PISTOIA. Alla casa del popolo di Candeglia, giovedì sera 6 ottobre, c’era parecchia gente.
C’eravamo anche noi ad ascoltare la vicesindaco Daniela Belliti e i tecnici competenti che presentavano la proposta di Piano Urbano della Mobilità Sostenibile: quello che un tempo si chiamava Pum ed oggi si chiama Pums, dove la s di sostenibile sembra sia indispensabile per poter accedere a certi fondi comunitari (potere delle parole…).
In ogni caso l’aggettivo sostenibile applicato agli interventi pubblici in materia di urbanistica e servizi ha in sé i concetti di assenza di sprechi, ottimizzazione delle risorse e, per quanto possibile, conservazione dell’esistente.
La compagine preposta a informare il popolo di Candeglia e limitrofi, aveva, tra gli altri, il compito non da poco di trattare l’argomento tangenziale Nord.
La vicesindaco Belliti, conciliante, ha aperto la serata illustrando una proposta – quindi qualcosa di modificabile da parte di tutti gli attori e interpreti della vita cittadina – in cui ha inserito, en passant, la futuribile realizzazione della strada parco (nuova formulazione della più impattante tangenziale Nord), ha dato poi la parola all’architetto Stefano Ognibene, urbanista bolognese, dall’eloquio pacificatore a ragione di un rotacismo morbido e accattivante – specie alle nove di sera di un giorno di lavoro.
L’architetto ha iniziato a presentare un’idea di piano della mobilità – che era poi quello da lui illustrato nell’aprile scorso nella sala del Grandonio, insieme al sindaco Bertinelli, quando i residenti dell’area di via Antonelli/via di Bigiano avevano alzato la voce per i danni e i disagi procurati dalla viabilità sperimentale introdotta un paio di anni prima – molto interessante dal punto di vista delle soluzioni ideate ma, in tutta onestà, molto poco proponibile per la nostra città, oggi.
Ha spiegato che gli stili di mobilità dei pistoiesi sono sbagliati per lo scarso uso che facciamo della bicicletta e dei mezzi pubblici, finendo con l’affermare che la nostra Provincia è tra quelle con il maggior numero di incidenti automobilistici. Questo dato non è però confermato dalle statistiche delle compagnie di assicurazione facilmente reperibili in rete.
Non si sono fatti attendere quelli che volevano sentire proposte concrete…
Un residente della zona si è molto indispettito a sentire che avremmo dovuto utilizzare di più la bicicletta: si è alzato e ha chiesto all’architetto se avesse un’idea di che cosa potesse comportare fare via Antonelli in bici, tra l’asfalto martirizzato, le macchine parcheggiate fisse su un lato e gli autobus che tentano faticosamente la risalita (ma anche la ridiscesa) limitando la carreggiata a una strisciolina che, inoltre, via via si interrompe per un rattoppo o per un tombino che il povero ciclista non può evitare perché finirebbe travolto dai mezzi a motore (vedi il video).
Le proposte oniriche del tecnico emiliano si sono infine scontrate con la richiesta di una signora che ha domandato che cosa s’intendesse esattamente per strada parco dal momento che il traffico veicolare sarebbe passato da 0 a 1000 macchine/h.
L’architetto Ognibene, un po’perplesso, ha detto di non aver mai parlato di strada parco, a quel punto è ripresa la bagarre, con qualcuno (forse l’ingegner Carosella) che ha confermato di collegare il concetto di strada parco a quello di strada interquartiere (come a dire che non essendo più definita come tangenziale, dovrà essere un percorso attrezzato a verde e abbellito come si compete).
In questa, un signore dalle retrovie ha iniziato a inveire – supponiamo alla volta di alcune signore rappresentanti del comitato cittadino denominato Santalessioverde – in questi esatti termini: «Eccole lì sono loro che hanno impedito di fare la strada, se non fosse stato per loro la strada ci sarebbe già, hanno raccolto 800 firme (sottinteso: capirai!)…».
A proposito di chiusura dell’anello tangenziale a Nord, ci viene da chiedere: il primitivo progetto che prevedeva di tagliare da Villa Cappugi verso Est, fino a via Antonelli, perché è caduto in disgrazia? Perché non provare a recuperarlo?
[Paola Fortunati]