pupari, a casa! LA PALLA AL PIEDE È FINITA

Non è singolare festeggiare il 25 Aprile soltanto il 9 giugno…?

AGLIANA. Ciò che inizia ha anche fine, ma la conclusione può essere diversa: può esserci una fine soft e piacevole sotto il profilo della naturalezza; e può essercene una con trauma.

L’Italia che uscì dal fascismo (ed erano solo vent’anni, pur se con una guerra devastante) ebbe una fine del secondo tipo.

Agliana, che è uscita dal comunismo (ché di ciò si è trattato), ha fatto altrettanto: c’è stato un bello strappo e per niente indolore. Un po’ come quando si tolgono a secco le cerette e, col pelo, viene via anche la pelle.

La “voglia di possedere” della sinistra (una preside del classico di Pistoia diceva: la scuola è mia; i comunisti di Agliana hanno detto per 74 anni: il Comune è nostro) si è conclusa nel peggiore dei modi, un po’ come quando l’Ulisse dantesco giunge in vista della montagna del Purgatorio e naufraga:

Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,
ché de la nova terra un turbo nacque,
e percosse del legno il primo canto.

Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,

infin che ’l mar fu sovra noi richiuso.

Noi, giornalisti indegni, che non capiamo niente perché – secondo loro – siamo, come diceva Peppone, «reassionari», ci siamo limitati a guardare e ad attendere, certi che, come era passato l’impero romano e tutti gli altri successivi, prima o poi sarebbe finito anche quello della sinistra di Agliana.

Penso che un sogno così non ritorni mai più… Lei in libreria, lui a consegnare pizze espresse

Si tratta di conoscere la storia e di essere umili, al contrario di molti intellettuali laureati in storia e aspiranti Sindaci che però, più che sindacare e giuntarsi, hanno fatto forca a scuola; hanno buttato via i quattrini di tutti; hanno protetto loro interessi e interessi di loro amici.

«Non si fa così!» dice Sophia Loren in I girasoli di Vittorio De Sica, quando scopre che suo marito, Marcello Mastroianni, è rimasto in Russia dopo la guerra e si è riaccasato, lasciando lei nella disperazione di una fedeltà coniugale inutile che va dolorosamente in frantumi.

«Non si fa così!», compagni radical di Agliana. La storia non vi ha insegnato un bel niente.

Ora, dopo la prima scarica di adrenalina per Luca Benesperi, e il primo ricovero in terapia intensiva per Vannuccini, Noligni, Tonioni, Ciampolini, Del Fante salvo se altri, la vita aglianese deve riprendere: certo, in maniera diversa, ma riprendere.

Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato: chiedetelo a don Paolo che, per almeno cinque anni, ora avrà materia per le sue omelie antisalvini durante la messa dei belli.

Chiedetelo anche ai pupari esodati da una Fornero che non si aspettavano proprio. E chiedetelo alla retroguardia di appoggio, Ciampolini-Del Fante, che potranno tornare, sulla loro motoretta, la prima al lavoro in libreria e il secondo, così liberalmente democratico e illuminato, a consegnare pizza-pronta in cartoni, mentre la Tonioni recupererà il rapporto con la vita a pane e rose.

La Noligni, scappata dal seggio senza nemmen dire buonasera (come del resto l’Eleanna dal Comune, lei che ha dovuto rimuovere a corsa gli stendardi che davano per certa la vittoria dei perdenti…) rifletta sul fatto di essere stata, con Vannuccini uomo, una donna del tutto invisibile.

Luca Benesperi, ricordati che sei mortale!

Ora tocca alle forze della restaurazione liberticida del post-Congresso di Vienna. Tocca a  Luca Benesperi. A cui diciamo, chiaro chiaro e tondo tondo, che si troverà dinanzi l’inveterata «cancrena rema-contro» dei dipendenti comunali cresciuti e mantenuti a pane e rose per 74 anni di favoritismi da dittatura del proletariato.

La sua vita sarà assai più dura di quella del defenestrato/autoimpiccatosi Giacomo Mangoni; e dovrà avere più dei famosi cento occhi di Argo per guardarsi bene le spalle.

A quei cento occhi dovrà aggiungerne un altro paio a 10 decimi, perché, contrariamente a quanto pensa e ciàccola il Fante, gli serviranno per stare attento a noi che, come per il passato, terremo il potere cittadino sotto stretta osservazione, e con maggior cattiveria perché il liberatore non può essere lasciato libero di muoversi come vuole.

Per il resto che dire? La signora Salaris può dormire tranquilla, ché se ne andò – a quanto si dice – per non avere don Paolo «il Bello» fra i piedi e, ora, con il risultato di ieri, il Magna è in esilio; e per giunta anche Rino.

Sic transit gloria mundi. Una frase dòtta che può essere tradotta con due diversi registri espressivi: il primo, alto, con questo risultato «così passa la gloria del mondo»; il secondo, comico-ironico-satirico-umoristico (e un po’ stronzo come Linea Libera), che si concretizza in un «così si sgonfiano i palloni pieni di boria».

Buongiorno, Agliana! E ora respira pure.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di critica
[e di esodare i profeti]


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