PISTOIA. Avevamo parlato (qui) dell’atavica e endemica provincialità dei pistoiesi. Da un lato il Blues in piazza del Duomo, un’importante manifestazione artistica che in qualunque altra città si svolgerebbe in più compatibile location e senza “imprigionare” volgarmente per un mese un simbolo della storia e della cultura urbana; dall’altro l’ingenuo e rumoroso piagnisteo dei commercianti, che, rimasti zitti e muti mentre nel corso degli anni importanti funzioni venivano spostate dal centro cittadino, ora si accorgono che “il centro muore” e scalpitano come focosi stalloni.
Tra l’altro le categorie del commercio non hanno ancora detto pio circa il paventato cambio di destinazione del Lingottino, uno dei principali parcheggi coperti al servizio della città storica: non c’è che dire, sanno portare avanti perfettamente i loro interessi!
Un altro capitolo dell’autismo in salsa pistoiese è senza dubbio la storica commistione tra soldi pubblici del bilancio comunale e interessi privati di società dello sport professionistico.
Leggiamo nelle cronache che l’amministrazione ha inserito 100mila € per l’illuminazione dello stadio Melani; e similmente è vicina un’intesa con il Pistoia Basket per la sistemazione del Palazzetto dello sport. Fin qui tutto lineare: le opere di manutenzione straordinaria sono a carico del proprietario, mentre quelle ordinarie vengono sostenute dalle società sportive concessionarie.
Sappiamo che anche questo tema è delicato e quasi un tabù: lo sport popolare, calcio e basket in particolare, anche a Pistoia costituisce una formidabile passerella per i politici di tutti i colori, che non mancano spesso di regalare selfie tra gradinate, tribune, tifosi e tripudio di colori. Del resto negli ultimi anni le uniche manifestazioni regolarmente partecipate e vissute attivamente sono state la protesta per il caro mensa, di asili e scuole materne, e i festeggiamenti e cortei per i risultati sportivi della Pistoiese e della Giorgio Tesi Group: evidentemente dal panem et circenses della plebe romana osservata da Giovenale, alla Pistoia di oggi non è che sia cambiato molto.
Generalmente tutti i club professionistici hanno impianti di proprietà, che mantengono con i loro bilanci, alimentati da incassi, sponsor, rischio d’impresa, diritti tv e altro. Quale beneficio hanno allora i contribuenti locali da questo anomalo connubio per cui società private (Pistoiese e Giorgio Tesi Group) pagano l’affitto al Comune ma il Comune sostiene le spese più onerose, cioè straordinarie?
Perché sport minori, o comunque tutte le attività amatoriali, devono accettare che risorse pubbliche finiscano, in fin della fiera, a private società che altrove campano con le loro forze?
Il buon Ivo Lucchesi sostiene su La Nazione che la squadra di basket è un patrimonio di tutta la città, ma legalmente e concretamente è solo un patrimonio privato dei suoi soci, così come private sono le società professionistiche di tutto il mondo: monsieur Lapalisse non potrebbe dire una cosa così evidente!
Cosa si aspetta a diventare finalmente grandi anche a Pistoia e trovare una formula per cui le società private facciano il loro mestiere, sostenendosi con i soldi dei loro tifosi e senza spolpare le esigue finanze locali che servono a tutta la collettività?
Siamo in Italia e perciò miracolati da quella spesa pubblica che tutti disprezzano e vogliono razionalizzare?
Non c’entra niente (o forse si) ma…vogliamo aprire uno squarcio sui soldi a pioggia erogati a numerosi circoli ARCI? Non sono anche queste attività economiche e imprenditoriali? Quale motivo serio giustifica certe elargizioni? Si può avanzare il dubbio che i motivi siano di natura prettamente politica-elettorale-clientelare senza che le vergini del PD si strappino le vesti?
Massimo Scalas
PS: facciamola finita coi soldi dei cittadini dati ai vostri amici cari Betinelli e company. Non sono soldi vostri, ma nostri e siamo arcistufi di darveli.