PISTOIA. Il momento storico è importante e carico di significato: un nuovo quotidiano è nato e si è affacciato sulla scena italiana. Parliamo di La Verità, il quotidiano fondato e diretto da Maurizio Belpietro dopo la cacciata dalla direzione di Libero per lasciare il posto a un Vittorio Feltri neoconvertito al renzismo.
Dato che oggi il governo deciderà la data del referendum sulla riforma costituzionale della ministra Boschi (dopo averci fatto attendere dei mesi, nella speranza di convincere altri italiani a votare “sì”), è giusto rammentare il nuovo quotidiano di Belpietro poiché La Verità nasce dopo un’operazione di epurazione della Rai e dell’informazione italiana dai dissidenti nei confronti della riforma costituzionale renziana.
Ricordiamo, perché ne abbiamo già scritto, Virus di Nicola Porro clamorosamente chiuso nonostante fosse il talk show che attirava più telespettatori; ricordiamo Massimo Giannini a cui è stata portata via la conduzione di Ballarò dopo un animato scambio di battute col Presidente Renzi; ricordiamoci anche di Bianca Berlinguer che non condurrà più il Tg3, e finiamo per rammentare anche Daria Bignardi nominata direttrice di Rai Tre dal d.g. Campo Dall’Orto che andava a braccetto con Renzi alla Leopolda.
C’è chi ha il coraggio di non vedere l’evidente filo logico che lega tutti questi fatti, e insinua che Matteo Renzi è una specie di martire che vorrebbe davvero cambiare l’Italia in meglio ma che, a causa dei caproni che gli si oppongono, non riesce in alcun modo nel suo intento. E la riforma costituzionale dovrebbe essere, a detta di questi saccenti in stile Rondolino, la massima espressione del riformismo renziano, giovanile e carico di positività.
Se gli ricordi che il Renzi non ha mai preso dei voti a delle elezioni politiche (come lui aveva invece espressamente promesso in tv dalla Annunziata) e che si è insediato dopo intrighi di palazzo (proprio quelli che afferma di voler eliminare con la riforma costituzionale e nuova legge elettorale), loro ti rispondono che non sono importanti i modi, bensì i risultati.
Il punto è che mancano anche questi ultimi. Una crescita dello zero virgola può piacere a chi è pagato per tenere la lingua fuori dalla bocca, a tutti gli altri temo di no.
E il premier condisce questo gran minestrone di prediche e di “è necessario altro tempo” con la lista stilata alla Leopolda dei titoli a parer suo più stupidi comparsi sui quotidiani a lui avversi. Pretende un coro belante di risate e una cascata di applausi a quelli che una mente lucida non può non considerare degli insulti all’intelligenza generale.
È evidente che la comparsa di La Verità rappresenta un calcio alla regola odierna di allineamento al governo, ma soprattutto una forte presa di posizione contro le angherie che l’informazione italiana sta subendo da questi giovani occupanti.
[Lorenzo Zuppini]