FIRENZE. Nella giornata di ieri 1 Ottobre, si è tenuta una nuova udienza del processo sui presunti reati che si sarebbero succeduti nei lavori relativi al passante alta velocità.
Al di là della ricerca di responsabilità personali nella vicenda, quello che è più interessante del dibattimento è vedere i particolari di questa opera sbagliata, osannata come non mai, in quest’ultimo periodo.
In particolare colpiscono le deposizioni di due dipendenti regionali del settore Via (valutazione impatto ambientale) – quello che era diretto dall’architetto Fabio Zita prima del suo allontanamento ad altro incarico – che hanno ricordato come il passaggio di consegne con la successiva responsabile, la dottoressa Paola Garvin, non sia mai avvenuto; di come non sia mai stato chiaro il motivo dell’allontanamento dello stesso Zita.
Il pubblico ministero ha comunque ricordato alle testimoni, che Zita aveva dato parere negativo al conferimento delle terre di scavo delle gallerie a Santa Barbara (Cavriglia) ritenendole rifiuti; il Comitato No Tunnel Tav non ha mai dimenticato questi importanti particolari.
È stato molto istruttivo ascoltare anche l’interrogatorio di alcuni tecnici dei laboratori di analisi e docenti del Politecnico di Torino che hanno ricostruito la vicenda dello studio sulla possibilità di trasformare le terre di scavo delle gallerie in sottoprodotti.
È stato inquietante sentire che quel “disco verde per le terre Tav”, urlato ai quattro venti del 2011, non sia stato per niente un disco verde; di come sia impossibile decidere la degradazione di tensioattivi e glicole (idrocarburi) da un singolo campione senza poter fare continui campionamenti di tutto il materiale estratto dalla fresa, di come sia improbabile la realizzazione e la tenuta delle colline a Santa Barbara senza l’aggiunta di ulteriori additivi.
È stato illuminante ascoltare il pubblico ministero leggere delle email con cui i committenti della ricerca (i costruttori) facevano pressioni perché i risultati delle analisi fossero a loro favorevoli.
Probabilmente molti particolari tecnici sono incomprensibili a chi si informa solo con i titoli di giornali e TG, ma sono invece tanti piccoli sintomi di un sistema malato e corrotto che sta alla base di un’opera come il passante alta velocità di Firenze; un “problema tutto italiano, tipico del nostro Paese e del nostro sistema di appalti pubblici.
Un caso emblematico che “non ci fa onore”, disse giustamente l’allora presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone.In chiusura il Giudice ha detto che nella prossima udienza, l’8 ottobre, saranno ascoltati Enrico Rossi e Antonio Davide Barretta, presidente e direttore generale della Regione Toscana.
Vediamo se ciò sarà confermato.
[comunicato stampa – comitato no tunnel tav]