proverbi alla io boja. PIERVITTORIO PORCIATTI INSEGNA STORIA, MA FINISCE CON LO SBAGLIARE LE PAROLE. DOBBIAMO CORREGGERLO

«SI USA UN GIORNALE DIGITALE, PER VINCERE LE ELEZIONI. POI IL GIORNALE CHIEDE SEMPRE PIÙ STRINGENTE CONTO DEL CAMBIAMENTO, USA UN LINGUAGGIO SEMPRE PIÙ DURO, COSTRINGENDO GLI EX AMICI, DIVENTATI MAGGIORANZA ALLA QUERELA…»


Sono le zucche vuote, caro Piervittorio, quelle che gonfiano senza semi che, ubriache di zuccaggine, capiscono solo l’arroganza dell’io sono intoccabile e, anziché riconoscere le proprie manchevolezze e correggersi…

 

ZUCCHE VUOTE E SENZA SEMI

FÀN FIORIR SOL CRISANTEMI!

 


 

Cuando el sol brilla in cielito, | dite preci per Pedrito…

 

DETTO COSÌ, caro Piervittorio, dai l’idea

  1. che Linea Libera sia un giornale di imbecilli – può anche darsi, ma dimostralo…

  2. che il povero Luca Pedrito Benesperi sia – insieme al suo complice Maurizio Trapélo Ciottoli, il simbiotico con la dottoressa Aveta – vittima della cattiveria di Linea Libera, perversa testata on line

Per eccesso di specificazione (citazione da Primo Levi), sono costretto a tirarti sulle nocche delle dita, come una volta facevano i maestri, al tempo in cui la scuola era fascista, ma insegnava anche; e non sfornava quantità industriali di quadrupedi diplomati e/o laureati. E allora ascolta.

PRIMO. Nessuno ha usato un giornale digitale. Il verbo usare è degno di l’Unità, non di Linea Libera. Tant’è che lo avete visto tutti che il glorioso giornale dei resistenti alla Magnino Magni è finito come un giornale «usa-e-getta»: chiuso, nel cesso.

SECONDO. Che Linea Libera non sia stata usata – come scrivi – te lo dimostra il fatto che non si è messa a cuccia come un cane ai piedi del padrone, ma ha alzato la voce in piena libertà.

Più che di padrone, occorre parlare di quel “padroncino disorientato e confuso” di Luca Pedrito, caro Piervittorio, che – spiace dirtelo, ma è così – hai allevato tu, prima con Iod e dopo col resto.

Dato il fragile stato di salute del sindaco, avresti forse dovuto crescerlo, curandolo con più “tintura di Iod(io)”.

La stampa, infine, quella vera, come la nostra malvista da tutti, non costringe nessuno a fare niente.

«Ti voglio bene, ma solo se non mi rompi… ippàlle!»

Sono le zucche vuote, caro Piervittorio, quelle che gonfiano senza semi che, ubriache di zuccaggine, capiscono solo l’arroganza dell’io sono intoccabile e, anziché riconoscere le proprie manchevolezze e correggersi, accusano chi le richiama al dovere e alle promesse per cercare di azzittirlo in qualsiasi modo.

Salvo, ovviamente, poi fare la figura che meritano in tribunale quando, interrogati da un giudice, s’impappìnano e si imbàmbolano, come è logico che sia, scivolando sui mucchi di merda che hanno sparso nelle loro querele…

Perché un famoso proverbio emiliano sentenzia: Il culo non suona il valzer.

È chiaro il concetto?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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