procuropoli. DOPO IL CASO TURELLI, È SEMPRE PIÙ CHIARO CHE LA PROCURA DI PISTOIA NECESSITA DI UNA VERA E PROPRIA OPERA DI BISTURI

Intervento ex art. 21 Costituzione. «Oh quante belle figlie, Madama Dorè. Oh quante belle figlie»: analisi realistico-spietata dei problemi della giustizia nella terra muffosa del ladro Vanni Fucci


Un paese che non ha una vera stampa libera è senza speranza


OSSERVARE E CRITICARE SEMPRE

SPECIE CIÒ CHE OFFENDE L’UMANA DIGNITÀ


 

I due “nonnini” dell’informazione pistoiese, La Nazione e Il Tirreno, escono, stamattina 17 gennaio, con i loro appuntini sul caso Turelli.

Sono appuntini “appuntati” perché, leggendoli, ci rendiamo subito conto che non c’è una piega di troppo; un punto che sia saltato nella cucitura perfettamente attillata per non urtare la suscettibilità di nessuno.

Accuse: abuso d’ufficio, falso ideologico, minaccia, calunnia, atti persecutori e rivelazioni di atti d’ufficio. Lasciamo perdere il furto della chiave, di cui anche un infante capisce che non c’è prova. Ma per i reati dei magistrati? Nessuno si muove? Violare il diritto alla difesa cos’è? Un semplice Lindor o un ben più modesto Ferrero Rocher…?

Nessuno in procura, intendo dire. Davvero i destini dei pistoiesi sono affidati a un complesso di uomini e donne che – deve essere chiaro per tutti – di rispettare le norme e le regole delle procedure non sembrano averne alcuna voglia. E ciò non è un caso perché si verifica un bel sacco di volte.

Il racconto di Lucia Agati mi risulta fedele nella sostanzialità dei fatti. Ma mancano certe note bizzarre, però. Una di esse riguarda – da quanto mi risulta – il comportamento del procuratore capo Tommaso Coletta, che a suo tempo non volle rilevare la legittimità dell’obiezione dell’avvocato della Turelli.

Il rilievo dell’avvocato Pamela Bonaiuti circa la violazione dei diritti degli indagati, su La Nazione si mitiga in una «frustrazione dei diritti della difesa».

L’Agati cita la decisione del collegio giudicante: ma non v’appulcra parola, direbbe Dante. Non osa neppure accennare al fatto che l’espressione «frustrazione dei diritti della difesa» è una lìtote super-eufemistica e iper-indulgente per stingere e scolorire un fatto di una gravità inaudita: che due giovini di buone speranze, come il De Gaudio e la Serranti, abbiano di fatto costretto, la Turelli e il suo avvocato, a dover navigare alla cieca senza conoscere la lista completa dei fatti e dei documenti.

Nordio ha una bella gatta da pelare…

Scusate, lettori. Ecco i giudici efficientissimi e migliori d’Europa come decantati dal sostituto Claudio Curreli che si fregia della rappresentanza dell’Anm, l’associazione nazionale magistrati, sodalizio non si sa a cosa finalizzato per una casta che ha già più guarentigie del Re Sole, immagine primaria di assolutismo regio.

Non è un fatto da poco e non deve passare inosservato. Di fatti di questo genere e portata nella procura che lavora per la «gente comune» se ne verificano, purtroppo, ogni tre per due.

Qui – cosa che non è stata detta, ma che è il caso di sottolineare mentre i giornali la tacciono – l’eccezione sollevata dall’avvocato Pamela Bonaiuti, ricevette un bel no, in termini quasi derisorii, con una chiosa del tipo «non avete bisogno della copia forense che andate cercando, perché avete a disposizione i vostri computer». E così la pensò anche Coletta.

Altrove – come nel caso del “pasticciaccio brutto di Linea Libera” – Claudio Curreli e Giuseppe Grieco andarono avanti a testa bassa senza le dovute verifiche di ciò che veniva segnalato da chi scrive. E il giudice Luca Gaspari, che perlopiù non contraddite mai le elucubrazioni della procura, si divertì a snaturare le testimonianze di Iuri Gelli, di Maurizio Ciottoli e vari altri personaggetti.

Le carte sono ancora lì, se dio vuole, cari adoratori delle «autorità costituite» come ama scrivere la Gip Patrizia Martucci, anch’ella luminosa nel dare ampia prova di avanzare a strattoni senza seguire una logica in non poche delle sue discutibili decisioni.

A Pistoia, cari giornalisti iscritti all’ordine di Carlo Bartoli e della sinistra toscana, abbiamo un problema. Come nella Firenze di Coletta, difensore – si dice – di Lucia Turco, sorella del procuratore aggiunto Luca Turco, nel caso Concorsopoli; a Pistoia abbiamo un problema che si chiama Procuropoli e che deve essere corretto, perché la vita di nessuno deve dipendere da una squadra di cavalieri dell’apocalisse.

Per il resto, fate vobis. Ma è inconcepibile che qua si possa navigare sempre sotto costa senza mai finire contro gli scogli come la Costa Concordia.

Quando capiterà – e prima o poi capiterà – a qualcuno di voi “gazzettieri” (definizione gozzaniana dei giornalisti), sarà simpatico vedere quanto piangerete e strillerete chiamando la mamma né più né meno come quel giudice-emblema di Attenti al gorilla di Fabrizio De André.

Buona giornata a tutti, pavide colombe fra gli artigli degli sparvieri!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


 

Vogliamo mettere un pizzico di sale su una sbucciatura bella ampia di un ginocchio?

Usiamo un’espressione da Vernacoliere di Cardinali: «Chissà come ni frizza all’Agnellone-Abbacchione, al Sindakan tigre della magnesia, alla pavona Caramelli, al mai-comandante Andrea Alessandro Nesti e gentile signora, la decisione del collegio Turelli/Vilucchi!».

Non solo è una piccola rivoluzione copernicana, ma addirittura si ritrovano, in massa, anche il Nerozzi fra i piedi.

Che ridere! Ci credo che il Ciottolo d’Ombrone la mattina della conferenza-stampa del rimpasto abbia voluto lasciare solo soletto il suo falso e calunnioso epigastràlgico a stringere la mano (ci sarebbe da lavarsela con un litro di Amuchina…) all’Alfredo Fabrizio!


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