AGLIANA. Qualche giorno fa Radio 3 ha dedicato uno speciale a Guido Regeni, ucciso in Egitto quasi un lustro fa e sul quale caso giudiziario non si “cava un ragno dal buco”.
Questa, scusateci, non è la nostra opinione, ma – come confermano le evidenze delle cronache – una considerazione consolidata della quale si deve prendere atto, razionalmente.
Un giovane impegnato, che non possiamo che ricordare con un sentimento di sincera stima, pietas e cordoglio cristiano, per come si è battuto (come noi ci battiamo, nel nostro territorio, vilipeso, deturpato e ignobilmente tassato per gli sperperi delle amministrazioni demokrats) per degli ideali di universale giustizia, solidarietà umana e libertà.
Un giovane, specifichiamo, come ce ne sono tanti – si pensi ai padri e alle suore missionarie – sparsi nel mondo (circa due milioni) vessati, quando non assassinati. Certamente anche un sicuro idealista, con grande spessore umano, che però aveva scelto il posto e il momento sbagliati per la sua attività socio-politica per di più transnazionale e ambiguamente travestita da ricercatore Uk.
Infatti, anche l’Inghilterra – che lo aveva sponsorizzato quale ricercatore di una sua prestigiosa università – ha preferito usare il più “basso profilo”, lasciando cadere ogni impegno, anche con il nostro dicastero degli Esteri e dimenticandosi del “suo” ricercatore, impegnatosi nella difesa dei diritti degli ambulanti in Egitto.
Nel nostro belpaese non è stato così: le frange allargate della sinistra rinnovano ciclicamente gli appelli sui vari media, affinché si “faccia luce” sui responsabili dell’assassinio e anche la prossima edizione della “Marcia della giustizia” vedrà rilanciare la questione, con la straordinaria presenza dei genitori di Giulio, inconsolabili e non rassegnati al lutto, ospiti di Rete Radie Résch.
Lo striscione giallo affisso sulla balaustra del Palazzo Comunale è sbiadito e spiegazzato, defilato e coperto dagli arbusti fin dall’inizio dell’apposizione palatina.
Al tempo, era il 2016, c’era il commissario Rino Fragai e il Sindaco Mangoni (ovvero il Pd) e tutto andava bene, lo streaming della sinistra viaggiava secondo gli indirizzi del renzismo. Nessuno osservava niente, Palamara era – allora – sconosciuto: i suoi proseliti erano insospettati e lavoravano in ombra.
Sembra che lo striscione sia stato prima affisso sul palazzo storico dalle finestre della sala consiliare e, solo dopo qualche giorno dalla esposizione, dopo un una osservazione in consiglio comunale dell’ex Presidente Nerozzi, qualche dirigente comunale abbia notato che era stato apposto in violazione ai regolamenti comunali. Dunque, sulla pertinenza dell’iniziativa, chiaramente illegittima, vennero controllati regolamenti e Statuto, che non prevedono l’esposizione di striscioni sul fronte palazzo.
Ecco che un drappello di compañeros (Giuliano Cai, Gigliola Paci e Ambra Parrini, coordinati da Paolo Pierucci*) provvide immeditamente a spostarlo, apponendolo sulla balaustra della rampa dei disabili. Un atto di resipiscenza del Pierucci, che si avvvide della sua irritualità, còlta giusto con la consultazione formale del “Regolamento affissioni” e l’abbandono di ogni approccio emozional-populistico.
Della locuzione “Verità per Giulio Regeni” è oggi – a nostro modesto parere – rimasto solo un brand, una marca di pubblicità di una “categoria” ideologica che rientra tipicamente nell’alveo delle rivendicazioni della sinistra; non ci risulta che disponga dei requisiti per avere il consenso richiesto all’art. 14 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, previsto dall’articolo 7 del Regolamento delle affissioni comunali.
Dunque, se tale è la consistenza dei fatti odierni, ai sensi del 2° comma del medesimo articolo, lo striscione sarebbe anche vietato perché illegale (non si arrabbino i regenisti, qui interessa il metodo e non il merito).
Sulla giustezza della nostra considerazione, rileva il fatto che lo “striscione pubblicitario” (così definito dal VI c. Art. 9 Regolamento Comunale Affissioni) sarebbe omologato da Amnesty International (con tanto di modello in linea non tutelato dal copyright), quale strumento di una campagna di propaganda politica, distinto con un colore, grandezza formato e carattere “tipizzati” e diffuso in migliaia di Comuni europei nella sua più conforme apparenza.
Viene da chiedersi dunque: esiste una deliberazione consiliare, un decreto o un’autorizzazione per l’esposizione sul palazzo comunale di tale “striscione pubblicitario” utile a promuovere una campagna di propaganda politica di una associazione ad azione transnazionale (Amnesty International)?
In caso negativo, è stata forse evasa l’imposta dovuta per la tariffa di affissione?
E in caso affermativo, chi avrebbe dovuto onorare tale pagamento? Siamo di fronte dunque a un “danno erariale”?
Oggi, a prescindere dall’indirizzo specifico dell’amministrazione Benesperi e dall’obiettiva natura dello “striscione pubblicitario”, qualche consigliere ci fa osservare che il manifesto è anacronistico e dovrebbe essere rimosso anche considerando che, sul tavolo del Ministro degli Esteri, ci sono ben altri dossier – causati da crimini diretti o indiretti dei regimi dittatoriali o sovranisti (India) – non meno importanti e significativi sul piano della valenza politica e sociale: quello del gesuita padre Paolo Dall’Oglio, quello della cooperativista Silvia Romano e, comunque, i numerosi casi di religiosi e laici cristiani perseguitati e uccisi da fanatici islamici nei paesi di cultura araba. Perché non citare, allora, il caso di Asia Bibi, emblema della persecuzione islamica, ignorata Viaticano?
In questo senso sarà interessante conoscere se l’amministrazione Benesperi avrà la determinazione e la lucidità (che si contrappone alla omologazione politically correct del pensiero massificato, coraggiosamente respinto in Regione Friuli Venezia Giulia) di prendere dei provvedimenti categorici e riarmonizzare il palazzo comunale alle indicazioni e alle disposizioni dello Statuto, fatte salve speciali autorizzazioni in deroga.
Del resto, qual è la differenza tra il palazzo comunale vecchio e la nuova sede, con i nuovi uffici, sul piano della visibilità ed efficacia mass-mediatica?
Se il compañeros Giuliano Cai nel 2016 l’ha davvero tolto dalle finestre del palazzo storico del Comune (dopo soli due giorni dalla sua affissione), viene da chiedersi per quale ragione esso è stato riattaccato sulla balaustra del palazzo nuovo degli uffici amministrativi: lo striscione è comunque sempre visibile e così “attivo” sull’intera piazza comunale.
Va davvero tutto bene così? E perché non l’hanno affisso – se è tutto in regola – dalle ampie finestre del primo piano, dove avrebbe avuto una sua visibilità più completa, efficace e giustificata?
Ci sembra, questa considerazione oggettiva – sempre a nostro modesto parere –, una chiara “confessione” della condizione di irregolarità per la più anomala pubblicità, sfruttata dall’amministrazione piddìna, su palazzo pubblico, con evasione di una tassa e soddisfazione di un sentimento congiunturale di protesta.
Un sentimento giustificato, per come insorto – all’indomani del drammatico presunto “assassino di Stato” – sulla impulsiva rivendicazione popolare della ricerca e individuazione (dov’è la realpolitik della sinistra?) dei responsabili; un fenomeno dissoltosi oggi in una lenta e ineluttabile caduta verso l’oblio.
Un’istanza palesemente teorica e irrealistica, viste le consolidate relazioni commerciali dell’Italia (con Eni che ha il più grande giacimento di gas, nel mar Egizio, ma non solo) e anche considerando la recrudescenza del dittatore Al-Sisi che ha represso nel sangue le istanze di democrazia degli antagonistici “Fratelli musulmani” con l’appoggio degli Usa.
Il dittatore egiziano è un vero dittatore, anche lui «fassista e populista»: non si è capito?
Ma non è finita quì. In piazza Resistenza 2, sul fronte del medesimo palazzo comunale principale, ci sono quattro bandiere: l’Italiana, la Regione Toscana, la U.E. e quella Arcobaleno.
Non vi sembra che quella a strisce multicolori – tanto cara a don Tofani durante le sue celebrazioni (notoriamente propagandistiche e, questa volta, monocolore rosso) – sia quantomeno irrituale? Un altro caso di “pubblicità occulta”, questa volta in favore dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti?
Infine, qualcuno potrà chiedere a Tiziana Bellini se aveva mai visto i due elementi iconografici allocati sul fronte dei due palazzi e perchè non si è posta delle domande su tale irrituale iniziativa propagandistica di alcuni dipendenti?
*– L’assessore Ciottoli è sempre disponibile ai chiarimenti, ma adesso è sul deck di uno yacht nel Tirreno – lo comprendiamo bene, scusandoci per l’ardire e l’esposizione al roaming telefonico – non ricorda bene chi “fece-cosa”, ma ricorda che lo fecero immediatamente, la mattina successiva al Consiglio: della serie, la “paura fa novanta”.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealinea.info]
One thought on “pubblicità occulte. LO STRISCIONE DIMENTICATO”
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