PISTOIA. Ci siamo di nuovo! In prossimità delle ferie, Publiacqua spa si scatena contro i suoi utenti e in particolare contro coloro che non optano per il pagamento delle bollette presso una banca o un ufficio postale: gli aderenti alla “Campagna di Obbedienza Civile”, in primis.
Sta infatti addebitando un aumento del deposito cauzionale, già regolarmente versato alla stipula del contratto di fornitura, e ora minaccia il distacco dal servizio a chi decurta dal pagamento l’importo ingiustamente preteso.
L’aumento è da ritenersi del tutto illegittimo. Publiacqua fa scudo appellandosi alla deliberazione Aeegsi n°86/2013 ma, come evidenziato da alcuni utenti tramite lettera inviata all’azienda e all’Ait, proprio quella delibera addirittura non obbliga nè impone di introdurre il deposito cauzionale, bensì semplicemente stabilisce che il gestore lo possa richiedere alla stipula del contratto.
Va inoltre considerato che i contratti in essere possono essere modificati dall’Aeegsi quanto alle componenti di costo o al metodo tariffario; e la tariffa, com’è stato ribadito dalla sentenza n° 26/2011 della Corte Costituzionale, è definita come corrispettivo, determinato in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio...
Invece, i contratti non possono essere modificati quanto al deposito cauzionale, poiché questo non rappresenta un costo di esercizio né di investimento, ma viene inteso come una forma di garanzia per il fenomeno della morosità. In realtà quindi, costituisce unicamente un fondo cassa per il gestore, per giunta non controllabile e non utile a ridurre il rischio morosità, perché non incide sulle sue cause (Documento di consultazione Aeeg 290/2012).
Tanto è vero che ancora l’Aeegsi, proprio nella delibera 86/2013, considera che il rischio di morosità possa manifestarsi anche per gli utenti che pagano la bolletta con domiciliazione bancaria.
D’altra parte, è da ritenere palesemente discriminatorio addebitare un aumento del deposito cauzionale agli utenti che effettuano il pagamento delle bollette mediante bollettino di c/c postale, e non farlo pagare a coloro che domiciliano la bolletta in banca, poiché in entrambe i casi non vi è alcuna differenza quanto alla certezza della riscossione, e neppure in fatto di solvibilità dell’utente.
E soprattutto nell’art. 8.2 viene rimarcato che condizioni più favorevoli per gli utenti finali possono essere introdotte nel rispetto del principio di non discriminazione…
Publiacqua aveva già tentato l’aumento del deposito cauzionale ma tre cause promosse da Confconsumatori, giunte a sentenza tra il 2011 e il 2012, l’avevano condannata. Ora, imperterrita, ci riprova.
In questa situazione di ingiustizia e di abuso nei confronti degli utenti, l’Autorità Idrica Toscana, con i suoi 50 Sindaci, che fa? Sta a guardare. Come sempre lascia agire Publiacqua e anzi non perde occasione per difendere, agevolare e sostenere l’operato del gestore, su qualsiasi questione.
Non è ancora stata approvata la nuova “Carta dei servizi” che disciplina anche il deposito cauzionale, ma l’azienda idrica va avanti con la sua logica vessatoria e profittatrice.
I cittadini si trovano di fronte a bollette sempre più care e, di contro, a una qualità dell’acqua in continuo peggioramento, oltre a perdite esorbitanti su tutta la rete. Per non parlare della depurazione: talvolta inesistente, spesso inefficace, addirittura con effetti dannosi e ricadute deleterie su popolazione e ambiente.
Adesso, l’ennesimo “balzello”: l’aumento del deposito cauzionale. Chi difende i diritti degli utenti? E, prima ancora, chi rispetta la volontà popolare espressa con i referendum del 2011, di ripubblicizzare il servizio idrico, sottraendolo al profitto e alle logiche di mercato?
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua