procura & legge. LE CENERI A SARCOFAGO CITY

Io so già che devo morire, ma – pur non essendo credente come un piantumatore/scout-Agesci e tuttavia dotato di humana pietas da buon laico di fede socialista – niente mi costa ricordare ai credenti che…



A “INCENERARSI” A CAPO CHINO VANNO

MA POI TORNANO A CASA A FARE DANNO


 

Le ceneri son per tutti, per i belli e per i brutti…

 

Oggi, Mercoledì delle Ceneri 2023, è il momento in cui tutti devono pentirsi: dai cattolici, ai non cattolici, agli atei convinti, ai catto-comunisti, agli scout terraperturisti, agli accoglientisti e anche ai giornalisti – specie se attovagliati, ammaestrati, addomesticati e inviliti dalla paura della verità.

Chi scrive deve pentirsi? Certo. Io sono il primo. Mi pento e mi dolgo dei miei peccati. Quelli di non avere scritto ancor meglio e di più tutte le cose che ho visto e per le quali hanno cercato, in tutti i modi, di impedirmi di parlare, adoperando la famosa pietra che certi personaggi infilano in bocca a chi non tace le sconcezze delle «autorità costituite».

Tutti devono pentirsi perché – c’è anche nella Bibbia, ma non ricordo esattamente dove – in un consesso di eloìm (stranamente tradotti non per quello che sono, dèi, ma con il termine giudici – sarà un caso?) uno di loro si alza e, irato contro le sopraffazioni perpetrate ai danni del genere umano, rammenta ai suoi colleghi giudici: «Ricordatevi che anche noi siamo mortali come loro!». Loro sono gli uomini, i poveri mortali. Lo dice un giudice ai giudici in assemblea, mica io!

Allora oggi «Mementote, iudices, quia pulvis estis et in pulverem revertertemini». Se la signora avvocata Elena Giunti vuole capire, può chiamarmi al cellulare: glielo tradurrò volentieri e a gratis. E lei potrà riversarlo nelle orecchie ottuse di “cerume della superbia” del suo cliente più qualificato, il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, consulente del tribunale, caro al Comune di Quarrata, al luogotenente Salvatore Maricchiolo, ai sostituti Claudio Curreli e Giuseppe Grieco, alla Gip Patrizia Martucci e, infine, al giudice Luca Gaspari.

E soprattutto: i magistrati ne sono esentati per norma costituzionale?

Io so già che devo morire, ma – pur non essendo credente come un piantumatore/scout-Agesci e tuttavia dotato di humana pietas da buon laico di fede socialista – niente mi costa ricordare ai credenti che, per Francesco, si salvano solo coloro che alla fede fanno seguire le opere, come indicato da San Paolo – che qualcuno di loro, magari, crede sia la chiesa di don Giordano Favillini e nient’altro…

Un richiamo particolare, però, oggi va indirizzato, limpido e severo, all’indirizzo di quanti, in questo mondo di ladri e in questo mondo d’amore (fluido), trascinati da un delirio di onnipotenza, pensano di poter tranquillamente sovvertire le leggi umane e di natura e – fiduciosi solo nel proprio ego – si permettono maternità e paternità, come le due di Monsummano osannate di recente da La Nazione.

È lecito dire «auguri e figli maschi» o si offendono la Michela Murgia e tutto l’esercito dei democratici?

Che non sono le uniche persone le quali, grazie alla manipolazione genetica della pia Spagna, proprio in questi giorni aperta alla zoofilia (un tempo detta bestialismo); o della grande America di Biden, che fa la guerra anche col culo degli italiani, possono sentirsi chiamare «mamma e babbo» o «genitore 1 e genitore 2» andando in tasca alla legge naturale, morale e statale perché c’è, democraticamente, a chi è concesso e a chi no.

Subito dopo questi campioni, possono essere piazzati coloro che, per futili e miserevoli motivi, in spregio allo spregiato volgo impotente, si fanno perfino rilasciare la residenza in una casa senza porte e senza finestre, proprio come quella di Sergio Endrigo.

Che Dio Onnipotente – che non c’è – abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna, ricoprendoci di cenere alta come la crosta di ghiaccio del Polo Sud. Amen!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]



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