procura pistoiese. AGLI UOMINI DEL TERZO PIANO NON PIACCIONO LE FORZE DELL’ORDINE A MENO CHE NON SIANO “ALLINEATE E COPERTE” COME GIORNALISTI E AVVOCATI?

Come si comportano le famose «autorità costituite» della Gip Patrizia Martucci? Non diversamente da chi dell’autorità ha fatto un proprio potere personale e lo esercita a seconda dei casi e delle persone che si trova davanti di volta in volta?


Mancini a processo. La Procura sostiene che ha diffamato Alessandro Galardini il quale aveva vilipeso i caduti delle forze dell’ordine

Non dimentichiamo gli sgambetti della Procura ai danni di Sandro Mancini


INCREDIBILE: PIÙ SERVI LO STATO

PIÙ FACILMENTE SEI PERSEGUITATO


 

Accusato da Dell’Anno e da Grieco, è sempre uscito assolto con formula piena

 

Trona ad essere singolare il caso del luogotenente Sandro Mancini, capo della polizia giudiziaria dei CC di Pistoia, caduto in disgrazia agli occhi del Padre (Renzo Dell’Anno), del Figlio (Giuseppe Grieco) e dello Spirito Santo (Luigi Boccia). C’è un nuovo arpione stavolta scagliatogli contro da un campione dei educatore: il professor Alessandro Galardini, assessore della sinistra di don Ferdinando Betti a Montale, perméssosi di dire che le forze dell’ordine «e’ son fascisti».

A Galardini non salvò il popò manco il micragnoso alcalde di Montale, auspice del pasticciaccio del Carbonizzo di Fognano; un lato oscuro salvato in extremis dal provvidenziale intervento del sostituto Leonardo De Gaudio, che con la sua archiviazione ha sanificato anche la posizione della Misericordia di Pistoia.

La prima pagina del comunicato stampa di Sandro Mancini

A Galardini non salvò il popò manco il micragnoso e “baccalarico” Ferdinando che, senza mezzi termini, gli impose di levarsi di torno e lo fece dimettere un 4 e 4 otto – non come il Benesperi che, dinanzi allo sconcio di un Ciottoli che aggredì Alessandro Romiti in Comune, ha lasciato Maurizio/Collera o bottarga del Gennargentu, libero di colazionare ai bar aglianesi con la sua apprezzatissima segretaria Paola Aveta.

Galardini dà di fascisti alle forze dell’ordine e viene fatto dimettere – e basterebbe già questo per dirla tutta. Ma un uomo, un integerrimo, un fedele servitore dello stato, un carabiniere di quelli di una volta, nei secoli fedele, commenta lo sconcio galardinico e Galardini si sente pure offeso; querela il Mancini.

Ma il fatto grave è che il PM procede contro Mancini con un decreto penale di condanna. Ovviamente appellato e, il 7 aprile prossimo, a San Mercuriale, la giustizia (?) pistoiese della repressione sarà in aula per mostrare pubblicamente come funziona la macchina delle «autorità costituite» della Gip Patrizia Martucci.

Si ha l’impressione che a Sarcofago City tutti quelli che non parlano la “lingua rossa dei compagni” non abbiano diritto di vivere; che vengano loro negati i diritti costituzionali di critica, cronaca, creatività (satira, umorismo, ironia, giornalismo, informazione…); che vengano stimati non degni un con-vivere in quel pluralismo democratico che fu cavallo di battaglia di tutta la sinistra anche negli anni di piombo – non più in quelli dei 24 mila euro nella cuccia del cane; di Baffino venditore di armi ai sottosviluppati; del Finché c’è guerra c’è speranza sostenuto da Draghi e Mattarella in onor del Bidet d’oltreoceano.

Chi non lavora non fa l’amore: oggi chi non obbedisce alle «autorità costituite» (Mancini, Bianchini, Turelli, Sarno e chissà quanti altri) finisce o condannato o ai domiciliari – e solo perché mancano le punizioni corporali, ché altrimenti avremmo anche le torture in piazza, stile Xi Jinping o altro.

Queste le frasi di Sandro Mancini considerate diffamatorie contro il signor Alessandro Galardini, difeso da Giovanni Sarteschi, salvatore di Samuele Bertinelli:

«Considero la vicenda come la naturale conseguenza di una condotta scellerata, sulla quale era particolarmente giusto accendere i riflettori e le riflessioni del caso! Non si può sottovalutare la gravità di una deplorevole esternazione di un uomo delle istituzioni che probabilmente ha svolto anche funzioni di educatore dei nostri figli! Trovo il tutto abominevole! Un uomo buono che ha manifestato derive degne dei peggiori brigatisti! Soggetti questi che io considero sullo stesso piano di sanguinari nazisti e di feroci fascisti!»

La seconda pagina del comunicato stampa di Sandro Mancini

A Sarcofago City c’è un codice penale fascista che applica il “reato di opinione”. Se uno pensa, finisce sotto e/o dentro. Se uno pensa a sinistra, è scriminato a priori perché onora le «autorità costituite» e consente loro di colpirne uno per educarne cento, mille, un milione.

Ditemi se le parole in neretto di Sandro Mancini offendano la verità:
Galardini è stato fatto dimettere.
Ditemi se le parole in neretto di Sandro Mancini offendano la pertinenza: sarà impertinente dire che un assessore, che in Comune definisce fasciste le forze dell’ordine, è persona non degna di rappresentare le istituzioni?
Ditemi se le parole in neretto di Sandro Mancini offendano la continenza: Mancini ha forse appellato “cretino, stupido, volgare, deficiente, delinquente, brigatista il signor professor Alessandro Galardini?
Non lo vedo proprio. Allora di cosa parliamo?

La severissima procura di Pistoia si distingue fra tutte le sue consorelle [Il Tirreno-Prato, 2 aprile 2022]
Mancini si è limitano a dire che il comportamento di Galardini – assessore, insegnante, educatore – nel definire fasciste le forze dell’ordine è riprovevole, perché svilente la funzione, l’onore e il decoro di quegli uomini che sono morti per difendere altri uomini delle istituzioni, le scorte di Falcone e Borsellino o di Moro.
E non è vero che erano, negli anni di piombo, le BR e le frange estreme a sostenere che quegli uomini erano fascisti? Dunque?

Dunque: perché il PM di Pistoia assolve Alessandro Galardini, ignorando un evidente caso documentale di vilipendio alle forze dell’ordine (art. 290 cp), e colpisce, invece, con decreto penale Sandro Mancini, uomo della scorta di Caponnetto e di altri magistrati, perché il milite, a suo tempo perseguitato dalla Procura pistoiese, si sente definire “fascista” e se ne sente profondamente provocato e offeso?

Non vale per lui, servo fedele e leale dello stato, uscito indenne da tutte le trappole giudiziarie tésegli inutilmente dai PM pistoiesi, la scriminate dell’art. 599 cp, che altre procure adottano tranquillamente e senza battere ciglio? Guardate qui a fianco Il Tirreno di Prato di oggi 2 aprile 2022. E riflettete.

Sono costretto a rifarmi ad Andreotti. E devo notare che dall’arrivo del nuovo capo dottor Tommaso Coletta, così sollecito nel confessare a Massimo Donati del Tirreno che avrebbe lavorato per la «gente comune» e senza «processi mediatici», le cose sono andate di male (niente era cambiato neppure da Dell’Anno a Canessa) in peggio.

Il tenente colonnello Stefano Nencioni, una meteora tutta pistoiese…

Anche e proprio per le forze dell’ordine, intendo sottolineare. Specie se si tengono presenti:
la storia assurda della chiavA del luogotenente Maricchiolo;
gli arresti delle vigilesse di Agliana;
lo scombussolamento della vita del tenente colonnello dei CC Stefano Nencioni, a quanto si sente dire spedito a corsa a Gerusalemme e, attualmente, sembra, tornato in forza a Firenze, ma già prima pizzicato (queste le notizie) da Coletta, e ora in… silenziosa quarantena medicea.

Cosa mai diavolo ha fatto Nencioni per essere trattato – come Mancini – da indesiderato-indesiderabile? È forse reo di A.C.A.B., All Cops Are Bastards & fascisti?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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