In procura non sanno nemmeno un po’ di fisica. Altrimenti capirebbero che qualsiasi sistema marcio è, a un certo punto, destinato al caos per entropia. Fino a finire in un buco nero e sparire del tutto
Ma a Pistoia i diritti degli indagati li conoscono o se ne impìpano?
PIÙ CHE PISTOIA
MIRABILANDIA
«Sono serena e spero che possa emergere la verità», così Lara Turelli, ieri, al Tirreno, per l’inizio del processo che ha distrutto la sua vita e la sua esistenza, insieme a quelle della sua famiglia.
Io sono molto meno fiducioso, perché la procura di Pistoia – a mio personale avviso, ex articolo 21 della Costituzione – è un ufficio pericoloso, approssimativo, che presenta molte pecche e mende e che, quindi, non dà assolutamente garanzia di terzietà e imparzialità. Sempre, ovviamente, a mio parere.
E per darne prova tangibile e inconfutabile, basti pensare – come ha sottolineato la difesa – alla volontà di interrogare la Turelli ancor prima che le fossero note tutte le intercettazioni come Dio e codice avrebbero comandato. Ma a Pistoia queste quisquilie sono solo degli optional a cui gli indagati non hanno diritto: perché gli indagati, a Pistoia, hanno il privilegio di essere colpevoli a prescindere.
La Vilucchi, dal canto suo, sfugge a ogni classificazione. È più evanescente: lei, infatti, era quella che interloquiva con l’assessor Ciottoli, falso testimone nel processo contro Linea Libera, per chiedergli di affidarle il comando dei vigili di Agliana: per cui ci vuol fede a credere nelle accuse che ha rivolto alla Turelli. Ci potevano credere, a botta, solo i sostituti cui erano state affidate le indagini, De Gaudio e Serranti; capaci di accusare la Turelli del furto di una chiave, peraltro presunto, dato che la chiave non c’è e non c’è – a quanto sappiamo – neppure una prova certa di quel reato.
Lo stesso – che mi porta a non avere alcuna fiducia nella procura di Pistoia – è il fatto dello scatenamento delle parti civili contro la Turelli.
Non per altro che per il motivo – questo sì, certo – che il Comune di Agliana (leggasi amministrazione Paola Aveta, etero-direttrice di due quaquaraquà come Benesperi e Ciottoli) odia la Turelli, ha dialogato con la Vilucchi trattando per la compravendita del comando, magari anche in cambio di qualche gitarella compiacente fuoriporta, e (sia il sindaco che il Ciottoli) hanno offerto prova di maestria nelle calunnie e nelle false testimonianze prese, come oro colato, da un sostituto, Claudio Curreli, il quale nessuno sa bene per chi lavori: se per lo stato e i cittadini che lo pagano o per i neri clandestini, che violano le leggi che costui sarebbe tenuto per Costituzione a far rispettare. E smentitemi, se potete.
Ma nell’orgia delle parti civili, rientra anche la Pavona Sonia Caramelli. Lei sì favorita da Nesti il non-comandante (favorito dalla procura, come ho già spiegato) quando da lui fu prescelta e preferita alla Turelli come vicecomandante pur non avendo (e ormai ci sono le prove documentali) più anzianità della comandante sospesa tanto elogiata agli inizi, quanto bistrattata, da quei due bipolari del Ciottoli e del Benesperi.
Accolti fra le amorevoli braccia del trio Curreli-Grieco-Gaspari non perché graditi ai giudici progressisti della Anm, ma solo perché funzionali all’abbattimento da contraerea ai danni di chi scrive, di Linea Libera e del Romiti, questi due dis-amministratori hanno potuto spargere concime per ogni dove. Sempre – è ovvio – in punto di diritto ad esprimere le proprie opinioni ex art. 21 della Costituzione, animale mitologico estraneo e ignoto del tutto alla procura di Tommaso Coletta.
E a dimostrare questo assioma, ecco che ieri spunta fuori l’obiezione della difesa: l’interrogatorio della Turelli sarebbe nullo perché eseguito comunque in assenza dei documenti dovuti (le 18 mila pagine di cazzabubbole registrate dai CC di Quarrata – leggi Salvatore Maricchiolo – e di Montale).
Mi fermo qui. Queste cose avrei voluto sentirle dire dai liberi giornalisti della libera stampa di Pistoia. Quelli che tremano se vedono un pubblico ministero a 300 metri di distanza o dei sostituti semplici anche a 500. Quegli informatori che Curreli e Grieco, dall’alto dei loro pulpiti di carta morale, direbbero subito che scrivono seguendo tutte le regole d’oro del giornalismo alla Montanelli.
Ah, dimenticavo. Peculato per la Turelli per qualche fotocopia. Onore al merito per Claudio Curreli quando lavora per l’Agesci-Scout ed usa la propria mail istituzionale claudio.curreli@giustizia.it.
Rivelazione di segreti d’ufficio a carico della Turelli: e tutto quello che scappa dagli uffici della procura ogni giorno e finisce nelle orecchie dei famosi liberi giornalisti di Pistoia?
Ma a Sarcofago City gli dèi sono dèi e il popolo non conta, vero?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Una volta gli antifascisti finivano in galera. Non sarà mica che oggi sia tornato di moda anche Antonio Gramsci? Che ne dicono il Nesti e la Caramelli?