prostituzione. PORTA PIA & LEGGE MERLIN, I GRANDI CASINI CHE CI HANNO LASCIATO “MAFIA CAPITALE”

Porta Pia
Porta Pia

PISTOIA. Leggiamo la nota dell’On. Caterina Bini che ci ripropone il famoso dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina? Oppure, attualizzando: è nato prima il cliente o la prostituta?

Secondo l’onorevole del Pd il problema si risolverebbe multando i “clienti” perché, così sembra a suo parere, i porci stanno da una parte sola e le prostitute sono solo delle povere vittime.

L’interrogativo cade proprio in quel 20 settembre che, oltre ad essere l’anniversario della breccia di Porta Pia e della conquista di Roma nel 1870, coincide anche con l’entrata in vigore della Legge Merlin e la conseguente soppressione delle case chiuse. Insomma due grandi “casini” che ci hanno lasciato in retaggio una Roma mafiosa e caput, non mundi ma sceleris, e una prostituzione che viaggia alla grandissima, quasi l’un per cento dell’intero Pil italiano.

Correva l’anno 1948 quando il problema di questa “professione” divenne oggetto di appassionate polemiche. Nel 1958, con l’approvazione della legge in questione, la Chiesa eliminò un vizio e le femministe brindarono alla fine dello sfruttamento delle donne.

Invece… le malattie, lo sfruttamento, e la “libera iniziativa” di papponi e tenutarie hanno fatto schizzare senza più controllo malattie e violenze, soprattutto nei confronti di donne immigrate schiave dei clan della mafia nigeriana e albanese.

D’altronde, come recitava una vecchia canzone goliardica: “hanno chiuso i casini e la Merlin fa festa, perché l’ha sempre detto: vuol la puttana onesta”!

La Sen. Lina Merlin
La Sen. Lina Merlin

Lo stesso reato di favoreggiamento della prostituzione, che questa legge introdusse, vi sembra che sia applicato?

Il buon Ignazio Marino, il compagno sindaco di Roma, voleva dedicare alcune aree della Città Eterna a questo mercimonio, salvo poi essere dissuaso dal prefetto che gli fece notare che poteva essere incriminato per favoreggiamento.

Su questo problema irrisolto giacciono nei sacri palazzi ben sedici proposte di legge e le sessantamila prostitute stanno attendendo con ansia che, da quel postribolo che è il parlamento italiano, esca qualche sana legge che accontenti, all’italiana, cani e porci, Chiesa e lupanari, femministe e bigotte.

Questa è attualmente l’Italia della Senatrice Angelina Merlin, ma poiché la colpa è solamente del maschio e non delle “signorine”, l’unica soluzione sarebbe una castrazione in loco in caso di flagranza di reato.

Dalla Tripolina
Dalla Tripolina

In fondo non sarebbe male questa soluzione, purché come pena accessoria si stabilisse per i clienti un seggio alla Camera o al Senato senza vitalizio. Un luogo migliore dove opera una maggioranza di castrati, almeno mentalmente parlando, dove vorreste trovarlo?

Una volta riempite quelle due camere (non da letto), secondo un cristiano spirito di accoglienza, si dovrebbero aprire le porte delle Regioni, quasi tutte inquisite, dove la prostituzione di vario tipo troverebbe una locazione più che adeguata.

Alla fine, poi, un don Mazzi o un don Benzi non mancherebbero mai: e una mano, solo metaforicamente eh!, la fornirebbero cristianamente.

Resta solo una domanda: non sarebbe il caso di riaprirle, queste benedette case, e di far pagare una nuova tassa, l’Irpep-imposta reddito prostitute e papponi?

[Felice De Matteis]

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