di casa: e quel magistrato lì, tuttora in pìmperi, fu residente in una casa sia senza finestre che senza porta. Bello no?
Allora, avvocata Elena Giunti, a sostenere l’operazione c’era il compagno Dell’Anno: sa quello che andava a farsi i funghi suoi nei boschi della Dynamo Camp con un ladro di nome Mauro Gualtierotti, suo amico e guida alla ricerca dei ceppatelli da friggere, commendatore aduso a fregare la Comunità Montana con falsi rimborsi benzina?
Di questo e d’altro sono capaci i democratici che non di rado – come quotidianamente avviene a Pistoia anche nella casa dalle finestre che ridono – se ne fottono dell’obbligatorietà dell’azione penale: una obbligatorietà (?) che, a Pistoia, nella casa dalle finestre che ridono, è, senz’ombra di dubbio, solo discrezionale.
A guardarla bene, avvocata Giunti, quella casa là più che una casa dalle finestre che ridono sembra una casa dalle finestre che se la ridono – se non addirittura una casa del popolo ove non anche una sede della sinistra catto-comunista.
Perfino la facciata – la osservi bene – è asimmetrica e con l’ingresso a sinistra per chi guarda… Sarà solo un caso?
In quella casa si fa così: gli scorbutici come me, si perseguitano – anche grazie ad avvocati come lei, rammendatrice dei guai della Giovanna Madera (poi a tempo e luogo, vedrete tutti perché. Per ora… friggete pure); e ai graditi agli dèi e ai supra-dèi si permette di fare quel che gli pare: «nel carrozzone sinistra & piddì sono un tutt’uno e la storia sta qui», canterebbe in parodia Renato Zero.
Postulati di base
— Il magistrato ha solo diritti e può impunemente ignorare i doveri;
— il cittadino ha solo doveri e, ammesso che anche chieda la legalità, se non è gradito a dèi e supra-dèi, viene inquisito; viene rinviato a giudizio; viene fatto condannare e poi… si vedrà.
Intanto è bell’e diventato uno straccio che non ha diritto di dire che «caca come un’anitra» (l’espressione ha fatto scandalo, ma era una citazione… per asini – che hanno sùbito ragliato) o che ha l’occhio tremulo-mafone come il Perrozzi; o le ruminazioni notturne o la figlia che sviene certificata dalla Sabrina Sergio Gori o altre mille e seicento banalità.Per Postulati d’altezza
— Nella casa dalle finestre che ridono possono serenamente lavorare, financo sulle stesse materie, marito e moglie (Curreli & Curci: ma anche Grieco ha – mi dicono – la moglie in cancelleria civile e, in teoria, ha occhi e orecchie da ogni parte, come il re di Persia),
nella casa dalle finestre che ridono possono operare sostituti Pm che al mattino rinviano a giudizio me, e gente come me, con indefettibile senso morale, e al pomeriggio possono coordinare gruppi scout e ingressi di clandestini in città in nome di un generico e e non meglio precisato senso di umanità che scompare di botto quando, invece di indagare su ciò che io segnalo con prove certe, danno ascolto solo alle accuse di un ragionier non-dottor Ctu del tribunale o di un ex Vpo e gentile consorte (Andrea Alessandro Nesti & Blimunda) violando di sana pianta l’art. 358 cpp.
— A proposito: questi personaggi si conoscono fra loro? Perché, in caso affermativo (e il silenzio me ne rende giustamente sospettoso), la cordata procurale contro Linea Libera sarebbe tutta invalida e invalidante dell’intero ammasso di fanfaluche presentate per ottenere l’esecuzione capitale del/dei rompi…Diviso 2
E io, avvocata Giunti, dovrei sopportare le sue aringhe (con una sola R, ché di aringhe si tratta, per quanto sono salate e odorose di fumo di fuffa), in cui mi dipinge come un bandito dinanzi al giudice Gaspari?
Io non sono un comunista e questa non è la mia giustizia. Questa, cara Elena Giunti, è la vostra (comunistica) giustizia ispirata al più chiaro e limpido “stalinismo a fini di stato”.
Non essendo un cretino, come tutti insieme volete far credere, fate pure. Fatemi condannare: perché questo è il vostro piano collettivo, studiato e portato avanti a tavolino.
Dinanzi a tutte le mie osservazioni (su Curreli, sui falsi del Comune di Quarrata, sulle sconcezze della procura etc.) nessuno osa fiatare: e non perché non mi fareste volentieri a pezzi e bocconi per poi mischiarmi alle farine alimentari degli allevamenti di suini dell’Emilia di Bonaccini; ma solo perché il signor Tommaso Coletta non vuole che questo processo, politico e vergognoso, gli venga tolto dalle mani. Perché sapete tutti che se vi fossi tolto dalle mani, fareste la fine di tanti piccoli Napoleoni a Waterloo. Solo per questo.
Toccherà al giudice Luca Gaspari decidere sull’allegra brigata del Circolo Garibaldi 2 di Pistoia.
Sarà delegato alla sua coscienza far vedere quanto, anche lui, è giudice terzo e imparziale o quanto vorrà coprire le spalle – e le malefatte – dei suoi colleghi.
Malefatte fra cui vanno posti la violazione dell’art. 358 ccp; gli usi e gli abusi sul mio cellulare, un mio tablet e quattro computer, da parte di altri uomini delle «autorità costituite»; i 104 giorni di arresti domiciliari illeciti perché immotivatamente irrogati dalla Gip Patrizia Martucci. E molto altro ancora.
Anche qui un déjà vu, signora Giunti. Abbiamo già visto come sono stati fatti finire i morti dell’amianto alla Breda; i licenziamenti dei sindacalisti dalla Hitachi; le storie dei ladri in comunità montana, realtà in cui Gualtierotti paga le sue truffe ai danni dello stato solo alla Corte dei Conti e non anche alla procura, perché Dell’Anno ci andava insieme a farsi i funghi suoi.
Tutta gente per bene, non c’è che dire. Tutti di sinistra doc, non si sbaglia. Una fortuna per don Biancalani e i suoi neri; per la politica dei rifiuti di sinistra a Pistoia e per i responsabili dell’inceneritore (Ah, signora Gambassi! Ma cosa viene a fare a Pistoia da San Giovanni Valdarno?); per i Carbonizzi di Fognano e don Ferdinando; per Bertinelli e l’avvocato Sarteschi che difende perfino l’assessore Galardini auto-sputtanatosi e fatto dimettere per il suo brigatisico giudizio sulle forze dell’ordine… «e’ son tutti fascisti».
E ora che, fra tutti, vi siete persin messi a baciare il popò di Biden-Bidet e a vendere armi come il vostro Baffino D’Alema, mi fa quasi senso vedere il sostituto Claudio Curreli che firma per l’abolizione delle armi nucleari, ma non fa parola dei problemi delle armi chimiche presenti da quasi mezzo secolo in questa provincia: diossine e glifosati a iosa; cloruro di vinile nei pozzi di Casalguidi; discarica del Cassero, politica rossa dei rifiuti…
Lo vedo, questo magistrato impegnatissimo in tutto (ma lo conosceva o no il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi?), come uno smarrito nel mare magnum della vita.
Mi ha fatto ricordare un passo di una epistola di Seneca a Lucilio, la 2.2: «Certis ingeniis inmorari et innutriri oportet, si velis aliquid trahere quod in animo fideliter sedeat. Nusquam est qui ubique est. Vitam in peregrinatione exigentibus hoc evenit, ut multa hospitia habeant, nullas amicitias; idem accidat necesse est iis qui nullius se ingenio familiariter applicant sed omnia cursim et properantes transmittunt».
Traduco per chi non capisce e non sa: «Se vuoi trarre qualche insegnamento che ti resti ben saldo nell’animo, devi frequentare e nutrirti del pensiero di intelligenze indiscutibili. Non è da nessuna parte chi è sempre da tutte le parti. A chi passa la vita in viaggi continui accade questo: hanno molti luoghi in cui trovano accoglienza, ma non hanno il becco di un amico; e lo stesso non può non accadere per forza a chi non si applica con una frequentazione costante alla saggezza di nessuno, ma passa accanto a tutto a corsa e di fretta».
Ma come Curreli anche gli altri. Siete tutti miseramente in corsa. Nessuno che vede, che legge, che cerca di capire e che si comporta con onore e decoro come Costituzione comanda.
Che cosa aspetta Marta Cartabia, ministra della giustizia (?) a mandare i suoi ispettori a Pistoia? Non per parlare con i magistrati, ma con il popolo che subisce le loro angherie, perché quel popolo che subisce parli, anche in maniera anonima, come Luigi Boccia chiedeva all’epoca in cui seguiva, come titolare dell’inchiesta, il caso Pipitone:
«Temendo la reticenza di possibili testimoni, il sostituto procuratore Luigi Boccia, titolare dell’inchiesta, ha lanciato un appello ai cittadini di Mazara: “Chiunque abbia qualche elemento è pregato di informare anche anonimamente gli organi di polizia. Il sequestro è avvenuto – ha aggiunto Boccia – in un luogo pieno di persone dove si svolgeva il mercatino settimanale, è plausibile che qualcuno abbia visto. Lo invitiamo a parlare, e a vincere questa reticenza”».
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SIETE CERTI CHE DEBBA ESSERE CONDANNATO
UN CITTADINO SOLO PERCHÉ HA CHIESTO
INDAGINI SUI FALSI DEL COMUNE DI QUARRATA
E IL RIPRISTINO DELLA LEGALITÀ NEL CAOS?
Più che risolverli i problemi, la Procura di Pistoia li crea. Soprattutto alla «gente comune», cavallo di battaglia delle promesse del dottor Coletta.
E basta, per vederlo, una semplice occhiata a ciò che accade dentro
La casa dalle finestre che ridono
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Sia chiaro: non è che in questa realtà sia l’Ordine degli Avvocati che le Camere Penali non abbiamo le loro responsabilità nella fattiva collaborazione basata sul silenzio di cui si circondano lasciando il campo libero a chi non pensa e non vuole essere soggetto alla legge ex art. 117 Cost.